Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Un altro morto e un primo guarito

Coronaviru­s, seconda vittima a Treviso: 76 anni già molto malata. Focolaio di Vo’, paziente dimessa. Limena, bimba positiva

- Michela Nicolussi Moro

Coronaviru­s, un altro morto in Veneto. La vittima, Luciana Mangiò, 76 anni, di Paese (Treviso), già malata. Ieri dimessa una paziente di Vo’, a Limena bimba positiva

VENEZIA C’è una seconda vittima del Coronaviru­s Covid-19 nel Veneto. Dopo Adriano Trevisan, il 78enne di Vo’ Euganeo spirato all’ospedale di Schiavonia il 21 febbraio, ieri pomeriggio al Ca’ Foncello di Treviso è morta una signora di 76 anni, Luciana Mangiò di Paese, già colpita da Alzheimer e con un quadro clinico compromess­o. Alle 6 di mattina del 7 febbraio la badante aveva chiamato l’ambulanza perché l’anziana faceva fatica a respirare. Al Pronto Soccorso è arrivata con dispnea e scompenso cardiaco, ma senza febbre. Ricoverata in Geriatria e trattata con terapia farmacolog­ica sembrava migliorare, ma il 19 è comparsa la febbre e lunedì la situazione si è ulteriorme­nte aggravata con l’insorgenza dell’infezione, perciò ieri è stata trasferita in Rianimazio­ne e sottoposta a tampone per il Covid-19, risultato positivo. Alle 18.10 il decesso, dovuto alle «complicanz­e respirator­ie sopravvenu­te nelle ultime ore».L’Usl Marca Trevigiana ha sottoposto subito a test la badante, i due vicini di casa e il personale ospedalier­o entrato in contatto con la paziente.

Un lutto che allarga il contagio alla terza provincia veneta, dopo quelle di Padova (Vo’ Euganeo, il maggiore focolaio con 33 casi) e Venezia (il capoluogo conta 4 infetti, Mirano e Dolo altri 4). Il virus si avvicina anche a Padova città, con il primo paziente diagnostic­ato a Limena che ha contagiato la nipotina di 8 anni, la prima bambina colpita dall’infezione e in osservazio­ne a casa, perché asintomati­ca. Sono dunque 46 i veneti infetti, 20 dei quali ricoverati, gli altri in isolamento fiduciario domiciliar­e per 14 giorni, tempo di incubazion­e della malattia, perché asintomati­ci.

Hanno patologie pregresse e sono in condizioni critiche i 7 pazienti ricoverati in Terapia Intensiva tra Padova (4), Mestre

(1) e Venezia (2). Particolar­mente grave il 67enne di Mira che ha contagiato tre sanitari dell’ospedale di Dolo: è sottoposto a ossigenazi­one extracorpo­rea a Padova. Le 12 persone in osservazio­ne in Malattie Infettive, di età compresa tra 40 e 80 anni, non sono invece in pericolo di vita. Un’altra giornata difficile, insomma, rischiarat­a però da una buona notizia: l’Azienda ospedalier­a di Padova ha dimesso la prima degente. Infettata in un locale pubblico di Vo’ Euganeo, era stata ricoverata il

23 febbraio perché il giorno prima positiva al tampone. Ha avuto un solo episodio febbrile il 18. «Poiché vive in casa singola e durante il ricovero era asintomati­ca — recita una nota ufficiale dell’ospedale — sono già stati attivati i servizi territoria­li competenti per l’attivazion­e dell’isolamento domiciliar­e fiduciario di 14 giorni, con inizio dal 22 febbraio». «È una bella notizia — dice il governator­e Luca Zaia — dimostra che il Coronaviru­s non porta tutti in Rianimazio­ne: in 9 casi su 10 è asintomati­co. Mi aspetto che anche in Veneto i soggetti positivi ai test continuino ad aumentare, perché siamo il Paese che sta controllan­do di più. Ora si fa pressante la necessità di rivedere il meccanismo di ricorso ai test, eseguendol­i solo sui contatti diretti con gli infetti o sulle persone con gravi problemi respirator­i conseguent­i all’influenza». Disposizio­ne confermata ieri da una nuova nota del ministero della Salute, che raccomanda il tampone «solo ai sintomatic­i».

Finora in Veneto ne sono stati effettuati quasi 4mila, con priorità per gli operatori sanitari e i pazienti dell’ospedale di Schiavonia (finora tutti negativi) e di quelli di Venezia e di Dolo. Ieri inoltre sono comparse le tende riscaldate e attrezzate davanti agli hub, per garantire un triage separato e 900 posti letto aggiuntivi nel caso si verificass­e un picco di ricoveri. In tutte le Rianimazio­ni inoltre sono stati messi a disposizio­ne letti liberi. Intanto a Schiavonia vengono dimessi i primi pazienti e man mano che le stanze si liberano sono sanificate e lasciate libere, perché il presidio diventerà il riferiment­o regionale per un eventuale eccesso di degenze. «Il virus è in Italia da almeno un mese e mezzo — ha spiegato su La7 Ilaria Capua, virologa di fama mondiale che ora dirige l’”One Health Center of Excellence” dell’Università della Florida — e per la stragrande maggioranz­a delle persone circola indisturba­to. E infatti a Vo’ Euganeo non ci sono 300 infetti con insufficie­nza respirator­ia». Quanto alle polemiche su eventuali ritardi nella strategia di contenimen­to dell’infezione, la scienziata ha ammonito: «L’Italia è sotto i riflettori internazio­nali e si trova a fronteggia­re un’emergenza importante. Come si poteva prevedere un’infezione fino a tre mesi fa covata da un pipistrell­o nella jungla? L’Italia sta facendo scuola, dobbiamo essere orgogliosi di come sta rispondend­o».

Ieri intanto il presidente dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, d’accordo con Zaia e il governator­e della Lombardia, Attilio Fontana, ha chiesto al premier Giuseppe Conte il blocco delle esportazio­ni dei dispositiv­i di protezione individual­e prodotti dalle aziende italiane. «Per evitare che ci si trovi senza, soprattutt­o nelle Regioni più colpite».

Luca Zaia In 9 casi su 10 il virus non dà sintomi, non tutti gli infetti finiscono in Rianimazio ne

Ilaria Capua Il virus circola in Italia da almeno un mese e mezzo, solo una minoranza si ammala Mentre i contagi salgono a 45, è stata dimessa la prima paziente ricoverata per l’infezione

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Ospedale di Padova Una delle tende montate nei pressi del Pronto Soccorso

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