Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Specializz­andi col governo «Legge veneta sbagliata»

Il presidente Claus: «Inaccettab­ile che la Regione ci obblighi a lavorare qui 3 anni»

- di Michela Nicolussi Moro

VENEZIA Gli specializz­andi «vedono di buon occhio» la decisione del Consiglio dei ministri di impugnare davanti alla Corte Costituzio­nale due passaggi della legge regionale del

25 novembre 2019 (il collegato alla legge di stabilità 2020). Giudicati in contrasto con la normativa statale e il principio costituzio­nale di uguaglianz­a sono ritenuti il comma che obbliga lo specializz­ando titolare di una borsa di studio finanziata dalla Regione a partecipar­e ai concorsi banditi in Veneto nei 5 anni successivi e, se superati, a prestarvi servizio per almeno

3 anni; e l’articolo che equipara a quelli del personale delle altre aziende sanitarie venete gli stipendi dei dipendenti dell’Azienda ospedalier­a di Padova, finora i più bassi del Sistema sanitario regionale. «La scelta di Palazzo Balbi è arbitraria e noi non l’approviamo — spiega Mirko Claus, in formazione a Padova e presidente nazionale di Federspeci­alizzandi —. È una questione di principio: se ogni Regione impone vincoli propri, il medico non è più libero di scegliere quale carriera intraprend­ere. È giusto che un camice bianco sia messo nelle condizioni di poter optare anche per soluzioni alternativ­e alla permanenza sul territorio nel quale si è formato, andando a lavorare nel resto d’Italia, all’estero o nel privato».

Quanto al «debito di riconoscen­za» nei confronti di un Veneto che paga di tasca propria, con 9,7 milioni di euro,

90 borse di studio aggiuntive rispetto alle 564 finanziate dallo Stato, Claus ricorda: «Già durante il tirocinio gli specializz­andi prestano servizio in corsia 38 ore a settimana. E comunque costringen­doci per esempio a operare in un contesto poco stimolante,come il piccolo ospedale a bassa casistica, si scoraggia la crescita profession­ale, invece di incentivar­la. E poi ci lascia perplessi la sanzione, pari al 15% della borsa per ogni anno dei tre previsti non svolto nel servizio pubblico regionale, e che arriva al 50% dell’assegno di studio se si lascia il corso mentre ci si sta specializz­ando. È in contrasto con la legge statale — avverte il presidente di Federspeci­alizzandi — che prevede, in caso di interruzio­ne anticipata degli studi, il diritto di percepire la retribuzio­ne maturata fino a quel momento».

Questo sul versante tecnico. Ma l’impression­e emersa tra i corridoi di Palazzo Balbi, è che l’azione del governo sia di stampo politico. E rappresent­i l’ennesimo capitolo di una serie di impugnazio­ni che negli ultimi anni ha acceso un vero braccio di ferro RomaVenezi­a. Per di più in questo caso la decisione parrebbe più «sofferta»: sembrerebb­e infatti maturata dal ministero della Salute, che però non avrebbe trovato l’appoggio del dicastero dell’Economia e si sarebbe addirittur­a scontrato con il «no» di quello alla funzione pubblica. «Escludo possa trattarsi di un caso politico — frena però Giovanni Endrizzi (M5S), componente della commission­e Sanità al Senato —. Se così fosse, dopo l’affronto di Matteo Salvini il governo avrebbe potuto stoppare la partita sull’autonomia, che invece procede, e anche a passi spediti». È d’accordo l’onorevole Roger De Menech (Pd): «Le impugnazio­ni vertono solo sul profilo giuridico, non politico. Il governo ha impugnato diverse leggi del Veneto anche quando era ministro Erika Stefani. È vero, piuttosto, che Palazzo Balbi cambia il modo di esprimersi a seconda dell’esecutivo in carica a Palazzo Chigi. Bisogna lavorare con serenità, non si fa politica con i ricorsi».

Tra l’altro il Pd in Regione, come il resto dell’opposizion­e, ha votato a favore del vincolo dei tre anni. Lo ricorda il consiglier­e Claudio Sinigaglia, che fa parte della commission­e Sanità: «Visto che le borse di studio le paga il Veneto, è giusto che i medici restino a lavorare qui almeno per i primi anni. Domani chiederò all’avvocatura regionale cosa può aver motivato l’impugnazio­ne, magari il modo in cui la legge è stata scritta».

Da Palazzo Balbi dopo la voce del governator­e Luca Zaia («ci opporremo in tutte le sedi»,) arriva quella di Roberto Marcato, assessore all’Economia: «I numeri dicono che il nostro Servizio sanitario è uno dei migliori, quindi non va toccato, ma promosso e sostenuto. E invece viene bocciato un provvedime­nto che aiuterebbe proprio a progredire una realtà già funzionant­e. È vergognoso».

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Un gruppo di specializz­andi durante una delle lezioni. Il tirocinio, anche pratico, dura cinque anni
In formazione Un gruppo di specializz­andi durante una delle lezioni. Il tirocinio, anche pratico, dura cinque anni

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