Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Quei lunghissimi ultimi 11 minuti Virtus-Gubbio, l’epica del calcio
Oggi al Gavagnin la conclusione del match fermato il 12 gennaio
Avolte il tempo si ferma, è noto, cambiando inesorabilmente il corso delle cose. Dal punto di vista squisitamente cronometrico, di solito gli basta poco: i tre secondi di una frenata improvvisa, il minuto scarso di un bacio, i cinque di una grandinata.
Ma ci sono delle volte in cui al tempo piace esagerare. Ad esempio, nel caso di Virtus Verona-Gubbio, partita del girone B di Serie C stagione 2019-2020, si è tolto di mezzo per ben sedici giorni, ventidue ore e ventisei minuti. Tanti alla fine ne trascorreranno fra la sospensione del match, avvenuta il 12 gennaio scorso al 79° di gioco, ovvero le 16 e 34, a causa dell’infortunio muscolare occorso all’arbitro, il signor Catanoso di Reggio Calabria, e la sua prosecuzione, fissata dalla Lega
Calcio per le ore 15 in punto di oggi, a ingresso gratuito.
La parola chiave è «prosecuzione», introdotta dal regolamento una decina di anni fa, ovvero non la ripetizione integrale delle partite sospese, ma la semplice ripresa dal momento in cui sono state interrotte, dando per validi i gol già segnati, così come eventuali espulsioni e numero di sostituzioni già avvenute. Nel caso di Virtus VeronaGubbio il tempo si è fermato in modo più clamoroso del solito: ad appena undici minuti dalla fine, più recupero, sull’1-0 a favore degli ospiti del Gubbio, portati in vantaggio al 27° del primo tempo dall’attaccante argentino Juanito Gomez. Non stupisce la nazionalità del provvisorio match-winner, che ancora deve appurare il grado di utilità del proprio gol. È argentino, Gomez, come Osvaldo Soriano, lo scrittore vissuto fra il 1943 e il 1997, venerato per i racconti dedicati al calcio. La sua fama è dovuta soprattutto a «Il rigore più lungo del mondo», dove si narra della settimana trascorsa fra l’assegnazione di un penalty e la sua esecuzione. Causa del rinvio è la rissa scoppiata fra le due squadre, militanti in un campionato minore della Patagonia, in seguito alla fatale decisione dell’arbitro.
Era dunque scritto nel Libro del Destino che alla Virtus Verona del presidente-allenatore, nonché dirigente scolastico, Gigi Fresco, e al Gubbio del patrono Sant’Ubaldo effigiato sulle canottiera del devoto bomber Gomez, spettassero i ruoli assunti da Deportivo Belgrano ed Estrella Polar nel racconto di Soriano. Dall’applicazione del nuovo regolamento a oggi non mancano certo precedenti nei campionati italiani, come quello di Padova-Torino del 3 dicembre 2011, sospesa a un quarto d’ora dalla fine per il blackout dell’impianto di illuminazione, e ripresa fra mille polemiche dieci giorni dopo, senza cambiare l’1-0 a favore dei biancoscudati. Ma mai era accaduto che la brevità della prosecuzione coincidesse con una posta in gioco così vitale per le due squadre: da una parte l’ambiziosa Virtus Verona a caccia «almeno» del pari con cui restare in zona playoff per la promozione in B, e dall’altra il pericolante Gubbio che, se porta a casa il colpaccio, vede la salvezza più da vicino.
Potenza del calcio e della poesia insieme, un quarto d’ora da giocare dopo diciassette giorni, ventidue ore e ventisei minuti di attesa, fanno in realtà di Virtus VeronaGubbio una delle partite più lunghe mai disputate. Generatrice di un’attesa angosciosa e divorante che gli umbri hanno sperimentato sobbarcandosi altri due giorni di trasferta con pernottamento in albergo lasciando a mister Torrente, 419 partite da difensore del Genoa, la definizione dell’inedito 8-1-1 con cui approntare le barricate allo stadio Gavagnin: un muro di terzinacci e mediani allenati a scaraventare palloni in zona-riflettori, oppure a servire un fantasista che potrebbe essere Alessandro Sbaffo, abile nel ciondolare palla al piede attirando il fallo di frustrazione dell’avversario. Con il solo obiettivo di trascinare le ostilità in modo indolore fino al liberatorio fischio finale.
Chissà quanto, sul fronte opposto della Virtus Verona, il fantasma di Osvaldo Soriano sta segretamente ispirando il mister Fresco che annuncia una mossa top-secret per ribaltare il risultato della partita sospesa. Qualcuno pensa a un giocatore di movimento schierato come portiere di riserva da inserire negli ultimi tre minuti, così da trasformare l’area del Gubbio in un manicomio di urla e calcioni distribuiti fra il vento e gli adduttori degli avversari. Il miglior omaggio possibile, sarebbe, a El Gato Diaz, l’estremo difensore dell’Estrella Polar a cui tocca opporsi, in quel mirabolante racconto, al «Rigore più lungo del mondo».