Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Aggressioni ai medici, i sindacati: «Daspo ai colpevoli»
Proposta dello Smi depositata alla Camera. E un medico veneziano diventa testimonial del docu-film a tema
Di fronte all’inarrestabile escalation di aggressioni agli operatori sanitari, il Sindacato dei medici italiani ha proposto alla Commissione Salute della Camera, che deve approvare il progetto di legge per la sicurezza del personale al lavoro in ospedale e in ambulatorio, il Daspo per i responsabili di gravi atti contro la categoria. Spiega Liliana Lora, vicepresidente nazionale e presidente regionale dello Smi: «La salute è un diritto garantito dalla Costituzione, non possiamo vietare al soggetto violento l’accesso alle cure. La nostra proposta è di far pagare per intero le prestazioni passate dal Servizio sanitario nazionale dietro versamento di ticket, di togliere le esenzioni, se la persona interessata ne dispone, e di allontanarla non solo dal presidio sanitario preso di mira ma da tutti quelli della stessa zona. Questi soggetti si dovrebbero schedare, così da renderli sorvegliati speciali soprattutto se reiterano i loro comportamenti, e inserire in un data base a disposizione degli operatori del Servizio pubblico».
Secondo l’ultimo dossier della Fnomceo, la Federazione degli Ordini dei Medici, nell’ultimo anno anche in Veneto il 50% dei camici bianchi ha subìto insulti e minacce, il 46% aggressioni fisiche (e il 35% ha riportato seri danni) e il 38% non si sente più sicuro sul posto di lavoro. Ne sa qualcosa Giovanni Bergantin, medico di base di Cavarzere preso a calci e pugni da un paziente, che gli ha provocato fratture scomposte al volto e la rottura del setto nasale. Il camice bianco è uno dei tre testimonial del docu-film «Notturno» prodotto dalla Fnomceo per denunciare il fenomeno. Un «promo» sarà lanciato il primo febbraio al convegno a tema organizzato alla Scuola grande dell’ospedale di Venezia dall’Ordine lagunare, mentre il 5 febbraio «Notturno», che vede la partecipazione anche di Maria Grazia Cucinotta e Massimo Giletti, sarà presentato alla Camera. «Con la mia testimonianza esorto le istituzioni a permetterci di lavorare in sicurezza — dice Bergantin —. Il trauma subìto modifica il regime di vita, non si vive e non si lavora più serenamente. C’è un distacco dal paziente, si cerca di capire meglio chi si ha di fronte. In più anche se scatta la denuncia, nel mio caso partita d’ufficio, non cambia molto (e infatti tra il 60% e l’80% dei camici bianchi vittime di attacchi non sporge querela, ndr). Il sindaco di Cavarzere e il co
Liliana Lora
Il Daspo dovrebbe allontanare i violenti dai presidi medici della zona in cui hanno colpito, far pagare loro le prestazioni per intero e schedarli in un data base centrale
mandante dei carabinieri si erano interessati per installare in ambulatorio un allarme collegato alla centrale delle forze dell’ordine, ma non se ne è più fatto nulla e le condizioni di lavoro sono rimaste le stesse. Ho scelto di continuare a fare il mio mestiere — aggiunge Bergantin — ma non è stato semplice, nemmeno per la mia famiglia. Anche perché mi sono trovato isolato, tanti colleghi mi hanno detto: è successo perché forse hai sbagliato tu l’approccio al paziente, ti sei avvicinato troppo velocemente. In quel momento ero sotto choc, mi sarei aspettato maggiore vicinanza e solidarietà, ma i medici non sanno fare squadra».
«Per pudore, per la voglia di dimenticare o per non affrontare altre complicazioni, la maggioranza dei colleghi aggrediti preferisce non raccontare uno choc che segna la vita della persona e del professionista — conferma Giovanni Leoni, presidente dell’Ordine di Venezia — causando un danno permanente nel rapporto con il paziente. Notturno cerca di far capire alla gente il dramma di chi fa il medico in queste condizioni».