Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Chiericati, ricorso per riaprire il cantiere

- G.M.C.

VICENZA Lavori sospesi e ricorso già in partenza. Al posto di impalcatur­e e operai, a Palazzo Chiericati vanno in scena gli avvocati. Il cantiere da 2,5 milioni per il restauro dell’ala Ottocentes­ca avviato il mese scorso è infatti congelato e il Comune, ora, prova a porre rimedio. L’amministra­zione comunale ha infatti avviato un’azione congiunta con la Provincia presentand­o ricorso in appello al Consiglio di Stato contro l’ordinanza promulgata lo scorso 5 febbraio dal Tar (Tribunale amministra­tivo regionale) di Venezia e con la quale i giudici della laguna hanno decretato la sospensiva dell’affidament­o della direzione dei lavori di cantiere. Con la mossa avviata dalle due avvocature, gli enti puntano a ottenere uno stop alla sospensiva, che potrebbe così far ripartire i lavori all’edificio di piazza Matteotti, ad oggi sono fermi: «Non possiamo far avanzare il cantiere vero e proprio – dichiara l’assessore ai Lavori pubblici, Matteo Celebron – anche se stiamo cercando di approfondi­re la normativa per capire se ci sono possibilit­à. In ogni caso, le uniche attività che possono procedere sono le indagini di carattere archeologi­co». La speranza degli enti locali è quella di riavviare il cantiere senza attende il prossimo 6 maggio, quando è prevista l’udienza con la quale i giudici del Tar veneto si esprimeran­no nel merito del ricorso presentato dall’architetto Emilio Alberti. È la sua azione legale, infatti, la prima mossa della battaglia legale nata sul cantiere di restauro della sede dei musei civici, l’ultimo di una lunga serie iniziata nel

2009. Alberti ha contestato l’affidament­o della direzione dei lavori – per un importo di

108 mila euro – all’architetto veneziano Eugenio Vassallo, vincitore del bando di gara indetto dalla Provincia e al quale Alberti è giunto secondo. In sede di ricorso al Tar, l’architetto vicentino ha chiesto e ottenuto la sospensiva dell’aggiudicaz­ione a Vassallo e da qui, dunque, nasce lo stop ai lavori, che il Comune prova a superare appellando­si al Consiglio di Stato.

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