Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
«Tessitura Monti può evitare il fallimento»
Il commissario Pettinato: ci sono gli elementi per l’amministrazione straordinaria
TREVISO Il commissario giudiziale di Tessitura Monti, Fabio Pettinato, ha consegnato al Tribunale delle Imprese di Venezia la relazione condotta dall’inizio di gennaio, riscontrando che l’azienda trevigiana ha le caratteristiche necessarie e sufficienti per essere ammessa all’amministrazione straordinaria.
Le organizzazioni sindacali, tuttavia, invitano alla prudenza e attendono di ascoltare le comunicazioni che lo stesso commissario rivolgerà loro in un incontro convocato per questo pomeriggio nella sede dell’azienda, a Maserada sul Piave. Nel frattempo, fa presente la società attraverso una nota ufficiale diffusa ieri, «le attività produttive negli stabilimenti stanno procedendo senza interruzione, secondo i piani attuali, garantendo il rispetto dei tempi di consegna di tutti gli ordinativi ricevuti dai clienti».
È il punto-nave della complessa vicenda che da molti mesi tiene sulla corda i 249 dipendenti della storica insegna trevigiana e che è «esplosa» all’inizio dello scorso dicembre, con la richiesta della proprietà al tribunale lagunare di essere dichiarata insolvente e di essere ammessa all’amministrazione straordinaria.
Alla base della decisione atto con cui la famiglia Monti, che risale al fondatore, agli inizi del Novecento, si era spogliata della titolarità - ci sono i conti prefallimentari dell’azienda. Debiti, prima di tutto, per una settantina di milioni, di cui almeno 15 nei confronti di Unicredit, Cassa di Risparmio del Veneto, Friuladria, Banco Popolare ed altre banche. Poi perdite pesanti, 3,5 milioni quelle del 2017, le ultime note, sia pure a fronte di un fatturato che supera i 100 milioni. Tessitura Monti, che ha sedi anche in Repubblica Ceca e in India, in sostanza ha i fondamentali per produrre e vendere ma sotto il profilo finanziario è fortemente deficitaria. Unico strumento per evitare il fallimento rimane quello dell’ammissione alle procedure della legge «Prodi bis», un sistema tagliato su misura per le imprese al di sopra di certe soglie di ricavi, margini e dipendenti e finalizzato a restituire loro una nuova vita. Sempre che ce ne siano le condizioni, e capirlo è esattamente il compito affidato dalla magistratura al commissario Pettinato. Quest’ultimo ha dunque «ravvisato la sussistenza di concrete prospettive di recupero dell’equilibrio economico delle attività imprenditoriali» e su queste basi il ministero dello Sviluppo economico ora rifletterà per una decina di giorni.
Se ne sarà altrettanto convinto, il Mise ritornerà la palla al Tribunale di Venezia che, nel mese successivo, deciderà definitivamente se sussistano tutti i requisiti per incaricare un Commissario straordinario. Ossia il soggetto incaricato di traghettare l’azienda fino all’incontro con un nuovo proprietario, vale a dire l’epilogo auspicato da tutti, al termine di una pagina che rimane però da riempire ancora per metà. Un passo alla volta, perciò. L’urgenza prima, al netto delle decisioni che giudici e Mise assumeranno, è garantire una regolarità nelle retribuzioni dei dipendenti (i quali a dicembre continuarono a lavorare, pur nella assoluta incertezza di essere pagati) e nel saldo dei fornitori, mantenendo allo stesso tempo i rapporti con la clientela che, fortunatamente, finora sembra in larga misura riporre ancora fiducia nella casa di Maserada.