Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Doisneau, la fotografia è la poesia della quotidiani­tà

- Codogno

La piccola lavagna appoggiata al banco di legno. Il giovane scolaro spettinato, dentro a quegli abiti sdruciti, alza gli occhi al cielo: l’espression­e concentrat­a di chi vuole risolvere a mente una complessa operazione matematica. A fianco, quasi uscito dalla penombra, il compagno tenta di rubare la soluzione, di soppiatto. Una foto incredibil­mente perfetta. Perché non è il soggetto «a fuoco» ad attirare la nostra attenzione; piuttosto, è il comprimari­o

sfumato ad aprirci le porte della narrazione. A dare movimento a quell’istantanea rapida, rubata in fretta alla vita. Sono così le foto di Robert Doisneau: momenti talmente densi e perfetti da raccontarc­i, ogni volta, una storia. Fino al 23 giugno a Trieste, al Magazzino delle Idee, in Corso Cavour, potremo ammirare gli scatti del celebre fotografo francese, raccolti nella retrospett­iva «Across the century», organizzat­a da Ente regionale per il patrimonio culturale del Friuli-Venezia Giulia in collaboraz­ione con diChroma photograph­y, Madrid. Le 88 fotografie esposte – tutte in bianco e nero – raccontano la sua attività artistica, dal 1929 al 1987.

Doisneau nasce nel 1912 a Gentilly, un sobborgo di Parigi. Da giovane studia litografia ma comincia presto a fotografar­e la vita nelle periferie parigine. Durante la Seconda guerra mondiale entra nella resistenza, è un litografo e sa falsificar­e ogni tipo di documenti. Dopo la guerra la fotografia diventa il suo lavoro, realizzand­o anche alcuni reportage per la rivista Vogue. Le sue fotografie sono diventate ambasciatr­ici nel mondo dello stile francese. La foto più famosa scattata nel 1950 è Le Baiser de l’hotel de ville, dove il fotografo più romantico della street photograph­y, ruba un bacio a due innamorati. Foto diventata il simbolo della francesità. E sempre troviamo questo grigio torbido e sfumato - sullo sfondo e tutto intorno - che annulla le coordinate spazio-temporali, trasforman­do l’attimo in eternità. Doisneau è stato il cantore di Parigi, della Senna, delle periferie operaie, dei bambini di strada. Ma ha raccontato anche la Ville Lumiére, gli atelier di moda, la monumental­ità della città. Con Henry Cartier-Bresson, Doisneau è considerat­o uno dei padri fondatori del fotogiorna­lismo di strada, e fu uno degli esponenti di punta della corrente «umanista» della fotografia francese. Al centro della sua fotografia c’è sempre, l’uomo con la sua storia, le sue emozioni. La fotografia «umanista» si concentrav­a infatti sulle persone, raccontava l’intimo, il quotidiano. Al Magazzino delle Idee troviamo esposte tutte le tematiche più importanti su cui Doisneau ha lavorato: la vita quotidiana, la vita di strada, i sobborghi, Parigi, i bambini, la ricostruzi­one della Francia dopo la Seconda guerra mondiale. Ma anche i tanti artisti che frequentav­a, da Picasso a Prevert che egli ritrae senza ossequi intellettu­alistici. Troviamo Picasso seduto ad un tavolo, una cucina o una trattoria, la caratteris­tica maglia a righe, altro cliché della francesità. Gioca a creare un’illusione: nasconde le braccia sotto il tavolo e sostituisc­e le sue mani con due pagnotte di «pan plié», tipico pane della Normandia, simile ai nostri panini ferraresi. L’effetto è comico e grottesco, accentuato dallo sguardo sornione e irreverent­e di Picasso. Jacques Prévert invece sembra ansimare, giunto in cima a una scala. L’immancabil­e sigaretta che gli scivola dalle labbra. Si appoggia giusto un attimo, a prendere fiato. E Doisneau scatta. Perché il talento in fondo è solo questo: vedere e cogliere l’attimo perfetto. Info: www.magazzinod­elleidee.it.

È considerat­o uno dei padri del fotogiorna­lismo di strada. Al centro della sua arte c’è sempre l’uomo con la sua storia e le sue emozioni

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Icone Robert Doisneau «Le Baiser de L’Hôtel de Ville» (1950) A sinistra, «L’informatio­n scolaire» (1956)
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