Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Ambulatori, doposcuola, biblioteca per i più poveri nella «Casa di Olol»
Avviata la raccolta fondi per acquistare un immobile dedicato a Jackson e che sarà una moderna società di mutuo soccorso. Pavin: «Ma non sarà un centro sociale»
VICENZA Una «casa di Olol Jackson» sta per aprire in città. Non un centro sociale, ma una sorta di versione moderna delle società di mutuo soccorso che tra l’Ottocento e il Novecento sorgevano dalla cooperazione di operai e contadini per rispondere alle esigenze di protezione sociale ed educazione. Un luogo fisico che diventerà un laboratorio sociale e di integrazione, in qualche modo unico in Veneto. Il luogo è top secret, ma è già iniziata una campagna di sottoscrizioni (sul www.caracolol.it) per raccogliere, entro fine marzo, i fondi necessari per acquistare uno stabile che ospiterà servizi destinati alle fasce più povere della popolazione, tra cui un ambulatorio medico, un doposcuola e una biblioteca.
Jackson, attivista vicentino dei centri sociali negli anni Novanta, del movimento No Dal Molin e poi del sindacato Adl Cobas nei Duemila, è morto il 30 settembre 2017, a soli 48 anni. «Quando viene a mancare una persona importante non puoi colmare il vuoto puntando su un’altra persona, ma su un processo costituente che ne coinvolga tante» racconta Francesco Pavin, che a fianco di Jackson ha militato a lungo e che è tra i promotori dell’associazione «Caracol Olol Jackson», nata il 4 febbraio 2018 per sostenere la nascita di una struttura che traduca in azioni concrete lo slogan caro a Jackson «Quando diciamo diritti, lo diciamo per tutti». Quel giorno tennero a battesimo la nuova realtà «padri» come Ilvo Diamanti, Marco Paolini e Gianfranco Bettin. Un anno dopo, l’associazione è cresciuta ora vuole camminare con le sue gambe. «I soci nel 2018 erano 150, per quest’anno puntiamo ad almeno 300 – dice Pavin -. Le donazioni raccolte, circa centomila euro, ci hanno permesso di aprire un mutuo con una banca del territorio». Ora ne servono altri 40 mila circa, grazie ai quali l’associazione potrà firmare l’acquisto di uno stabile in cui ospitare le attività. «Il 7 marzo – anticipa Pavin - in un evento pubblico ci presenteremo alla cittadinanza e i nostri gruppi di lavoro su salute, cultura e scuola lanceranno un appello per trovare volontari, come medici e professori, disposti a spendersi gratuitamente per far funzionare le attività».
Il nuovo spazio, tiene a precisare Francesco Pavin, «non sarà un centro sociale». Né l’erede del Bocciodromo, lo spazio comunale ai Ferrovieri gestito da una serie di associazioni vicine al mondo dei movimenti, la cui convenzione decennale di affidamento scade in maggio. «È un’altra cosa, un luogo in cui saranno prima di tutto forniti servizi di base alla popolazione – ragiona l’attivista -. Siamo partiti da una riflessione di Diamanti: i luoghi della comunità sono scomparsi. Una volta le sedi sindacali, le parrocchie e le sezioni dei partiti erano luoghi di discussione e di coesione sociale. Ci si confrontava, si litigava anche, ma si era comunità. Oggi non conosciamo nemmeno i nostri vicini di casa, ci sfoghiamo nella solitudine dei social network e, a livello politico, questo si riflette nel trionfo degli slogan e dei capi carismatici». Se si unisce il dato dell’impoverimento generalizzato, il cocktail è servito: «La crisi ha aumentato le disuguaglianze – afferma Pavin -. L’ambizione è costruire un luogo che eroghi servizi, ma anche “prenda parola”, permetta cioè di costruire campagne di rivendicazione basate sui bisogni della popolazione. Come le case del popolo e le società di mutuo soccorso di un secolo fa, vogliamo basarci solo sulle sottoscrizioni, per non dover rispondere a nessun potere politico». L’assistenza dovrebbe essere riservata a persone con bassi redditi, certificati dall’Isee, e sono state coinvolte anche Emergency e la onlus Salute Solidale.
Sottoscrizioni Già raccolti circa 100mila euro, con i quali è stato acceso un mutuo, ne servono altri 40 mila. Serata di sensibilizzazione il 7 marzo