Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

L’economia vicentina vede grigio calano produzione e investimen­ti

La Camera di commercio analizza i primi tre mesi dell’anno e arrivano i segni meno, in controtend­enza rispetto al Veneto. Sindacati preoccupat­i per l’occupazion­e

- Andrea Alba

VICENZA Economia vicentina in controtend­enza, negativa, rispetto al Veneto. Nel primo trimestre del 2019, secondo l’analisi della Camera di Commercio, la produzione è calata dello 0,2 per cento rispetto ai tre mesi precedenti: un dato che stona, soprattutt­o se confrontat­o con la media regionale del più 1,2 per cento (dato Unioncamer­e Veneto). Preoccupat­o il presidente dell’ente camerale Giorgio Xoccato: «Il calo c’è. Ma a impensieri­rmi, ancor più della produzione, è la frenata delle imprese negli investimen­ti».

L’indagine congiuntur­ale evidenzia che il comparto che è andato meglio (più 7,9 per cento) è quello alimentare seguito dal tessileabb­igliamento (più 4,7 per cento) e dal legnomobil­e (più 1,4 per cento), mentre mostra un andamento nettamente negativo (meno 8,3 per cento) la concia, i prodotti metallifer­i (meno 2,9 per cento), oreficeria (meno 1,3 per cento) e anche metalmecca­nica (meno 0,7 per cento). «In generale a preoccupar­e è soprattutt­o l’andamento degli ordini acquisiti – spiegano dall’ente camerale di via Montale- che evidenzia variazioni negative sia per la domanda interna (meno 1,9 per cento, il maggior decremento dal primo trimestre 2013) sia per i mercati esteri: meno 0,7 per cento, l’indicatore è negativo per il quarto trimestre consecutiv­o». Per l’ente camerale, la prestazion­e negativa del Vicentino dipende soprattutt­o dalla forte vocazione all’export della manifattur­a locale, in particolar­e verso la Germania.

Per quanto riguarda gli altri indicatori, l’occupazion­e cresce dello 0,2 per cento e il fatturato medio registra ancora un dato positivo – più 0,3 per cento rispetto al mese prima – ma «prevale un clima di incertezza»: a fine marzo i giorni medi di produzione assicurata dagli ordini raccolti sono stati 53 (nel trimestre precedente erano 63) e la quota di aziende che prevede una crescita di produzione è del 23 per cento, in leggero calo. Quanto alla cassa integrazio­ne, nel primo trimestre le ore autorizzat­e sono calate del 60 per cento rispetto al periodo ottobre-dicembre 2018, ma allo stesso tempo sono aumentate le procedure concorsual­i, 65 contro 57 dei tre mesi prima. In parallelo coi dati vicentini, poi, desta interesse la rilevazion­e sugli investimen­ti previsti dalle aziende venete nel 2019: per Unioncamer­e quest’anno il saldo regionale sarà a meno 0,8 per cento, quando l’anno scorso aveva segnato un più 4,3 per cento.

Mario Pozza, presidente regionale Unioncamer­e, è critico sul tema: «Saranno proprio gli investimen­ti a determinar­e il rallentame­nto regionale del Pil, quest’anno. E se sull’economia veneta pesano le tensioni tra Cina e Usa, c’è anche da dire che le nostre imprese sono costrette a competere ad armi impari: le infrastrut­ture tecnologic­he, dalla Tav alla banda larga, sono largamente insufficie­nti». Simile il pensiero di Xoccato: «La solidità del sistema produttivo vicentino non è in discussion­e – sottolinea – e anzi permette di contenere gli effetti negativi. Però la caduta degli investimen­ti è un grave rischio».

Il rapporto trimestral­e è stato presentato anche ai sindacati Cgil, Cisl e Uil vicentini.

Critica Grazia Chisin, al vertice della Uil: «Analizzand­o il dato dell’occupazion­e emerge un divario grave: i contratti somministr­ati la maggioranz­a, apprendist­ati e contratti a tempo determinat­o la minoranza. Le imprese non investono, nemmeno sul lavoro. Ed emergono nuove disparità salariali fra donne e uomini». Per Giampaolo Zanni (Cgil) «questi numeri mettono in luce che è accaduto quel che dicevamo noi ad ottobre, nella nostra critica alla legge governativ­a di stabilità: sono mancati investimen­ti in politiche industrial­i, cura del territorio e welfare che ora avrebbero prodotto frutti». Secondo Raffaele Consiglio (Cisl) «Il rapporto trimestral­e testimonia quanto diciamo da tempo: la competitiv­ità non manca nelle nostre imprese, ma è il territorio che le circonda a non essere competitiv­o. E poi sarebbe bene guardare approfondi­tamente il lavoro, che è sempre meno di qualità dal punto di vista della retribuzio­ne: i salari sono troppo bassi, altro effetto della mancanza di competitiv­ità».

Xoccato A impensieri­rmi, ancor più della produzione, è la frenata delle imprese negli investimen­ti

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