Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Renzi scarica Gentiloni Bressa: ma il premier eri tu
ESTE (PADOVA) Matteo Renzi solca il Veneto (ieri tappe anche a Mestre e Verona) per il tour promozionale del suo libro «Un’altra strada». Platee nutrite e polemiche col suo Pd sull’autonomia: scarica Gentiloni ma Bressa lo rintuzza. E lui dice: «Deve decidere il parlamento, è materia costituzionale».
ESTE (PADOVA) Matteo Renzi giura di aver abdicato (per ora) alla politica di prima linea ma nel tour promozionale del suo libro, «Un’altra strada», riesce comunque a portare scompiglio nel Pd. E lo fa parlando da Nordest - prima nel Bolognese e poi a Este, nel Padovano. Casus belli, non a caso, è l’autonomia. Riferendosi alla richiesta di maggiore autonomia di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna l’ex premier ieri ha detto: «È un tema che si pone non da oggi, è una discussione aperta col governo Gentiloni... è stata aperta col Governo Gentiloni, non con quello Renzi... Non ho mai apprezzato quel disegno e di conseguenza rispetto il percorso che stanno facendo ora le tre regioni ma è un percorso che non ho fatto e non avrei fatto ». A stretto giro arriva la risposta piccata del bellunese dem Gianclaudio Bressa, fino a marzo 2018 l’uomo dell’autonomia di Gentiloni ma già sottosegretario agli Affari regionali anche con il governo Renzi: «L’intera trattativa è cominciata il 16 maggio del 2016 con una lettera dell’allora ministro Enrico Costa, quindi in pieno governo Renzi».
Il veleno in casa Pd fluisce a fiotti e Renzi non rinuncia alla facile battuta «Nel mio partito qualcuno ha fatto la guerra al Matteo sbagliato». Lotte fratricide che, sull’autonomia, sono all’origine di curiosi allineamenti a geometria variabile. Nei giorni in cui il premier Giuseppe Conte ribadisce che il ruolo del parlamento in una
riforma costituzionale di questa portata è cruciale, Renzi quasi gli fa eco: «È evidente che di questo si dovrà occupare il parlamento, parliamo di una riforma costituzionale, anche se qui sembra uno scambio continuo: tu mi dai una Tav e io una non autorizzazione a procedere sul tal processo ... Sull’ autonomia differenziata noi avevamo un disegno diverso che stava dentro a un ragionamento all’interno della riforma del titolo V della Costituzione e con il referendum che abbiamo perso». Referendum che, scandisce Renzi alla platea osannante di oltre 300 persone al Chiostro di Santa Maria delle Consolazioni, rifarebbe domani. «L’unica che cosa che farei in modo diverso - ha spiegato l’ex premier - sarebbe dimettermi, come avevo intenzione di fare, il giorno dopo».
«Tornando all’autonomia ha continuato Renzi che ieri ha toccato anche Mestre e Verona - la discussione è ancora molto aperta...non si conosce neppure il testo. È impossibile che il parlamento non ci metta bocca, deve essere coinvolto nelle decisioni di valenza costituzionale. Lo stallo, invece, mi sembra sia indice di grandissima confusione all’interno della compagine di governo, tanto per cambiare».
In sala, nel frattempo, la nutrita platea accoglie l’ex rottamatore (che respinge al mittente le accuse di chi lo dipinge come precursore di populismi e sovranismi assortiti) con applausi scroscianti e, da parte di una signora, persino un «Matteo, sei sempre più giovane, ma sei pure dimagrito?». Lui incassa soddisfatto e si lancia in uno show che strappa più di qualche risata ai danni del M5s a partire dalle gaffe del ministro Danilo Toninelli ma anche un silenzio denso mentre rivendica il recuperare e dare sepoltura ai migranti morti nel Canale di Sicilia. «No, non mi candido alle primarie né alle europee, ho già dato - spiega Renzi - ma non lasceremo il futuro a questi cialtroni. Mi dà noia vedere che si affidino le speranze per il futuro a un sussidio. Noi crediamo nel lavoro non nell’assistenzialismo. E voi veneti, un popolo che si è spaccato la schiena da sempre, lo capite bene».