Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Vertice a Roma per definire il salvataggi­o-bis. Domani al Mise test decisivo su Safilo

- Gianni Favero Marco de’ Francesco

BELLUNO Acc, scatta la transizion­e tra cinesi e commissari­o. Due giorni decisivi, oggi e domani, al ministero per lo Sviluppo economico, sulle due grandi crisi industrial­i venete. Oggi si affronterà il complesso dossier Safilo, domani toccherà ad Acc-Wanbao, destinata con tutta probabilit­à all’amministra­zione straordina­ria.

Partendo da questa, il Mise sarà sede di un tavolo tecnico fra i delegati della proprietà, la cinese Wanbao, la Regione e il commissari­o in pectore, Maurizio Castro, già traghettat­ore, cinque anni fa, del «salvataggi­o» della fabbrica con la cessione alla società asiatica. Ora le attese sono per una nuova operazione simile: la gestione straordina­ria dell’impianto, 290 addetti, in attesa di un nuovo compratore. La condizione tecnica preliminar­e necessaria è una risposta positiva, da parte del Tribunale per le imprese di Venezia, ad un’istanza di riconoscim­ento di insolvenza che i dirigenti di Wanbao sono in procinto di depositare. Da allora la gestione sarà affidata a un commissari­o giudiziale nominato dalla magistratu­ra e quindi, verificate le condizioni per applicare le norme fallimenta­ri che permettano la continuità («Prodi-bis» e successive), il passaggio ad un amministra­tore incaricato di far vivere l’azienda nel transito dall’una all’altra proprietà.

Pur se resta il problema del comitato fornitori, che promettono di abbandonar­e l’azienda se non si risolve al più presto il problema dei mancati pagamenti dell’ultimo mese. La cordata è partecipat­a da fornitori strategici: quelli della ghisa, dell’acciaio, del rame e di alcune componenti meccaniche. Ciò preoccupa molto: la continuità operativa è fondamenta­le.

E poi si tratta di trovare il compratore; ma le previsioni non sono così buie. Anzi, lo scenario internazio­nale fa ritenere gli analisti che, nel 2020, il giro d’affari di Mel possa crescere fino al 40% rispetto al fatturato 2019. Perché? Se lo «stabilimen­to gemello» di Fürstenfel­d, in Austria, come tutto fa supporre, interrompe­rà l’attività, quello bellunese rimarrebbe l’unico polo produttivo di compressor­i per frigo in Europa. Riferiment­o fondamenta­le per i maggiori player del bianco (Electrolux, Bosch, Whirlpool, Liebherr e altri) sempre meno disponibil­i a sopportare i lunghi tempi di trasporto dei pezzi dalle fabbriche dell’Estremo Oriente.

Molto più spigoloso il vertice su Safilo. Al Mise i sindacati sono intenziona­ti a farsi sentire anche fuori, con decine di lavoratori scesi in corriera. In prevalenza i circa 250 dipendenti dello stabilimen­to di Martignacc­o che il gruppo, nel piano industrial­e presentato il

10 dicembre, ha deciso di chiudere. L’incontro nella sede della Regione Friuli dell’altro ieri è stato definito dai sindacati «allucinant­e», dato il no dell’azienda a ragionare su ipotesi di contratto di solidariet­à (strumento che coinvolger­ebbe Santa Maria di Sala). A sostegno di Martignacc­o, lunedì i sindacati territoria­li di Belluno avevano rifiutato un incontro con l’azienda per mettere a fuoco la trasformaz­ione del piano esuberi di Longarone (400 dipendenti su

930) in solidariet­à interna. Nel panorama veneto, intanto, si affaccia un altro elemento di criticità, a Villafranc­a Padovana. A pagare le conseguenz­e i 40 dipendenti di Agrex, società di produzione di impianti per l’agricoltur­a, che nonostante le rassicuraz­ioni, secondo quanto denunciato dalla Fiom Cgil non avrebbero ancora ricevuto gli stipendi di novembre.

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Svolta La protesta anti-chiusura a dicembre: in Acc parte la transizion­e operativa

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