Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Una veneta in A La sfida del Cittadella al colosso Hellas
Il piccolo Cittadella contro il colosso Hellas Verona. Chi vince il doppio confronto va in serie A.
Tre milioni e trecentomila euro di monte ingaggi, il più basso della Serie B, cinque volte inferiore a quello del Verona. Un direttore generale come Stefano Marchetti considerato a ragione un Re Mida della categoria, capace di generare plusvalenze record, corteggiato da tutti (dodici mesi fa pure da Maurizio Setti, a cui venne recapitato l'ennesimo no di una lunga serie) ma che dalla città murata non si muove per alcuna ragione.
Non soltanto per motivi economici. E ancora: 20mila abitanti in festa per una squadra che fa sognare e un numero di abbonati crescente, che quest'anno ha toccato la quota record di 2808 tifosi fidelizzati, uno stadio che lentamente si allarga e un bacino d'utenza che continua a rosicchiare tifosi al Padova.
Inevitabile che sia così, dopo anni in cui i risultati sportivi granata sono largamente superiori a quelli biancoscudati, tanto che si sta ripetendo nel padovano quanto accaduto a Verona con il Chievo negli anni scorsi.
Il Cittadella sogna ad occhi aperti, immaginando un futuro nel calcio dei giganti, dopo anni a costruire, un piccolo miracolo gestionale. E così, mentre già si studiano dietro le quinte soluzioni in caso di promozione nella massima serie per la questione stadio (l'opzione più probabile è un trasloco temporaneo all'Euganeo in attesa dei lavori per aumentare la capienza del Tombolato in deroga a 10mila posti per il primo anno), la città murata si gode i suoi eroi, che contenderanno al Verona la promozione. Comunque andrà, essere arrivati sin qui sarà un successo, senza dimenticare
quel precedente che fa ben sperare fa tornare alla memoria lo spareggio col Brescello, che il 12 giugno del 2000 pareggiando proprio al Bentegodi per 1-1 conquistò la prima promozione in Serie B.
C'è sempre una prima volta, insomma e tutti sperano che questa sia quella buona per completare un autentico miracolo: «Ma io non credo a queste cose», taglia corto proprio Marchetti.
Se il gigante, a detta di tutti gli addetti ai lavori, è dietro la scrivania, sorprende quanto sia sottovalutato nell'ambiente il lavoro di Roberto Venturato, un tecnico che da quando ha sposato la causa granata ha fatto meraviglie.
Quattro anni fa raccolse il testimone lasciato da Claudio Foscarini e, ripartendo dalla Serie C dopo la retrocessione, ha conquistato nel corso degli anni, nell'ordine: una promozione in Serie B al primo tentativo, una qualificazione ai playoff con eliminazione al primo turno per mano del Carpi, una seconda qualificazione ai playoff con la vittoria sul Bari e il ko col Frosinone in semifinale.
Quest'anno ecco la prima finale della storia del club sotto la spinta dei quindici gol (in metà stagione!) di Gabriele Moncini, dopo la straordinaria impresa di Benevento. Mancherebbe la ciliegina sulla torta, l'ultimo sforzo per coronare l'impresa. Ossia la Serie A. Da tutta Italia sono arrivati messaggi d'incoraggiamento, per quella che sarebbe la più piccola realtà del Belpaese capace di salire sull'Olimpo. Manca poco, manca solo l'ultimo sforzo. Poi sarebbe apoteosi.