Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Morti bianche: guerra sui dati Regione-Cgil
Zaia: «Trend in miglioramento ma c’è ancora molto da fare»
VENEZIA Lo spartiacque per l’emergenza morti bianche, in Veneto, porta una data, il 13 maggio
2018, e ha il volto dei quattro operai travolti dall’inferno dell’acciaio fuso alle Acciaierie Venete. Due di loro sono morti pochi mesi dopo, gli altri porteranno per sempre i segni della tragedia. Da allora è nato un tavolo regionale con Inail, sindacati e associazioni di categoria. Il tavolo si è riunito ieri a Palazzo Balbi ma l’esito di un incontro definito costruttivo da tutte le parti in causa è sfociato in una querelle sui numeri. La Regione dice che nel 2019 sono state 21 le morti bianche, i sindacati e l’Inail 57. Chi ha ragione?
Andiamo con ordine. «Il trend rilevato dagli Spisal del Veneto nell’ultimo quadriennio scrive Palazzo Balbi in una nota - evidenzia una flessione dalle 52 morti sul lavoro del 2015 alle
21 del 2019. In particolare l’andamento calante appare più evidente nell’ultimo biennio, con una netta riduzione degli infortuni letali in agricoltura». E, infatti, Maurizio Antonini, direttore di Cia Veneto dice: «Il settore agricolo, uno dei più colpiti, tra 2018 e 2019 ha visto scendere i morti da 19 a 7. All’incontro era presente anche il governatore Luca Zaia che chiosa: «In questi venti mesi è stato fatto un grande lavoro per potenziare gli organici degli Spisal per investire in formazione e prevenzione. Molto resta ancora da fare, ma intanto registriamo con favore che il trend delle morti in azienda o nei cantieri è negativo».
A stretto giro la Cgil ha diramato una nota al vetriolo firmata dal segretario Christian Ferrari:«Davvero fuori luogo il trionfalismo di Zaia: i numeri sono quasi il triplo di quelli forniti dalla Regione. Gli incidenti mortali sul lavoro in
Veneto sono stati 57 nel 2019. Se si considerano anche quelli in itinere si arriva a 98». La Cgil cita come fonte l’Inail e la direttrice dell’Istituto in Veneto, Daniela Petrucci conferma citando, per altro, anche il bollettino trimestrale nazionale Inail: «Ci risultano nel 2019 98 morti sul lavoro di cui in itinere, cioè lungo il percorso casa-lavoro 41, altrettanti sul luogo di lavoro e 16 sulla strada ma per quei lavoratori come i camionisti per cui la strada è luogo di lavoro. Il totale è 57». A svelare il mistero è il dottor Michele Mongillo in forze alla direzione Prevenzione con il compito di coordinare gli Spisal territoriali: «Il dato secco è sempre suscettibile di modifiche, soprattutto quello dell’anno appena concluso perché ci sono casi che si confermano come incidenti sul lavoro dopo indagini che possono durare anche un anno. L’abbiamo spiegato al tavolo con i sindacati. Noi abbiamo i numeri che arrivano dai singoli Spisal. Abbiamo già avviato una verifica per capire se qualche caso è sfuggito ma possono esserci altre spiegazioni. Lo Spisal interviene quando c’è un datore di lavoro che può aver violato una norma, un lavoratore autonomo, ad esempio, può incorrere in un incidente che non ci viene segnalato. Il dato davvero positivo è il trend in diminuzione negli ultimi quindici anni». Polemica, poi, anche sul rinforzo degli Spisal. La Regione annuncia di essere a metà percorso: risultano assunti 32 nuovi tecnici della prevenzione (sui 30 previsti) e avviati i concorsi per assumere altri 51 tecnici della prevenzione e 18 medici del lavoro «al fine di garantire il turnover». Proprio su questo la Cgil polemizza: «Di fatto sono solo 8 gli uomini in più». «Entro l’anno si chiuderanno i concorsi e gli organici saranno completati» risponde l’assessore alla Sanità Manuela Lanzarin. Apprezzamento (unanime infine) sulla scelta di destinare i 3 milioni di multe elevate da Spisal alle Ulss sul capitolo prevenzione.