Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

La radio e l’Hellas Verona e Amadeus secondo il fratello

A nove giorni dall’inizio di Sanremo, i ricordi di Gilberto Sebastiani, fratello del conduttore: «Gli amici, le trasmissio­ni registrate a casa, lo scudetto del 1985»

- Sorio

«Il Saval, la radio, i locali, l’Hellas dello scudetto, di cose da raccontare sulla storia veronese di mio fratello ce ne sono». Nove giorni a Sanremo. Il Festival è lì, cantiere artistico dell’Ariston, pronto, dal 4 febbraio, a prendere corpo. Il refrain di ogni anno, tra attesa e code polemiche, non cambia. Cambia, questa volta, che una fetta di storia del conduttore, Amadeus, volto di tv e spettacolo al debutto sanremese, appartiene a Verona. Quella Verona e quell’Amadeus che iniziava la sua carriera possono raccontarl­i il fratello, Gilberto Sebastiani.

Forse è giusto partire da un vecchio Festivalba­r di metà anni Ottanta, Sebastiani…

«Amedeo lavorava a Verona, a Radio Blu. Doveva fare una diretta della serata finale dall’Arena. Era l’occasione giusta per agganciare Claudio Cecchetto. Si era preparato una cassetta: gliela diede, Cecchetto ascoltò. E lo chiamò a Radio Deejay».

Chissà la festa a casa.

«In realtà, la radio era ancora un po’ agli inizi. Nessuno la pensava come un lavoro. Avere un fratello disc-jockey faceva strano. Ma Amedeo era partito per la tangente e ci credeva troppo per non assecondar­e la partenza per Milano».

Casa nel quartiere Saval?

«All’inizio con la famiglia ci siamo trasferiti da Ravenna a Sona, ma ci siamo rimasti poco. Da lì il Saval, che è stato la nostra adolescenz­a».

Ricordi?

«Belli, zona ancora in parte rurale e vicino i palazzi. I genitori delle famiglie stavano per conto proprio. Tra ragazzi invece ci si frequentav­a molto. Io ero nella compagnia di Amedeo, più grande di me di tre anni e mezzo. Si andava molto in città, per piazze e bar. Io vivo ancora a Verona. Da Milano, all’inizio Amedeo è riuscito a tenere i contatti, poi si finisce per perdersi di vista».

Avete vissuto la Verona dello scudetto, 1985, l’Hellas campione d’Italia.

«Mio fratello metteva dischi, in radio, ma finiva per parlarne anche lui, era impossibil­e non farlo. Durante il campionato i giornali dicevano: la settimana prossima cedono ma quella settimana prossima non arrivava mai. L’ultima in casa, Hellas-Avellino, giorno della festa, l’abbiamo vista dalla curva».

Da tifosi?

«Da simpatizza­nti. Amedeo è interista sfegatato, io sono diventato milanista apposta: a un fratello, in un modo o nell’altro, ci si va contro».

Era anche la Verona dell’eroina, cosa ricorda?

«L’apprension­e nei genitori. Grazie a Dio abbiamo sempre frequentat­o delle buone compagnie».

In radio a Verona come era entrato suo fratello?

«Credo prendendol­i per sfinimento. In casa si faceva le sue “puntate” con lo stereo e il giradischi. Non aveva agganci quindi andava lì fuori, ogni giorno, e aspettava. Finché non l’hanno testato».

Si intuiva, in casa, che suo fratello sarebbe diventato disc-jockey?

«Una sua vecchia professore­ssa dell’istituto agrario, a Bovolino, ha detto che a scuola era un istrione. In casa, no. Ma in compagnia, al Saval, non aveva paura di mettersi lì in mezzo e intrattene­re».

Oltre alle radio dov’è che Amadeus s’è fatto le ossa?

«Nei locali. I nomi non li ricordo. So che quando torna a Verona gli piace andare a vedere le zone delle prime serate di intratteni­mento: il locale magari non c’è più ma ti può tornare in mente un’atmosfera. Una volta ha fatto anche il presentato­re in Fieracaval­li».

A proposito, il maneggio?

«Ne sono ancora proprietar­io. Si trova al Boschetto. Si chiama Nuovo Circolo Ippico Scaligero. Di fatto è il primo maneggio di equitazion­e nella storia di Verona. C’era ai tempi della Seconda Guerra Mondiale perché vi tenevano i cavalli dei militari. Finita la guerra, hanno aperto a tutti. Mio nonno ci ha lavorato come istruttore, mio padre idem, io e mio fratello ci siamo cresciuti poi sono diventato il titolare: lui ci ha portato la figlia, qualche volta, e da ragazzo ha fatto anche qualche gara».

Cosa vi resta di Verona?

«Abbiamo conosciuto personaggi famosi, tipo Dirceu, quando giocava nell’Hellas. Ma abbiamo conosciuto soprattutt­o dei bei personaggi locali. Se chiedete a mio fratello di quel detto veronesi tuti mati vi risponderà che c’è del vero…».

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