Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Minuto di silenzio nella aule del Polo «Lo stimavamo, nonostante le critiche»
VENEZIA «È con profondo dolore che si annuncia l’improvvisa scomparsa del dirigente scolastico Vittore Pecchini». Un foglio di carta, affisso sui portoni delle due sedi, a specchio, sul Rio di San Trovaso, ricorda il preside morto suicida. Ieri mattina gli studenti hanno osservato alle 8.25 un minuto di silenzio: «È successo da poco – commenta una di loro –. È difficile parlarne anche con i professori». «Siamo sconvolti, non sappiamo come muoverci, anche perché il confronto con il preside è sempre stato a livello istituzionale, con toni di critica alla dirigenza e non alla sua persona, che non conosciamo – dice Omar Mohamed, rappresentante di istituto –. Nonostante le critiche e le divergenze, con lui avevo un rapporto di reciproca stima».
C’è chi preferisce mantenere il silenzio e chi, tra gli studenti, si confronta sulla vicenda: «La sua morte non deve essere strumentalizzata, quella dell’accorpamento è una questione politica, non umana. Non bisogna fare associazioni affrettate, non conosciamo le motivazioni che lo hanno spinto a questo gesto», dice uno studente dell’indirizzo musicale. «Nella nostra ultima discussione – ricorda un’altra ragazza – dopo avermi ascoltata mi ha toccato la fronte chiedendomi se avessi la febbre, perché mi vedeva pallida. Ci siamo sempre confrontati con lui come figura istituzionale, non ne abbiamo mai attaccato la persona».
E tra i genitori c’è chi del preside sottolinea l’animo tormentato, parafrasando un suo post social di dicembre: «Speriamo che passi questa nebbia profonda, gelata, che mi dà la nausea e mi fa venire voglia di chiudere gli occhi». Altri, con lo stesso mezzo, si indignano invece contro «la crociata fatta contro di lui». Un’amica dice: «L’avete ucciso voi - riferito a chi ha contestato il dirigente in questi mesi -. Avete sulla coscienza quest’uomo». E sempre sui social si susseguono ricordi e ringraziamenti, soprattutto di società sportive, dalla voga al pattinaggio, per aver sempre creduto nei giovani. L’ex moglie, provata, dice di non voler parlare con nessuno. Così come molti insegnanti del Marsta co Polo, sia chi lo criticava, sia chi apprezzava il suo operato. «Ho tentato in tutti i modi di avvicinarlo in questo periodo difficile - dice una sua confidente, Federica Zagatti -, mi diceva che stava male. Ma mi ha sempre tutelata, cercando di non farmeli pesare. Chi l’ha vissuto ha sempre riconosciuto le sue grandi qualità». «C’è chi sostiene che l’avremmo ucciso noi con la nostra prote- si dispiacciono i genitori del Marco Polo -, ma siamo sereni, perché la nostra contestazione era leale e trasparente. Una persona che arriva a un gesto così è disperato da tanto tempo». C’è chi invece prova a fare un’autocritica: «Sono sconvolta e provata dice Giuseppina Signoretto di Cisl scuola, che avrebbe dovuto partecipare oggi alla protesta -. Non abbiamo responsabilità nel gesto, ma non abbiamo visto oltre. Non era il nostro compito, certo, ma mi sento coinvolta. Non voglio però che il personale del Marco Polo venga giudicato». Un suicidio emblematico, invece, per la responsabile regionale dei dirigenti di Cgil: «A fronte di un dramma umano come questo posso solo far presente le fatiche quotidiane che siamo costretti a sopportare noi presidi. Spesso veniamo lasciati soli in mezzo a dinamiche tra potere locale e centrale che non hanno coerenza tra loro. La nostra situazione in Veneto è al collasso: più del 50% degli istituti è in reggenza». Giovanni Giordano, Snals Venezia, alza le braccia: «Siamo esterrefatti. Ci inchiniamo e facciamo silenzio».
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I dirigenti Presidi al collasso in tutto il Veneto sottoposti a grandi fatiche