Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Confindustria, le posizioni dei veneti e la corsa di Calearo
VENEZIA Confindustria, i «Saggi» fissano per le autocandidature alla presidenza il termine del 5 febbraio. E sul prosieguo della corsa, in casa veneta, entra anche la variabile della sfida per la presidenza nazionale dei Giovani di Eugenio Calearo Ciman. Dopo la scelta dell’altro ieri, la commissione di designazione di cui fanno parte i veneti Andrea Tomat e Andrea Bolla ha fissato ieri l’insediamento per il 29 gennaio. Stabilendo così anche per il 5 febbraio il termine per presentare le autocandidature, con le almeno 19 lettere sui 184 membri del consiglio generale di Confindustria. Traguardo a cui si è sottratto l’altro ieri Andrea Illy, che tenterà di entrare in gioco nella successiva fase, quella delle consultazione che i «Saggi» avranno con i territori.
Intanto, sul posizionamento dei veneti nella corsa, entra l’ulteriore elemento della possibile gara del vicentino Eugenio Calearo Ciman, leader dei Giovani del Veneto, per la presidenza nazionale. Dinamica tutta sua, quella dei Giovani, ma che potrebbe contribuire in qualche modo a tener uniti i veneti, in un meccanismo di sostegni incrociati.
In Veneto la possibile dinamica del gioco sulla presidenza nazionale è delineata. I leader delle territoriali, nella cena a valle dell’ultimo consiglio di Confindustria Veneto, avrebbero stabilito di tentare una scelta unitaria; anche se alla fine la si dovesse fare a maggioranza. Ma la definizione del candidato mediata dal leader regionale Enrico Carraro deve fare i conti con la scelta proBonomi di Treviso-Padova, condivisa da Venezia-Rovigo. Assindustria è decisa, di fronte all’alleanza strategica con Assolombarda. E l’orientamento, tra Padova e Treviso, punterebbe ad esprimere presto un pronunciamento del Veneto unito, che per esser di peso deve rischiare, esponendosi all’inizio. In più pronunciamenti rapidi eviterebbero i rischi di smarcamento di chi, come Verona e Vicenza, deve ancora decidere.
Il nodo sta nel trovare un punto d’equilibrio che salvi la decisione unitaria, evitando che la scelta pro-Bonomi sia vissuta come un semplice tentativo di Assindustria di imporre la sua linea. Molto dipenderà forse anche dalla corsa. Un Bonomi che prenda il largo giocoforza spingerebbe all’unità. Il formarsi di un’alternativa vera nel disperso campo avverso, magari intorno al bresciano Pasini, potrebbe rendere più concreta la tentazione di corse divise.