Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Mafia, il Viminale: rinforzi al Veneto

Il governo risponde all’appello del procurator­e capo Cherchi e del prefetto Zappalorto. Caso Eraclea sul tavolo Inchieste, processi e organici all’osso. Il ministro Lamorgese: più risorse e forze dell’ordine

- Zambon

DOLO (VENEZIA) La nascita del Centro di documentaz­ione e d’inchiesta sulla criminalit­à organizzat­a a Dolo, in Riviera del Brenta, culla della «quarta mafia d’Italia» è l’occasione per il procurator­e Cherchi e il prefetto di Venezia Zappalorto per lanciare l’ennesimo allarme sugli organici di forze dell’ordine e magistratu­ra impegnate con i processi monstre alla mafia veneta. E il ministro Lamorgese promette: «115 nuovi uomini alle forze dell’ordine e altri per i tribunali».

DOLO (VENEZIA) «A Roma non si sono accorti che il Veneto non è più quello degli anni Sessanta dove si andava a dormire con la porta di casa aperta» e, ancora, «Il Veneto è stato abbandonat­o dalle istituzion­i». Parole sferzanti, amare dal procurator­e capo di Venezia, Bruno Cherchi a proposito di mafia a Nordest e di un esercito, quello dei tribunali, che difende la linea Maginot della legalità senza uomini. Lo sfondo è quello di un Comune in mano ai Casalesi, Eraclea, a un passo dallo scioglimen­to per associazio­ne mafiosa ma anche della fungaia di infiltrazi­oni della ‘ndrangheta da Verona a Padova senza risparmiar­e nessuna provincia veneta.

L’assist a Cherchi, durante la presentazi­one del nuovo Centro di documentaz­ione e d’inchiesta sulla criminalit­à organizzat­a a Dolo, in Riviera del Brenta, era stato, poco prima, un intervento altrettant­o denso e per certi versi irrituale del prefetto di Venezia, Vittorio Zappalorto. «Se qualcuno mi avesse detto anni fa che nel cuore del Nordest ci saremmo trovati a parlare di criminalit­à organizzat­a l’avrei preso per pazzo - esordisce Zappalorto - e invece eccoci qui. I veneti li conosciamo, imprendito­ri, gente onesta che pensa solo a lavorare e magari va in giro con la macchina scassata per non dare troppo nell’occhio. Cos’è successo? Forse abbiamo continuato a pensare al Veneto come a un’isola felice coltivando per anni l’illusione della estraneità di questi territori ai fenomeni che già si manifestav­ano in Lombardia, Liguria, Emilia Romagna. Ma noi non siamo stati in grado di vedere o non abbiamo voluto vedere? Un’analisi sociologic­a degli ultimi 20 anni su cos’è successo alla nostra società, alla nostra economia, alle famiglie venete, servirà a spiegare l’infiltrazi­one della camorra e della ‘ndrangheta nel nostro territorio». Zappalorto seduto accanto al ministro dell’Interno Luciana Lamorgese che si dichiara «prefetto nell’anima» coglie l’occasione e scandisce: «Negli ultimi due anni abbiamo chiuso indagini complesse che hanno dato avvio a procedimen­ti penali imponenti per qualità e quantità di imputati. Il tutto a “invarianza

Lamorgese L’anno prossimo arriverann­o in Veneto altri 115 fra carabinier­i, poliziotti e GdF per potenziare le forze dell’ordine

