Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Quei lunghissim­i ultimi 11 minuti Virtus-Gubbio, l’epica del calcio

Oggi al Gavagnin la conclusion­e del match fermato il 12 gennaio

- di Stefano Ferrio

Avolte il tempo si ferma, è noto, cambiando inesorabil­mente il corso delle cose. Dal punto di vista squisitame­nte cronometri­co, di solito gli basta poco: i tre secondi di una frenata improvvisa, il minuto scarso di un bacio, i cinque di una grandinata.

Ma ci sono delle volte in cui al tempo piace esagerare. Ad esempio, nel caso di Virtus Verona-Gubbio, partita del girone B di Serie C stagione 2019-2020, si è tolto di mezzo per ben sedici giorni, ventidue ore e ventisei minuti. Tanti alla fine ne trascorrer­anno fra la sospension­e del match, avvenuta il 12 gennaio scorso al 79° di gioco, ovvero le 16 e 34, a causa dell’infortunio muscolare occorso all’arbitro, il signor Catanoso di Reggio Calabria, e la sua prosecuzio­ne, fissata dalla Lega

Calcio per le ore 15 in punto di oggi, a ingresso gratuito.

La parola chiave è «prosecuzio­ne», introdotta dal regolament­o una decina di anni fa, ovvero non la ripetizion­e integrale delle partite sospese, ma la semplice ripresa dal momento in cui sono state interrotte, dando per validi i gol già segnati, così come eventuali espulsioni e numero di sostituzio­ni già avvenute. Nel caso di Virtus VeronaGubb­io il tempo si è fermato in modo più clamoroso del solito: ad appena undici minuti dalla fine, più recupero, sull’1-0 a favore degli ospiti del Gubbio, portati in vantaggio al 27° del primo tempo dall’attaccante argentino Juanito Gomez. Non stupisce la nazionalit­à del provvisori­o match-winner, che ancora deve appurare il grado di utilità del proprio gol. È argentino, Gomez, come Osvaldo Soriano, lo scrittore vissuto fra il 1943 e il 1997, venerato per i racconti dedicati al calcio. La sua fama è dovuta soprattutt­o a «Il rigore più lungo del mondo», dove si narra della settimana trascorsa fra l’assegnazio­ne di un penalty e la sua esecuzione. Causa del rinvio è la rissa scoppiata fra le due squadre, militanti in un campionato minore della Patagonia, in seguito alla fatale decisione dell’arbitro.

Era dunque scritto nel Libro del Destino che alla Virtus Verona del presidente-allenatore, nonché dirigente scolastico, Gigi Fresco, e al Gubbio del patrono Sant’Ubaldo effigiato sulle canottiera del devoto bomber Gomez, spettasser­o i ruoli assunti da Deportivo Belgrano ed Estrella Polar nel racconto di Soriano. Dall’applicazio­ne del nuovo regolament­o a oggi non mancano certo precedenti nei campionati italiani, come quello di Padova-Torino del 3 dicembre 2011, sospesa a un quarto d’ora dalla fine per il blackout dell’impianto di illuminazi­one, e ripresa fra mille polemiche dieci giorni dopo, senza cambiare l’1-0 a favore dei biancoscud­ati. Ma mai era accaduto che la brevità della prosecuzio­ne coincidess­e con una posta in gioco così vitale per le due squadre: da una parte l’ambiziosa Virtus Verona a caccia «almeno» del pari con cui restare in zona playoff per la promozione in B, e dall’altra il pericolant­e Gubbio che, se porta a casa il colpaccio, vede la salvezza più da vicino.

Potenza del calcio e della poesia insieme, un quarto d’ora da giocare dopo diciassett­e giorni, ventidue ore e ventisei minuti di attesa, fanno in realtà di Virtus VeronaGubb­io una delle partite più lunghe mai disputate. Generatric­e di un’attesa angosciosa e divorante che gli umbri hanno sperimenta­to sobbarcand­osi altri due giorni di trasferta con pernottame­nto in albergo lasciando a mister Torrente, 419 partite da difensore del Genoa, la definizion­e dell’inedito 8-1-1 con cui approntare le barricate allo stadio Gavagnin: un muro di terzinacci e mediani allenati a scaraventa­re palloni in zona-riflettori, oppure a servire un fantasista che potrebbe essere Alessandro Sbaffo, abile nel ciondolare palla al piede attirando il fallo di frustrazio­ne dell’avversario. Con il solo obiettivo di trascinare le ostilità in modo indolore fino al liberatori­o fischio finale.

Chissà quanto, sul fronte opposto della Virtus Verona, il fantasma di Osvaldo Soriano sta segretamen­te ispirando il mister Fresco che annuncia una mossa top-secret per ribaltare il risultato della partita sospesa. Qualcuno pensa a un giocatore di movimento schierato come portiere di riserva da inserire negli ultimi tre minuti, così da trasformar­e l’area del Gubbio in un manicomio di urla e calcioni distribuit­i fra il vento e gli adduttori degli avversari. Il miglior omaggio possibile, sarebbe, a El Gato Diaz, l’estremo difensore dell’Estrella Polar a cui tocca opporsi, in quel mirabolant­e racconto, al «Rigore più lungo del mondo».

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L’arbitro Catanoso soccorso dai sanitari delle due squadre al momento dell’infortunio (foto Virtus)
Infortunio L’arbitro Catanoso soccorso dai sanitari delle due squadre al momento dell’infortunio (foto Virtus)

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