Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Burioni contro lo spritz gratis a San Marco
L’aperitivo in piazza San Marco (gratis) «per ripartire» fa infuriare il virologo Roberto Burioni che twitta: «La gente deve stare a casa, altrimenti chi riparte è il virus».
VENEZIA «Aperitivo in piazza San Marco per ripartire. Ma lo avete capito che la gente deve stare a casa, altrimenti quello che riparte è il virus?». Un tweet del virologo Roberto Burioni ieri ha gelato l’iniziativa dell’associazione Piazza San Marco, caffè e negozi del salotto pregiato di 80 metri per 175 alquanto disabitato in questi giorni.
Per tirare su il morale, martedì era partita l’iniziativa «Piazza San Marco siete voi, l’aperitivo l’offriamo noi»: dalle 17 alle 20, con 16 euro si hanno due spritz al costo di uno nei tavoli esterni (senza sovrapprezzo) al Florian, Lavena, Quadri, Aurora, Chioggia e alla gelateria Al Todaro e per ogni drink acquistato uno viene offerto. Al lancio si sono presentati in duecento e ieri si è fatto il bis.
Burioni ha bocciato. «Ci spiace - chiarisce Claudio Vernier, titolare del Todaro e presidente dell’associazione – ma noi abbiamo rispettato tutte le disposizioni: distanza tra i tavolini, drink all’aperto. Non lo facciamo per guadagnare, perché battiamo scontrini da 250 euro al giorno che non coprono in minima parte i 5.500 euro di costi che abbiamo quotidianamente. Lo facciamo per infondere speranza e fiducia alla città. Se poi non possiamo neanche lavorare e dobbiamo chiudere, lo dicano: ci adegueremo».
Burioni la mette in questi termini: «Mi spiace molto che qualcuno debba avere un danno economico e penso che lo Stato debba aiutarli ma in questo momento qualsiasi attività umana avvantaggia il virus: se le persone stanno vicine a meno di un metro di distanza possono contrarre la malattia». Dunque lavorare fa male? «Bisogna distinguere le cose indispensabili da quelle di cui si può fare a meno» puntualizza il microbiologo. «Adesso, stiamo a casa. Poi, quando il virus sarà stato fermato, per rifarci potremo andare tutte le sere e bere con moderazione uno spritz. Magari pagandolo doppio. Io li capisco ma è un sacrificio che si chiede in nome di un bene superiore».
Di fatto, la piazza sta già sperimentando un’apertura a mezzo servizio. Ieri all’ingresso del Florian è comparso il cartello che informa che l’orario si è ridotto: dal lunedì al giovedì dalle 12 alle 19, dal venerdì alla domenica orario 1020. «Per evitare delle misure drastiche, il Florian si sta ristrutturando per garantire continuità ai dipendenti e allo staff – spiega la responsabile del marketing Cristiana Rivolta – insieme agli 80 dipendenti abbiamo concordato questa strategia. Tutti lavoriamo da anni, abbiamo un forte legame con l’azienda; aver aderito alle iniziative dell’aperitivo testimonia quanto vogliamo essere presenti e quanto crediamo nel messaggio di positività».
La riduzione d’orario è il modo più indolore per contenere i costi. Quello più doloroso, invece, è stata a mancata assunzione di circa 200 lavoratori stagionali che, insieme ai 300 fissi, costituiscono il personale dei caffè storici della piazza. «Anch’io ho dimezzato: otto persone invece di sedici dalle 8,30 alle 19 – annuisce Vernier – smaltimento ferie arretrate e permessi. Non è giusto ma è l’unico modo per garantire stipendio pieno a marzo. La verità è che bisognerebbe avere accesso alla cassa integrazione in deroga...». La gioielleria Tokatzian ha clienti da tutto il mondo, pezzi favolosi, storia e prestigio. «Non entra nessuno da giorni scuote la testa il titolare, Setrak Tokatzian – ci facciamo un punto d’onore nel restare sempre aperti. Però ora chiediamo misure di sostegno: la politica non sta difendendo l’onore dell’Italia, che fa da capro espiatorio dell’Europa per il contagio. Ci trattano tutti da appestati».
Per accaparrarsi gli ultimi modelli di borse e accessori Longchamp, fino a novembre bisognava fare un corpo a corpo con le giovani turiste orientali. «Abbiamo mandato un dipendente su sette in smaltimento ferie – spiega il direttore, Davide Montanari – vogliamo tenere aperto ma ci sentiamo sospesi in un’altra dimensione, senza certezze. Non possiamo tenere duro per sempre».