Cherchi Abbiamo inchieste ferme per mancanza di personale amministra­tivo da utilizzare

di spesa”. Per portare a termine queste indagini, per raccoglier­e e catalogare prove e confeziona­re una mole ingente di atti prima dei processi non c’è stata alla procura di Venezia alcuna immissione di cancellier­i, collaborat­ori tecnologic­i, magistrati o forze dell’ordine in più eppure i processi sono in corso. Ma con un organico della magistratu­ra che è metà del necess ario. Mi ch iedo cosa p otremmo fare contro la criminalit­à organizzat­a ma anche comune con risorse adeguate». Se Zappalorto non le manda a dire, Cherchi, che rileva come i temi sul tavolo siano molteplici, dai legami con i territori d’origine dei mafiosi veneti alla scarsa partecipaz­ione popolare a fronte ad esempio del caso Eraclea, affonda il colpo: «Il Veneto è rimasto abbandonat­o dalle istituzion­i statali per la gestione dei magistrati. Abbiamo numeri simili a Milano e Bologna ma con organici inferiori che non sono stati adeguati. A Roma non si sono accorti che il Veneto non è più quello degli anni Sessanta dove si viveva con le porte aperte di notte. Prima ancora che di magistrati abbiamo bisogno di personale amministra­tivo con il risultato che ci sono inchieste bloccate. Il tribunale ha dovuto ricorrere all’applicazio­ne di colleghi per poter fare i processi per mafia. E serve l’attivazion­e non solo del governo nazionale ma anche di quello regionale. Intanto, nell’ultimo anno, sono stati 150 i provvedime­nti restrittiv­i messi in essere». Il ministro dell’ Interno non si sottrae all’appello pubblico di prefetto e procurator­e: «Ci vengono chiesti più uomini e più mezzi. Il provvedime­nto sulla giustizia penale approvato giovedì scorso ha visto il ministro Alfonso Bonafede parlare di aumenti di organici e certamente se la situazione in Veneto è così grave se ne terrà conto nell’assegnazio­ne di nuovo personale». E Lamorgese annuncia anche l’arrivo dei rinforzi sul fronte delle forze dell’ordine: 115 fra carabinier­i, poliziotti e finanzieri in regione il prossimo anno. L’altro grande tema è, poi, la relazione di Zappalorto in cui si chiede lo scioglimen­to per mafia del Comune di Eraclea. «Lì abbiamo un termine che è il 18 marzo, - spiega il ministro - mi prenderò il tempo necessario, ho già letto la relazione, adesso è all’esame degli uffici. Certo, sarebbe il primo qui sciolto per mafia. Ma c’è sempre una prima volta ed è un modo per sanificare un territorio, non va mai visto in negativo bensì come una ripresa del territorio secondo il principio di legalità». Una legalità difficile da inseguire, secondo Massimo Cacciari: «Ci confrontia­mo con una criminalit­à globale e per questo servono strumenti normativi adeguati. Va sorvegliat­o l’intero globo, aria, acqua e terra, altrimenti si incrociano i pirati. Serve una nuova forma di sovranità sovranazio­nale contro la criminalit­à organizzat­a che è una potenza mondiale». Un «momento delicato» per il deputato veneziano del Pd e componente della Commission­e Antimafia Nicola Pellicani: «In Veneto troppo a lungo è stata negata l’esistenza delle mafie, in particolar­e in provincia di Venezia, dove la camorra ha un radicament­o che risale ad alcuni decenni fa». Fra i presenti,anche il sottosegre­tario agli Interni Achille Variati che ha definito la mafia veneta «un iceberg» e ha ricordato come vada combattuta la solitudine degli imprendito­ri. E arriva anche un messaggio del ministro Federico d’Incà: «Il governo lotterà ogni giorno per la legalità e non abbasserà mai la guardia sui fenomeni criminali e sulle infiltrazi­oni malavitose nel territorio».

Zappalorto Stiamo lavorando con un personale ridotto del 50%, mi chiedo cosa potremmo fare con più risorse

Variati

La mafia qui è un iceberg, lo conosciamo ancora troppo poco. E si deve stare accanto agli imprendito­ri

 ?? (Foto Errebi) ?? Con il ministro A inaugurare il nuovo Centro di documentaz­ione sulle mafie in Veneto il ministro Luciana Lamorgese (al centro) e le autorità del territorio
(Foto Errebi) Con il ministro A inaugurare il nuovo Centro di documentaz­ione sulle mafie in Veneto il ministro Luciana Lamorgese (al centro) e le autorità del territorio
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy