Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
L’autrice padovana Premio Calvino narra una storia di legami famigliari
«Quand’è che le cose con Matilde avevano cominciato a peggiorare? Emma se l’era chiesto spesso, ma l’origine del disagio le sfuggiva. Sapeva solo che sempre più di frequente le capitava di sentirsi inutile. Una madre superflua». Una madre, Emma, una figlia, Matilde, e un groviglio di conflitti famigliari nel nuovo romanzo della scrittrice padovana Emanuela Canepa, Insegnami la tempesta (Einaudi, 240 pagine, 17.50 euro).
Cambia completamente registro l’autrice, dopo il successo di L’animale femmina (Einaudi, Premio Calvino 2017). Lì una storia di manipolazione e sessismo, potere e debolezza che sembravano danzare un ballo estremo.
In Insegnami la tempesta, tre donne, tra le protagoniste anche una suora con un ruolo speciale nella vita sia della mamma che della figlia, e un confronto generazionale indagato con perizia e profondità. Emma e Matilde legate e contemporaneamente in costante fuga l’una dall’altra, in conflitto perenne. Come nel libro precedente, la scrittura di Canepa è incisiva, elegante, scolpisce dialoghi e narrazione senza sbavature, tenendo sempre il ritmo. Bibliotecaria all’Università di Padova, Canepa ha frequentato la scuola di scrittura Palomar di Mattia Signorini, quindi la vittoria del Premio Calvino ed è diventata un caso letterario con l’esordio di L’animale Femmina. Un successo che ha portato con sé anche grandi aspettative per il secondo libro. Emanuela Canepa presenterà il romanzo il 21 febbraio alla libreria Feltrinelli di Verona e il 22 alla libreria Mondadori di Padova in piazza Insurrezione.
C’è un filo conduttore tra i due romanzi?
«Sono storie completamente diverse - spiega Emanuela Canepa - . Anche se in entrambi i romanzi mi adden