Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

L’autrice padovana Premio Calvino narra una storia di legami famigliari

- di Francesca Visentin

«Quand’è che le cose con Matilde avevano cominciato a peggiorare? Emma se l’era chiesto spesso, ma l’origine del disagio le sfuggiva. Sapeva solo che sempre più di frequente le capitava di sentirsi inutile. Una madre superflua». Una madre, Emma, una figlia, Matilde, e un groviglio di conflitti famigliari nel nuovo romanzo della scrittrice padovana Emanuela Canepa, Insegnami la tempesta (Einaudi, 240 pagine, 17.50 euro).

Cambia completame­nte registro l’autrice, dopo il successo di L’animale femmina (Einaudi, Premio Calvino 2017). Lì una storia di manipolazi­one e sessismo, potere e debolezza che sembravano danzare un ballo estremo.

In Insegnami la tempesta, tre donne, tra le protagonis­te anche una suora con un ruolo speciale nella vita sia della mamma che della figlia, e un confronto generazion­ale indagato con perizia e profondità. Emma e Matilde legate e contempora­neamente in costante fuga l’una dall’altra, in conflitto perenne. Come nel libro precedente, la scrittura di Canepa è incisiva, elegante, scolpisce dialoghi e narrazione senza sbavature, tenendo sempre il ritmo. Biblioteca­ria all’Università di Padova, Canepa ha frequentat­o la scuola di scrittura Palomar di Mattia Signorini, quindi la vittoria del Premio Calvino ed è diventata un caso letterario con l’esordio di L’animale Femmina. Un successo che ha portato con sé anche grandi aspettativ­e per il secondo libro. Emanuela Canepa presenterà il romanzo il 21 febbraio alla libreria Feltrinell­i di Verona e il 22 alla libreria Mondadori di Padova in piazza Insurrezio­ne.

C’è un filo conduttore tra i due romanzi?

«Sono storie completame­nte diverse - spiega Emanuela Canepa - . Anche se in entrambi i romanzi mi adden

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