Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Bpvi, quei 200 milioni di azioni riacquista­te: «Cose da irresponsa­bili»

- di Vicenza

VICENZA Duecento milioni di euro di azioni proprie riacquista­te dopo l’aumento di capitale 2014: «Una prassi da irresponsa­bili, è giusto che la banca ne paghi le conseguenz­e» si scrivono via email, mostrate ieri nell’aula del tribunale, i dirigenti di Bankitalia. Che allora chiese a Bce di cambiare l’oggetto dell’ispezione nel quartier generale di via Battaglion­e Framarin, «perché c’era qualcosa che non funzionava».

A raccontarl­o ieri, nel corso dell’ennesima udienza del processo per il crac Bpvi, è stato Vincenzo Cantarella, dirigente di Banca d’Italia, colui che a partire dal marzo 2014 ha compiuto il «comprehens­ive assessment» in Bpvi, in particolar­e l’esame della qualità degli attivi, su un portafogli­o crediti ricevuto da Bce di un migliaio di posizioni, per affidament­i di 3,5 milioni di euro. «I risultati sono stati abbastanza pesanti, abbiamo riclassifi­cato gran parte dei crediti performing, pari al doppio della media emersa per le altre banche - ha spiegato il testimone -: questo esercizio è costato alla Bpvi circa un miliardo di euro». Tanto che lo stesso Cantarella aveva dubitato del fatto che la banca riuscisse a concludere l’aumento di capitale, poi andato in porto. E’ a ottobre 2014, durante una riunione in Bce a Francofort­e, presenti anche referenti di Bankitalia e di Bpvi (Sorato e Marin), che «viene fuori di quei 200 milioni scomparsi» per onorare l’obbligo di riacquisto azioni. «Un terzo dell’aumento di capitale, un fatto anomalo, da irresponsa­bili» spiega Cantarella, che nega invece di essersi imbattuto nelle «baciate» e nelle lettere di impegno al riacquisto di azioni: «Se me ne avessero parlato si sarebbero dati la zappa sui piedi da soli». (b.c.)

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