Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
«Il Nord ci ha voltato le spalle»
Movimento dimezzato, parlano in pochi: «Proveremo che sappiamo dire sì». Nuovo piano organizzativo
VENEZIA L’ottovolante su cui viaggiano i pentastellati è in picchiata sullo scivolo più ripido, il più amaro. Il M5s è precipitato dal 24,4% delle Politiche 2018 a un inequivocabile 8,91% alle ultime Europee. E a salvare il Veneto dal vestire la maglia nera assoluta fra le regioni italiane c’è solo il Trentino Alto Adige che registra un ancor più scarso 6,29. Se il dato nazionale lo dà al
17,06%, quello della circoscrizione Nord Orientale (complice l’Emilia Romagna che argina un po’ il tonfo) al 10,30%, il dato regionale vede i pentastellati tallonati, in numeri assoluti, persino da Fratelli d’Italia, sotto di un paio di punti appena. Scenari impensabili un pugno di mesi fa. In termini assoluti, sono stati
220.429 i veneti che hanno tracciato una croce sulle stelle del Movimento, 5 anni fa, alla precedente tornata elettorale europea, quando l’onda gialla del Movimento era di là da venire, erano stati comunque più del doppio: 476.305, il
19,8%. L’ottovolante delle urne squassa il Movimento. In Veneto molto più che altrove.
I segnali, certo, c’erano tutti. Eppure fra le fila degli attivisti c’è spaesamento. Male sì, ma non così male. E c’è chi commenta a mezza bocca: «Era meglio quando parlavamo meno e facevamo di più». Il riferimento è alla consegna del silenzio impartita sulle ormai leggendarie «chat interne» del Movimento dal capo politico in persona. Non parla nessuno. Parlo io. E, per quanto surreale, al cronista che cerca, con la delicatezza del caso, un commento politico alla nettissima débâcle a 5 stelle, risponde malinconico solo il tu-tu-tu del telefono che suona a vuoto. Sui social di parlamentari e consiglieri regionali non un rigo. Filtra qualcosa solo dai generali. Riccardo Fraccaro, ministro per i Rapporti con il parlamento, che riecheggia, quasi parola per parola, l’analisi di Di Maio: «I nostri si sono astenuti, ripartiamo dai territori e il M5S non molla». Per il resto, il silenzio assordante anche sui canali Telegram o whatsapp. L’istante cristallizzato dello choc.
Le uniche parole che rimbalzano sui media sono quelle del capo politico, il vicepremier al lavoro nei saloni del Mise, il ministero dello Sviluppo Economico: «Abbiamo preso una bella lezione». Se e come il Movimento veneto ha preso la batosta, ed è del tutto inedito, non è dato sapere. Non c’è un referente regionale, ci sono solo i «portavoce», cioè i parlamentari, trait-dunion con i territori, i cui telefoni suonano a vuoto. Tutti, tranne uno. Quello del sottosegretario alla Pubblica Amministrazione, il veronese Mattia Fantinati. «È un brutto risultato ma il contratto di governo è saldo e recupereremo il rapporto di fiducia con il territorio» esordisce Fantinati. Pesano i due vessilli issati di primo mattino da Lega e categorie economiche: autonomia e infrastrutture. «Dobbiamo riprendere il nostro elettorato, - dice Fantinati - soprattutto qui al Nord, e l’autonomia sarà fondamentale. Il Nord ci gira le spalle, preferendoci Lega o Pd. Temi come l’Autonomia o le grandi opere sono cavalli di battaglia della Lega ma noi non siamo mai stati contro. È prevalsa la retorica che noi eravamo quelli che dicono no. Lo voglio dire chiaramente. Non è così. Ma dobbiamo dimostrarlo. Per questo, dobbiamo andare avanti con l’autonomia. Il dato chiave è che la dobbiamo sbloccare». Stesso ragionamento su Tav e infrastrutture: «Non siamo contro le grandi opere ma solo contro i grandi sprechi. Per il Nord, Tav e autonomia sono due facce della stessa medaglia: quella dello sviluppo economico. Dobbiamo dimostrare che siamo un movimento per i sì. I sì all’economia sostenibile e a quella circolare, per costruire nuove opportunità per le imprese e i cittadini. Sulla Tav è chiaro che dobbiamo dare un segnale». Last but not least, è confermato un cambio di rotta sull’organizzazione interna. Di Maio annuncia la creazione di responsabili specifici di area e un centro di coordinamento capillare nelle regioni e nei comuni. «No a correnti, tatticismi, sì a modelli organizzativi che funzionano» conferma Fantinati. Rompe la consegna del silenzio, in serata, anche il bellunese Federico D’Incà, uno dei parlamentari veneti più attivi e questore alla Camera: «Dispiace ma non molliamo. Abbiamo lavorato a testa bassa per il Veneto ma abbiamo comunicato male, penso alla legge contro la corruzione che metterà fine ai Galan di turno o quel miliardo e mezzo di euro per i truffati dalle banche. Dobbiamo chiaramente chiudere sull’autonomia, basta chiacchiere da una parte e dall’altra, ci si siede ad un tavolo e ci si capisce».
Mattia Fantinati
Il Nord ci ha voltato le spalle, ora dobbiamo dare un segnale chiaro sia sull’alta velocità che sull’autonomia e ricucire con i territori
Federico D’Incà Abbiamo lavorato a testa bassa per il Veneto, dalla norma anti corrotti contro tutti i Galan di turno al miliardo e mezzo per i truffati delle banche