Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
«Io, cattolico, licenziato perché amavo un’ebrea»
Il caso al ristorante Gam Gam di Venezia che nega: altri i motivi
VENEZIA «Mi hanno licenziato perché sono cattolico e avevo una relazione con un’altra cameriera di religione ebraica». Un giovane veneziano, che per un decennio ne era stato uno dei «pilastri», va all’attacco del «Gam Gam», il noto ristorante kosher del Ghetto. E la denuncia non è rimasta solo a parole, ma è finita dritta dritta in un ricorso al tribunale del lavoro contro il licenziamento avvenuto due anni fa. «Licenziamento disciplinare, per i continui ritardi e litigi si giustifica l’azienda - la religione non c’entra nulla». E non hanno contribuito troppo a chiarire la vicenda nemmeno i due giudici che si sono occupati del caso. Quello dell’urgenza ai sensi della legge Fornero, Chiara Coppetta Calzavara, in realtà ha escluso che ci sia stata una discriminazione alla base del licenziamento. «Questo è avvenuto alla luce delle testimonianze raccolte, tanto che non è stata accordata la relativa sanzione», sottolinea l’avvocato Claudia Vianello, che difendeva la società titolare del Gam Gam, la Ristorazione e Catering Srl. Il giudice che ha dovuto decidere sull’opposizione, Margherita Bortolaso, non ha nemmeno affrontato il tema, visto che il provvedimento è stato giudicato illegittimo alla radice, in quanto non c’è mai stata alcuna lettera di contestazione.
«Ma secondo noi è stato invece dimostrato che si è trattato di un licenziamento discriminatorio - dice l’avvocato Paolo Emilio Rossi, legale del cameriere - Anche perché l’azienda anche di fronte ai giudici non è stata in grado di dimostrare quali fossero questi motivi disciplinari così gravi e tali da portare a quel punto». L’uomo lavorava al Gam Gam dal 2008 e peraltro nel corso della causa è emerso che per almeno quattro anni non è stato regolarizzato, lavorando in nero. Poi via via è stato contrattualizzato e ha avuto finalmente il tempo indeterminato dal 2013 fino all’inizio del 2017, quando è stato allontanato una prima volta, salvo poi essere ripreso a tempo determinato e con un part-time. Il licenziamento definitivo era invece avvenuto il 21 agosto 2017, con una lettera in cui si attribuiva la decisione a «ragioni di inconciliabilità delle esigenze e delle necessità delle parti».
Dato che il cameriere mette in relazione non tanto con la sua religiosità cattolica, visto che era cosa ben nota fin dal 2008, quanto con l’avvio della relazione con la collega ebrea, nata nel 2016 e svelata proprio nei giorni di Natale per il fatto che avevano preso le ferie negli stessi giorni, facendo scattare il «gossip» nonostante avessero cercato di tenere tutto nascosto. Relazione che peraltro, al di là del fatto che una delle contestazioni riguardasse proprio i continui litigi tra i due ragazzi, persiste tuttora, tanto che entrambi sono andati a vivere a Tel Aviv, in Israele, dove lavorano nella ristorazione, pare anche con un buon successo. Secondo entrambi, infatti, quando la liaison venne scoperta iniziarono una serie di vessazioni: cambi di turni, inviti a lei a tornare in patria, fino appunto al licenziamento di lui.
Proprio il nuovo lavoro a Tel Aviv ha spinto il licenziato a chiedere l’indennità sostitutiva e non la reintegra sul posto di lavoro. Il giudice ha poi disposto un risarcimento di 12 mensilità, legato però all’illegittimità del licenziamento. Il giudice infatti ha detto che se, come ammesso dalla società, il motivo fosse quello disciplinare, mancherebbe del tutto la previa contestazione scritta. «Ne deriva la radicale invalidità del recesso», scrive il giudice Bertolaso, facendo quindi scattare le tutele dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. «Non neghiamo che ci siano state delle carenze formali, ma il licenziamento è stato legato a gravi negligenze del lavoratore - ribadisce l’avvocato Vianello - Basta entrare una volta nel Gam Gam per vedere la totale apertura a tutte le nazionalità, le culture e le religioni». «L’ostilità del datore di lavoro è stata evidente, solo la discriminazione religiosa è in grado di dare una chiave di lettura a questa vicenda altrimenti incomprensibile - incalza l’avvocato Rossi - La società ha sempre detto di essere favorevole alle relazioni miste, ma ha agito in maniera completamente contraria».