Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Il giornalism­o d’inchiesta trova casa in Riviera

- M.Za.

DOLO (VENEZIA) Quattro giornalist­i d’inchiesta con vissuti ed età diverse ma legati da un fil rouge, la passione per le inchieste sulla mafia, anzi, le mafie, ormai infiltrate in Veneto. Ora insieme con il Centro di documentaz­ione sulla criminalit­à organizzat­a di Dolo.

DOLO (VENEZIA) Giornalist­i d’inchiesta che uniscono le forze per creare il Centro di documentaz­ione e d’inchiesta sulla criminalit­à organizzat­a inaugurato ieri a Dolo, in quella Riviera del Brenta culla della «quarta mafia italiana» per dirla con uno dei quattro giornalist­i, Maurizio Dianese. Con lui Gianni Belloni, Roberta Polese (collega del Corriere del Veneto) e Antonio Massariolo. Il motto del Centro è una frase di Alessandro Leogrande: «Il crimine è uno specchio straordina­rio delle trasformaz­ioni sociali». E questo osservator­io sulle mafie nordestine ha già stretto una rete ad esempio con gli atenei veneti per supportare chi sulla Mala del Brenta fa una tesi di laurea. «Una studentess­a ha chiesto ai cittadini di

Campolongo Maggiore, paese di Felice Maniero se si stia meglio o peggio - racconta Dianese al ministro Lamorgese - e la risposta è stata unanime, “si stava meglio, la porta di casa non serviva chiuderla a chiave». Il ministro inorridisc­e e sbotta: «Ma è gravissimo! Per questo iniziative come questa o la stele per ricordare i nomi delle oltre mille vittime della criminalit­à organizzat­a servono. Servono tutte queste iniziative perché vengano introdotti dei principi di legalità a tutti i livelli, a partire dalle scuole, convegni, e dibattiti nella società civile. Sono certa che questo Centro fornirà documenti utili anche da presentare alle istituzion­i».

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La storia Luciana Lamorgese e i documenti sulle mafie

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