Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Biennale, finisce l’era Baratta: respinto l’emendamento leghista
Respinto in aula l’emendamento della Lega per un quarto mandato consecutivo
VENEZIA Biennale, l’ultima parola è stata scritta ieri mattina all’apertura dei lavori parlamentari, quando da Roma è arrivata la notizia che l’emendamento presentato dalla deputata della Lega Angela Colmellere, e sottoscritto da più di quaranta parlamentari del Carroccio, per permettere al presidente Paolo Baratta di fare un altro mandato dopo i tre consecutivi conclusi (è in carica dal 2008), è stato respinto. Fine dei giochi. La Lega ha provato a resistere presentando ricorso, ma in serata è stato respinto anche quello. Dunque, si chiude l’era Baratta. Posto che la scelta spetta comunque al ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini, quello di martedì 28 sarà l’ultimo consiglio d’amministrazione al quale l’ex ministro parteciperà in qualità di presidente, seppure in regime di prorogatio. Poi toccherà alla politica esprimersi.
«Prendiamo atto della volontà del governo di affossare l’emendamento e di interrompere l’esperienza di Baratta - ha detto il governatore del
Veneto, Luca Zaia - vedremo chi avranno l’ardore di presentarci come presidente, a fronte di Baratta, che ha dato risultati eccellenti. Lo spoils system grillino colpisce ancora. E il Pd non ha difeso un “suo” uomo, visto che la nomina veniva da loro. Abbiamo assistito in questi anni ai Presidenti della Repubblica che venivano a inaugurare la Biennale d’Arte o Architettura e la Mostra del Cinema - continua il governatore - mi aspettavo che il Pd lo sostenesse. Invece, ironia della sorte, siamo rimasti solo noi leghisti a difendere un uomo voluto da altri».
Prende atto della decisione di respingere l’emendamento e guarda avanti il deputato veneziano del Pd Nicola Pellicani: «Sono questioni tecniche dice - sono gli uffici che decidono l’ammissibilità. Tutti siamo concordi nell’esprimere un giudizio su Baratta e sul suo operato: è riuscito a rilanciare la Biennale a livello internazionale, a fare di Venezia la capitale del cinema e dell’arte. Lo stesso Franceschini fece quattro anno fa fu l’artefice della sua riconferma, grazie a una modifica dello statuto. E otto anni fa si fece una battaglia perché non fosse sostituito con Giulio Malgara, scelto dall’allora ministro Giancarlo Galan. Ora, se non ci sono le condizioni per continuare con lui, dobbiamo cominciare a pensare a una persona che abbia il profilo e le capacità. A me piacerebbe che fosse una personalità veneziana, perché sarebbe un bel segnale che avesse un radicamento, anche se sono consapevole che non sarà facile. Certo, forse bisognava pensarci un po’ prima, ma siamo arrivati al governo a settembre, siamo stati impegnati col Bilancio. Ora dev’essere un tema che va affrontato».
Vede confermata la linea tenuta fin dall’inizio dai Cinque Stelle la senatrice pentastellata veneziana Orietta Vanin: «Significa che era corretto quello che noi andiamo dicendo fin dall’inizio. L’emendamento della Lega è stato presentato solo per fare polemica. Noi non abbiamo mai precluso nulla e abbiamo sempre riconosciuto il valore di chiunque, ma le leggi vanno rispettate». Ora la parola passa al ministro Franceschini. Che davanti non ha un orizzonte temporale eterno: i 45 giorni di prorogatio sono partiti il 13 gennaio. Allo scadere, arriverà il commissario.