Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
M5S «assolve» Salvini con i voti della rete Ma in Veneto si divide
Caso Diciotti, no all’autorizzazione a procedere dal web. Sul territorio è scontro
VENEZIA La piattaforma Rosseau si è espresso, dando indicazione ai parlamentari grillini di non concedere l’autorizzazione a procedere nei confronti del ministro dell’Interno Matteo Salvini sul caso Diciotti. Ma in Veneto il movimento è diviso. C’è il livello «romano» di deputati e senatori che si compatta sul «no», non si conceda l’autorizzazione a procedere. E poi c’è quello più barricadero con la base di sindaci e consiglieri regionali che scandiscono: «Ci si difende nei processi».
VENEZIA Superati i problemi tecnici della piattaforma Rousseau, i grillini hanno dato mandato ai loro parlamentari di negare l’autorizzazione a procedere al ministro dell’Interno Matteo Salvini sul caso «Diciotti» (30.948 contro 21.469 il risultato)..
Ma i pentastellati veneti, a prescindere dal risultato reso noto ieri sera, sono spaccati. C’è il livello «romano» di deputati e senatori che si compatta sul «no», non si conceda l’autorizzazione a procedere. E poi c’è quello più barricadero connotato da una maggiore vicinanza territoriale con la base di sindaci e consiglieri regionali che scandiscono, con il probiviro Jacopo Berti: «Ci si difende nei processi e non dai processi». Salvini, vietando lo sbarco dei migranti a bordo della Diciotti, ha agito o no nell’«interesse preminente» dello Stato? «Non ho paura delle mie opinioni, - commenta il deputato veneziano Alvise Maniero - leggendo il dettato costituzionale non ho dubbi: voterò contro l’autorizzazione a procedere perché devo assumere che Salvini abbia agito nell’interesse dello Stato altrimenti che ci staremmo a fare al governo? Tanto più che in altri contesti abbiamo chiarito bene che per noi, chi infrange la legge a titolo personale, che rivesta o meno un ruolo pubblico, deve essere processato». A microfoni spenti, più di qualche parlamentare, lascia trasparire la fatica di allinearsi, di compattare le fila per scongiurare una crisi di governo prematura. Il senatore padovano Giovanni Endrizzi sceglie con cura le parole: «Voterò sulla base delle indicazioni che verranno dalla rete, se non ci fossero state queste consultazioni, avrei atteso che la giunta per le autorizzazioni a procedere entrasse a fondo nella fibra giuridica della questione con la sua relazione. Diffido di chi, da settimane, sa già come votare. Io non vorrei votare per convenienze politiche ma difenderò la Costituzione che dice che il parlamento deve valutare. Non ci sono decisioni scontate». Traducendo, un faticoso «sì» (che poi nella bizantina formulazione del quesito significa no all’autorizzazione). Stessa posizione contro l’autorizzazione da un altro padovano, Raphael Raduzzi. E anche dal sottosegretario veronese Mattia Fantinati: «Ho votato sì (cioè contro l’autorizzazione a procedere ndr) perché Salvini ha agito a nome del governo per porre a livello europeo la questione migranti. Avrei votato sì anche da semplice iscritto». Spariglia le carte Berti: «Il mio parere strettamente personale non cambia: la legge è uguale per tutti, pur essendo convinto che Salvini abbia agito nell’interesse dei cittadini, trovo sia corretto andare di fronte ai giudici, così come ha fatto Virginia Raggi». Stesso refrain dalla collega consigliera regionale, la clodiense Erika Baldin: «La decisione fu presa dal governo, una decisione politica da difendere nel processo». Chiude Roberto Castiglion, sindaco di Sarego, nel Vicentino: «Ho votato per l’autorizzazione, sarà che da sindaco non ho paracaduti di sorta, sarà che ho piena fiducia nella magistratura».