Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Fiera, spunta un progetto da 50 milioni
Vicenza, vertice con i soci. Ma Ieg chiede la compartecipazione degli enti pubblici
VICENZA Un investimento da 50 milioni di euro per potenziare e rinnovare il polo fieristico. È il «pacchetto» illustrato ieri da Ieg ai soci vicentini, ossia Comune, Provincia e Camera di Commercio, in un vertice convocato alla vigilia dell’apertura di Vicenzaoro January, al via oggi fino a mercoledì. Ma Italian Exhibition Group chiede una compartecipazione al 50% della componente pubblica. Il sindaco Rucco apre ma precisa: «Valuteremo».
VICENZA La rivoluzione nel quartiere di via dell’Oreficeria passa per un investimento da circa 50 milioni di euro. Ma dovrà essere una rivoluzione co-finanziata quasi al 50% dai soci vicentini di «Vicenza Holding» e quindi da Comune, Provincia e Camera di Commercio.
È questo l’esito dell’incontro che ieri, alla vigilia dell’edizione invernale della rassegna Vicenza Oro in programma da oggi a mercoledì, ha tenuto seduti allo stesso tavolo per due ore i vertici di Ieg (Italian Exhibition Group), la società nata dalla fusione tra le fiere di Rimini e Vicenza, e i rappresentanti vicentini: su tutti il presidente di Ieg, Lorenzo Cagnoni, e il nuovo amministratore delegato Corrado Peraboni, ma anche il sindaco e presidente della Provincia Francesco Rucco, la vice di Palazzo Nievo Maria Cristina Franco, il presidente di Camera di Commercio Giorgio Xoccato, e il numero uno di Vicenza Holding, Primo Ceppellini, più tecnici e dirigenti.
A loro è stata illustrata la proposta di Ieg per soppiantare il piano di investimenti previsto nel piano industriale datato estate 2018: in quel documento si delineavano interventi per 35 milioni per il rifacimento del padiglione 2 della fiera (primo stralcio), più altre due tranche di investimenti da 28 milioni per altri settori di via dell’Oreficeria. «In quel caso - spiega Rucco i finanziamenti sarebbero derivati da aumenti di capitale seguiti alla quotazione in Borsa della società, mentre adesso la strategia è diversa».
Nei piani emersi ieri, infatti, la Spa fieristica dovrebbe contribuire agli investimenti con una propria quota di 26 milioni, chiedendo quindi i restanti 24 ai soci pubblici di Vicenza. Dal punto di vista dei lavori e delle tempistiche il piano non è ancora stato reso noto nei dettagli, visto che ieri al termine dell’incontro non c’è stato alcun commento da parte della società fieristica. In ogni caso, sembra che la «rivoluzione» preveda lavori sia interni che esterni ai padiglioni: resta la previsione di demolire e ricostruire la «chiocciola» che forma il padiglione 2, dunque con un aumento previsto degli spazi espositivi per fiere e convegni, mentre all’esterno il piano include una risistemazione generale dei parcheggi (con un aumento dei posti auto) e dei collegamenti con l’area fieristica, in particolare con le opere connesse all’alta velocità ferroviaria in zona Fiera e al capolinea del nuovo filobus diretto in centro.
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Il sindaco/1 Rilevo aspetti interessanti per rendere il polo più attrattivo
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Il sindaco/2 Alcuni elementi però vanno esaminati nei prossimi mesi
Ma è il capitolo dei finanziamenti che rappresenta, forse, lo scoglio maggiore per i soci vicentini.
Non per niente lo stesso primo cittadino, al termine dell’incontro, predica cautela: «Rilevo aspetti interessanti finalizzati ad aumentare l’attrattività della fiera - sostiene Rucco - ma allo stesso tempo evidenzio anche alcuni elementi che richiedono studi approfonditi nei prossimi mesi». Uno dei nodi riguarda la possibilità o meno, per Comune e Provincia, di destinare precisi capitoli di bilancio alla società fieristica, anche in virtù delle maglie della riforma della pubblica amministrazione del 2017 (decreto «Madia» ). Sciolti questi, rimane da definire come finanziare una somma così rilevante e l’idea emersa ieri sarebbe quella di un esborso del Comune (e in quota parte anche dagli altri soci) che potrebbe essere poi ripagato dal canone di locazione annuale che la stessa Ieg paga all’amministrazione per l’utilizzo degli spazi fieristici, anche se secondo alcuni questa strategia porterebbe l’ente locale ad accollarsi maggiori rischi.