Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Il sindaco Brugnaro apre alla cordata dei veneti «Si mettano d’accordo e nasce qualcosa di bello»
I primi contatti ci sono stati durante l’estate, poco dopo la nascita di «Ponte della Libertà», la società guidata dal manager vicino alla famiglia Benetton Gianni Mion che vuole comprare il calcio Venezia e costruire lo stadio nuovo. «Il nostro compito è trovare investitori, non abbiamo la capacità finanziaria per fare l’operazione da soli», si affretta a precisare il presidente di Edizione Holding.
Qualcosa però si sta muovendo tanto che anche il sindaco Luigi Brugnaro non nasconde la soddisfazione: «Mi sembra che stia nascendo qualcosa di bello, finalmente c’è qualcuno che sta lavorando per rilanciare la città mettendo dei soldi, lanciamo un appello: che ne arrivino tanti». L’operazione sembra comunque essere in fase embrionale anche perché finora Ponte della Libertà non ha presentato soggetti interessati al Venezia a stelle e strisce. «Stiamo studiando se sia possibile dare una chance alla città, grazie a un progetto che sia attraente per gli investitori», specifica l’avvocato Alessandro
De Nicola. Affermazioni che in parte contraddicono la «fretta» di Mion di presentare il progetto definitivo dello stadio nuovo di Tessera (su cui si basa tutta l’operazione sportiva e immobiliare) entro marzo. La presentazione infatti deve avvenire assieme alla società sportiva, con cui deve essere trovata un’intesa (ancora lontana per mancanza investitori). Non è un caso che il sindaco sottolinei come «il mio riferimento, è sempre il calcio Venezia, se vogliono fare accordi con altri privati per me va bene».
La notizia è deflagrata ieri, anche per la composizione della srl, che mette insieme banchieri (Giovanni Bossi, ex amministratore delegato di Banca Ifis e Aldo Santi, ex dirigente di Veneto Banca), manager (il presidente di Atlantia Fabio Cerchiai, il socio fondatore di Ergo Sport Antonio Marchesi, l’ad di Ovs Stefano Beraldo, il direttore della holding della Mobilità del Comune di Venezia Giovanni Seno), professionisti (l’avvocato dello studio legale Orrick Alessandro De Nicola, il presidente nazionale dell’ordine dei commercialisti Massimo Miani, l’ex Publitalia Miriam Dissegna) e il giornalista direttore del quotidiano Il Gazzettino Roberto Papetti. «È opportuna la presenza in questa società del direttore di un giornale della nostra città e del direttore generale di un grande azienda pubblica?», si domanda l’esponente di Articolo Uno Michele Mognato. «Come può un giornalista, diventato parte in causa in un progetto con rilevanti ricadute economiche sul territorio, rispettare l’obbligo professionale di essere e apparire libero e indipendente?», si chiedono Ordine e sindacato dei giornalisti del Veneto. Prese di posizioni che hanno spinto Papetti a comunicare al presidente Mion l’uscita dalla società. «Avevo accettato di far parte di Ponte della Libertà con spirito di servizio e nell’intento di mettermi a disposizione del territorio, senza alcun fine di lucro — spiega il direttore — Vedo che questa mia scelta ha suscitato invece polemiche e incomprensioni». Un freno alle polemiche, soprattutto per la presenza del direttore di Avm Seno, lo mette il sindaco: «Sono iniziative private, uno dei suoi soldi può fare quello che vuole, non vedo nessun conflitto di interessi, sono persone che hanno provato a dare una mano al Venezia, poi che vada in porto o no, questa è un’altra cosa — sottolinea Brugnaro — Siamo nel ventunesimo secolo, bisogna operare all’interno dei limiti fissati dalla legge, ma ben venga che qualcuno tiri fuori qualche soldino». Agli undici soci, dieci dopo l’uscita annunciata di Papetti (entrati con quote diverse — Mion e De Nicola hanno entrambi il
26,29 per cento, gli altri tra il
5,25 e il 7,89 — per un capitale sociale complessivo di 200 mila euro) presto si aggiungerà una Banca d’affari per finanziare le ulteriori operazioni. Nel frattempo Ponte della Libertà
ha già fatto la «Due diligence» approfondendo dati e informazioni relative alla società. Perché più che il Venezia gli investitori puntano sullo sviluppo immobiliare del «Quadrante di Tessera», la zona di fronte all’aeroporto dove oltre all’impianto sportivo potrà essere realizzato un albergo, un’area retail e parcheggi garantendo la sostenibilità economico-finanziaria dell’operazione.
«Il Comune ha fatto tutto quello che poteva fare, approvando la pubblica utilità dello stadio — spiega Brugnaro — Adesso basta che presentino i progetti e titoli edilizi, se devono trovare investitori siamo pronti a cambiare il progetto. Noi aiuteremo in tutti i modi il calcio Venezia a realizzare una cosa che la città attende da tempo, ma io i compiti per casa li ho fatti, è tutto pronto e approvato». Poi chi lo farà poco importa a Ca’ Farsetti: «Chiunque lo faccia non ci interessa, il Comune ha il vantaggio che venga costruito lo stadio».
Si sfila il direttore del Gazzettino. Polemiche per la presenza del manager pubblico Seno