Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
«Dalla sanità, alle opere fino alle Olimpiadi Zaia è imbattibile»
«Una bella sconfitta, questa, per il Pd. Se tra i consiglieri regionali, gli amministratori, i parlamentari, i militanti, non ne hanno uno da candidare a presidente della Regione significa che se la passano veramente male».
Massimo Bitonci, deputato della Lega, ex sottosegretario all’Economia, ma soprattutto ex sindaco di Padova, conosce bene Arturo Lorenzoni: due anni fa, con la sua Coalizione Civica, l’oggi vicesindaco della città del Santo fu determinate per sbarrargli la via del ritorno a Palazzo Moroni.
«Nulla di personale contro di lui, però è un fatto che dietro a Lorenzoni, il professore universitario borghese e cattolico, ci siano l’estrema sinistra e i centri sociali». Lui sostiene che è un’accusa «semplicemente ridicola».
«Lo vada a chiedere ai padovani. I radical chic della città lo hanno votato perché affascinati dai professori, i liberi professionisti, gli intellettuali illuminati... poi si sono ritrovati in consiglio comunale Daniela Ruffini di Rifondazione Comunista. Penso che Lorenzoni sia stato scorretto al riguardo ma immagino che alle Regionali riproporrà lo stesso schema. Dubito che i veneti ci ricascheranno».
Resta il fatto che gli avversari di Zaia stanno costruendo qualcosa di mai visto pri
ma, no?
«Non si tratta di strategia, ma di scelta obbligata. Il Pd non aveva nessuno da candidare ed è andato a pescare tra i “civici”. E ora dice agli elettori: io non mi fido dei miei, però votateli. Mah! Dopo di che possono inventarsi ciò che vogliono, Luca Zaia resta imbattibile». Da leghista, non può dire altro.
«Non lo dice Bitonci, lo dicono le classifiche di gradimento che lo vedono in testa da anni, un consenso più che consolidato, granitico».
Lorenzoni dice che è il frutto delle abilità comunicative di Zaia, «una cornice senza dipinto». «Ricordo la sanità d’eccellenza certificata dal ministero, la Pedemontana, le Olimpiadi. Questa sarebbe solo cornice? Sono stato sottosegretario all’Economia, conosco i bilanci delle Regioni e le difficoltà che attanagliano gli amministratori. Le assicuro che in Veneto, con i soldi a disposizione, si fanno miracoli, altroché. Anche perché qui, a differenza che in Emilia Romagna, la Regione non applica l’addizionale Irpef». Andrete da soli?
«I sondaggi dicono che potremmo ma a decidere saranno Salvini, Meloni e Berlusconi». I Cinque stelle vi preoccupano?
«Credo che le Regionali decreteranno la loro estinzione in Veneto, finiranno drenati proprio da Lorenzoni & co.». E il Partito dei Veneti?
«Sono uno degli esponenti della Lega storicamente più vicini a quella sensibilità, prova ne sia che Cittadella ospita da anni la festa del Popolo Veneto. Ma certi movimenti avevano senso nell’Europa di vent’anni fa, in quella di oggi occorrono partiti forti, in grado di difendere l’Italia sullo scacchiere internazionale. I venetisti rischiano di essere residuali». Loro punteranno sull’autonomia.
«E allora facciano votare Zaia. Nessuno, più di lui, si sta battendo per conquistarla».
Estrema sinistra
Dietro Lorenzoni, il professore universitario, borghese e cattolico, ci sono i centri sociali e l’estrema sinistra. A Padova gli elettori lo sanno bene