Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Cazzullo e l’Italia da ricostruire
Una Montagna di Libri, l’incontro con il giornalista
nche l’Italia di oggi, come quella del 1945, è un Paese da ricostruire. Solo che gli italiani di allora chiedevano lavoro, non reddito di cittadinanza». Debutta con una battuta corrosiva Aldo Cazzullo, a Cortina, a Una Montagna di Libri, rassegna protagonista della stagione ampezzana. Parla all’hotel Miramonti, Cazzullo, con il vicedirettore del Corriere del Veneto Massimo Mamoli e Paolo Valerio, direttore del Teatro stabile di Verona, in una sala stracolma. Ma che cosa c’è esattamente da ricostruire nell’Italia avvolta dal torpore rancoroso del 2019?, gli chiede Mamoli. «Potremmo cominciare con l’esigere che la classe dirigente non sia come o peggio di noi, ma che sia migliore», risponde Cazzullo, citando a confronto «Togliatti e De Gasperi che leggevano D’Annunzio e le egloghe di Virgilio, mentre una ministra dell’attuale Governo, con cui ero in diretta a La7 qualche giorno fa, parlando dell’annuncio dal balcone di Palazzo Chigi della manovra economica, ha detto, giustificandosi del fatto che non c’era: io sono più realista del re. Il che è un controsenso, immagino intendesse il contrario, ma come fai a dire a un ministro della Repubblica che non sa l’italiano?» A Una Montagna di Libri («per me la più bella occasione dell’anno, per presentare il mio libro») Cazzullo parla del suo ultimo Giuro che non avrò più fame (Mondadori), storia della Ricostruzione italiana, quarantamila copie vendute. «Avevamo 16 milioni di mine inesplose nei campi, oggi abbiamo 65 milioni di telefonini in tasca, record mondiale. Eppure eravamo più felici di adesso. Quanto al reddito di cittadinanza, non sono contro l’aiuto ai poveri. Ma siamo sicuri di voler dare 780 Euro, che possono arrivare a 1300, in cambio di nulla? L’Italia ha bisogno che si crei lavoro, non assistenza».