Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Reyer, ciclo magico «E ora l’Eurolega»

La Coppa Italia va alla squadra di De Raffaele

- di Serena Spinazzi Lucchesi

Un’epoca da ricordare. Lo dice e lo ripete Walter De Raffaele e ha ragione da vendere. Questa è l’era della «grande Reyer», una squadra capace di inanellare un trofeo all’anno in quattro stagioni.

A dispetto di tutto, dei pronostici e dei riflettori puntati altrove: così è arrivata la Coppa Italia vinta dall’Umana Reyer, domenica contro Brindisi. Alla Vitrifrigo Arena di Pesaro i giocatori orogranata si sono presentati quasi da outsider, nonostante lo scudetto cucito sulle maglie. Da ottavi, qualificat­i per il rotto della cuffia, e con il peso delle passate sette edizioni sfortunate, tutte concluse alla prima partita. «Ma proprio per questo avevamo l’animo leggero», ricorda De Raffaele. Pochi avrebbero scommesso su Venezia alla vigilia. Con quel tabellone da brividi, poi. E invece una dopo l’altra le grandi favorite sono cadute sotto le magie di Austin Daye (mvp del torneo) e compagni: prima la Virtus Bologna di Teodosic, poi l’Armani Milano di Rodriguez. E infine l’Happy Casa del veneziano Frank Vitucci. «Vincere la Coppa Italia è qualcosa di molto particolar­e. Forse non abbiamo ancora realizzato del tutto cosa abbiamo fatto. Ma le sensazioni sono bellissime», commenta il tecnico più vincente del basket italiano degli ultimi cinque anni.

Vincente ma snobbato. Eppure è sua la firma sui due scudetti vinti nel 2017 e 2019, sulla Fiba Europe Cup del 2018 e, appunto, sulla Coppa Italia di questo 2020. Una firma indelebile, su un’altra pagina che rimarrà scolpita negli annali del basket. «Dobbiamo godere di quest’epoca.

Abbiamo ottenuto questi risultati in quattro-cinque anni grazie al lavoro straordina­rio di tutti, a partire dalla conferma del gruppo. Le critiche per questo non sono mancate», ricorda De Raffaele pensando ai risultati non brillanti in campionato che hanno portato qualche tifoso addirittur­a a chiedere la sua testa. «Purtroppo certe critiche gratuite fanno parte della cultura sportiva, soprattutt­o qui in Italia». Ma allenatore, società e giocatori hanno fatto quadrato: «Questo è un gruppo solido, unito. E’ una squadra che mi porterò dentro». Il sogno a questo punto è l’Europa. Ma quella delle big, cioè l’Eurolega. In questa stagione dalle mille facce la Reyer, pur stentando in campionato, ha marciato a passo spedito in EuroCup, la coppa che può considerar­si l’anticamera dell’Eurolega. Chiuso il girone da capolista, quasi da imbattuta, adesso Venezia si gioca l’accesso ai playoff contro Brescia. Passato lo scoglio tutto potrebbe accadere.

«Vogliamo giocarci le nostre chance fino in fondo. La palla è rotonda, vedremo cosa succederà». Parlando di sogni, è indubbio che nel cuore di De Raffaele un angolino sia riservato alla maglia azzurra. Mai premiato dagli addetti ai lavori, nonostante le vittorie, il suo nome non è neppure mai figurato tra i papabili ct. «I premi li danno gli altri, io per fortuna ho davvero poche persone da ringraziar­e. Penso a Luigi (Brugnaro) e a Federico (Casarin). Sono felice per loro. La Nazionale? Attualment­e è guidata da un allenatore molto valido, ma è ovvio che il fascino della maglia azzurra è impagabile».

Walter De Raffaele Questa squadra è molto unita e solida dentro: è un’esperienza che porterò dentro a lungo

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Walter De
Raffaele, 51 anni, capo allenatore della
Reyer Venezia dal 2016
Al timone Walter De Raffaele, 51 anni, capo allenatore della Reyer Venezia dal 2016

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