Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Lap dance e prostituzione Si pagava col Pos
VENEZIA Dalla lap dance a un paio d’ore in albergo. Con anche la possibilità di pagare le prestazioni col pos del locale.. La squadra mobile di Venezia ha arrestato le cinque persone che gestivano il giro di prostituzione.
VENEZIA Chi non aveva la possibilità di spendere molto si doveva accontentare di una mezz’ora nel privè al «modico» prezzo di 150 euro. Per chi poteva spendere di più, invece, i servizi erano ben diversi. Con 500 euro la ragazza raggiungeva il cliente in albergo per un paio d’ore, per 1.500 trascorreva la notte insieme a lui nella sua casa. Cifre da capogiro, che potevano essere pagate sia in contanti che con la carta di credito, visto che le donne portavano con loro il Pos per ogni prestazione al di fuori dei locali.
Cifre che, a giudicare dal giro d’affari ricostruito dalla polizia, in molti erano disposti a spendere. La squadra mobile di Venezia ha scoperto un vero e proprio business della prostituzione e arrestato le cinque persone che lo gestivano. In carcere sono finiti Matteo e Federico Vendramello,
fratelli di 40 e 44 anni di Jesolo, titolari dei due night club dai quali è partita l’inchiesta e nei quali le prostitute lavoravano. Si tratta dell’Arabesque di San Donà e del Game Over di Quarto d’Altino, che sono stati temporaneamente chiusi dopo il blitz di ieri mattina. Altre tre persone sono finite, invece, agli arresti domiciliari: Michaela Hobila, 35enne romena di Jesolo, Lorenzo Borga, 70enne di San Donà e Ugo Bozza, 66enne di Portogruaro, che aiutavano con la logistica.
«L’indagine è cominciata con un esposto anonimo arrivato pochi mesi fa – spiega Giorgio Di Munno, dirigente della squadra mobile -. Abbiamo fatto dei servizi di osservazione nei locali e anche intercettazioni e abbiamo capito che il vero “core business” dei due locali era la prostituzione». Una cinquantina le ragazze, tutte dell’Europa dell’est, che si alternavano tra un night e l’altro. Una volta entrati nel club i clienti si rivolgevano ai gestori, concordavano la prestazione e sceglievano la ragazza. Bionda, mora, tra i 18 e i 35 anni, a seconda di ciò che desideravano.
A volte, nel caso in cui preferissero ricevere la donna a casa per una notte insieme, concordavano l’appuntamento al telefono.
Le ragazze, poi, restituivano tra il 50 e il 70 per cento del guadagno a prestazione ai gestori dei locali, che per questo sono accusati oltre che di favoreggiamento anche di sfruttamento della prostituzione.
Le donne erano assunte con regolari contratti come collaboratrici nei night. Ad esempio, come ballerine o bariste. Questo serviva ai gestori per mascherare il vero business. Anche i pagamenti attraverso i Pos figuravano come vendita di alcolici, bottiglie e altri servizi. Il flusso di clienti, provenienti anche dal vicino Friuli, era notevole.