Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Aim, il centrosinistra va all’attacco «Fusione a tre senza gara? Al Tar»
L’opposizione annuncia vie legali sulla nascitura maxi-multiutility con Agsm e A2a
VICENZA Aim verso l’ «abbraccio» con Agsm e la lombarda A2A, l’opposizione di centrosinistra è pronta alla battaglia (legale). Ieri i consiglieri di minoranza in un incontro pubblico sul tema hanno annunciato che in caso l’amministrazione del sindaco Francesco Rucco proceda, ricorreranno al Tar: «Andare avanti senza una gara con la scusa dell’infungibilità sarebbe di una gravità inaudita, impugneremo l’eventuale delibera di Giunta» annuncia Otello Dalla Rosa (Pd).
Se ne è parlato ieri mattina in un convegno a Villa Tacchi, presenti i consiglieri del Partito Democratico e delle civiche di centrosinistra vicentina ma anche esponenti veronesi, tra cui il capogruppo dem Federico Benini. «La preoccupazione è forte – ha dichiarato Dalla Rosa – la trattativa avviata con A2A toglie valore e svende la proprietà dei vicentini, i veri azionisti». L’opposizione parte dai numeri: i 280 milioni di euro di fatturato di Aim e il valore stimato dell’azienda di 300 milioni, «un dato non da poco per Vicenza se si confronta ad esempio con la società fieristica Ieg, che in Borsa ha un valore di 128 milioni» ha sottolineato Dalla Rosa. Ma la cifra va paragonata anche con «i fatturati di A2A, 6494 milioni, e Agsm, 876 milioni. L’amministrazione prevede che la multiutility lombarda crei una “newco” mettendo dentro alcuni asset, per formare una società unica con Vicenza e Verona in cui queste avrebbero il 60-70 per cento delle quote. A2A però manterrebbe il controllo, e tutto questo senza una gara pubblica ma tramite accordi diretti tra le tre aziende – la tesi di Dalla Rosa – ci siamo chiesti a lungo quali siano i possibili vantaggi. La verità è che non riusciamo a trovarne». La scelta del partner lombardo per la fusione avverrebbe, come è stato messo in chiaro nelle scorse settimane, per l’ «infungibilità». In sostanza, le aziende veronesi e vicentine ritengono che gli asset portati in dote da A2A alla futura società non siano equiparabili a quelli di nessun’altra azienda sul mercato, rendendo così legalmente superflua la gara. E fra gli asset messi in campo dai lombardi ci sarebbe l’utilizzo del termovalorizzatore di Parona di Lomellina (Pavia), in un’ottica di gestione dei rifiuti che porterebbe l’alleanza fra le tre società a realizzare il quinto soggetto italiano del settore.
Accordi, a livello di nero su bianco, ci sono già: un’intesa è stata trovata e firmata a fine dicembre in un incontro a cui hanno partecipato, oltre ai vertici di Aim e Agsm, i sindaci Rucco e Federico Sboarina (Verona), oltre ai presidenti delle due sezioni provinciali di Confindustria. Il percorso di aggregazione è stato approvato con un documento che prevede scadenze precise: piano industriale da realizzare entro il 31 marzo, con una presentazione in contemporanea ai Comuni del protocollo di fusione. La firma dell’intesa tra Agsm, Aim e A2A dovrebbe arrivare entro il 30 aprile e il voto favorevole dei consigli comunali entro fine maggio, per chiudere la partita per il 30 giugno. Obiettivo, vedere a luglio la nuova società - dal nome provvisorio di MuVen, sigla di Multiutility Veneto – pienamente operativa.
«Le procedure negoziate senza bando, con affidamento diretto come si presume sarà questa, per prodotti e servizi ritenuti “infungibili” sono state giudicate negativamente sia dal Tar lombardo che dall’Anac, l’autorità anticorruzione – ha chiuso ieri l’esponente del Pd – tanto più che sappiamo per certo, da un accesso agli atti, delle manifestazioni di interesse di altri 3 soggetti oltre ad A2A: Gruppo Hera, Dolomiti Energia e Alperia. C’era tutto lo spazio per una gara. Se non avverrà ci opporremo, anzitutto con volantinaggi e manifesti e poi per via legale».
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Dalla Rosa (Pd)
La preoccupazione è forte. La trattativa avviata con A2A toglie valore e svende la proprietà dei vicentini, che sono i veri azionisti