Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Cittadella della giustizia con la muffa
Bassano, costata 12 milioni e vuota è anche allagata. Il Comune: il danno e la beffa
BASSANO Muffa alle pareti, intonaco staccati, infiltrazioni d’acqua e allagamenti. Se la descrizione fosse quella di un immobile vecchio non ci sarebbe notizia. Il punto è che a vivere una situazione definita da qualcuno «fatiscente» è uno stabile nuovo, mai utilizzato, costato 12 milioni. Si tratta della cittadella della giustizia di Bassano, edificio del ministero. Il Comune, cui spetta la manutenzione ordinaria, commenta: al danno si aggiunge la beffa.
L’avvocato Savio «Sarebbe ora di iniziare a utilizzare la struttura come tribunale della Pedemontana»
BASSANO Muffa alle pareti, intonaco staccati, infiltrazioni d’acqua e allagamenti. Se la descrizione fosse quella di un immobile vecchio e abbandonato non ci sarebbe notizia. Il punto è che a vivere una situazione definita da qualcuno «fatiscente» è uno stabile nuovo, mai utilizzato, costato 12 milioni di euro e ancora pronto, in teoria, per ospitare cancellerie, armadi e udienze. Si tratta della cittadella della giustizia di Bassano, che alcune foto circolate in questi giorni descrivono meglio di mille parole.
Nelle immagini si notano le pareti di uno dei due piani interrati dell’edificio e sulle quali compaiono grandi chiazze nere di muffa, ma anche intonaco che cade a pezzi e persino uno strato d’acqua sul pavimento di un locale. E non si tratta di foto datate ma di una situazione vissuta in via Marinali nelle scorse settimane, quando in quei locali il fornitore (Enel) ha staccato la corrente elettrica. «Era un allacciamento di cantiere e a lavori ultimati è stato staccato» fanno sapere dall’azienda. «Siamo intervenuti con i nostri tecnici – dichiara il vicesindaco, Roberto Campagnolo – riallacciando il servizio, che pregiudicava il funzionamento delle pompe per la rimozione dell’acqua». L’edificio di via Marinali, infatti, giace in una zona di falda acquifera e in fase di costruzione è stato previsto un preciso sistema di pompe idrauliche per tenere all’asciutto i due piani interrati di cui si compone lo stabile. «Il punto è che se non c’è l’elettricità le pompe non vanno – spiega Campagnolo – e il distacco è avvenuto proprio in concomitanza delle piogge intense delle scorse settimane, che hanno provocato l’accumulo d’acqua in quei locali». Fin qui, dunque, sembrerebbe una vicenda semplice da risolvere, con la riattivazione della corrente elettrica e il ritorno alla normalità. Ma di semplice, in una partita come quella che coinvolge la cittadella della giustizia, non c’è nulla. L’edificio infatti è al centro pure di una querelle legale tra il Comune e l’azienda titolare dei lavori, ovvero il consorzio stabile «Consta» di Roma, che vede al centro il recupero di «imprevisti» da parte del privato in fase di cantiere quantificati in circa 6 milioni di euro e che l’amministrazione, di fatto, non riconosce. E poi ci sarebbero lavori che non sono stati completati per 700 mila euro (tra cui la sistemazione delle ex-casette dei carcerieri), mentre all’inghippo legale si aggiunge che la struttura è stata collaudata e che quindi la manutenzione ordinaria sarebbe in capo al Comune, sebbene lo stabile rimanda di proprietà del ministero della Giustizia, a cui spetta invece la manutenzione straordinaria. «Per noi oltre al danno c’è pure la beffa – spiega il vicesindaco – perché siamo intervenuti ripristinando la corrente a nostre spese per uno stabile che non è nostro». L’avvocato Francesco Savio, già presidente dell’Ordine degli avvocati al tempo della costruzione della cittadella e nel comitato che chiede il tribunale della Pedemontana chiosa: «Sarebbe ora di iniziare a utilizzare la struttura come tribunale della Pedemontana». Sul caso interviene pure l’assessore regionale al Lavoro Elena Donazzan: «Lo stabile è affidato al Comune, che però non è in grado di mantenerlo in ordine».