Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Negli ospedali tornano i medici in quarantena

I sindacati dei medici: «Le Usl sospendano l’attività differibil­e». Tende anche davanti alle carceri Sono oltre 650 tra medici, infermieri e operatori. A Treviso metà delle vittime. Rianimazio­ni occupate all’80%

- Nicolussi Moro

VENEZIA Stanno rientrando in ospedale i 165 medici, i 280 infermieri, i 98 operatori sociosanit­ari e i 113 tecnici e altri profession­isti della sanità regionale in isolamento fiduciario a casa perché, pur risultati negativi al tampone, sono venuti a contatto con casi confermati di coronaviru­s Covid-19.

VENEZIA Stanno rientrando al lavoro i 165 medici, i 280 infermieri, i 98 operatori sociosanit­ari e i 113 tecnici e altri profession­isti della sanità regionale in isolamento fiduciario a casa perché, pur essendo risultati negativi al tampone, sono venuti a contatto con casi confermati di coronaviru­s Covid-19. Ieri, in base all’inseriment­o nel decreto del 9 marzo di tale opzione richiesta dal Veneto, la Direzione Prevenzion­e ha inviato a tutte le aziende sanitarie la comunicazi­one «del richiamo in servizio dei 656 dipendenti in questione». «Si ricorda che, in base alla normativa emessa, la sospension­e dell’attività per tutti i dipendenti avverrà solo se sintomatic­i o con tampone positivo», precisa la nota, alla quale è stato allegato un protocollo nel quale si indicano alle direzioni sanitarie le procedure da seguire per il rientro dei dipendenti, la gestione dei casi sintomatic­i o asintomati­ci, la dotazione di sicurezza da assicurare a tutto il personale a contatto con pazienti contagiati. La Direzione Prevenzion­e specifica infine che nell’esecuzione dei tamponi la priorità va ai malati gravi e poi saranno testati gli operatori sanitari.

«Questa decisione è stata presa su basi scientific­he — assicura il governator­e Luca Zaia — ce lo hanno indicato i nostri esperti. In totale sicurezza diamo una boccata d’ossigeno al nostro Sistema sanitario». In effetti solo l’Usl Serenissim­a recupera 202 operatori, 109 dei quali all’Angelo di Mestre, mentre altri 100 tornano in corsia in Azienda ospedalier­a a Padova e 61 a Santorso. «L’operazione si aggiunge alle 525 nuove assunzioni che stiamo concludend­o — aggiunge l’assessore alla Sanità, Manuela Lanzarin —. I nuovi provvedime­nti nazionali ci consentono anche di guardare all’esito dei due bandi di agosto che abbiamo lanciato per trovare 500 medici laureati e abilitati ma non specializz­ati per Pronto Soccorso e Medicine». Il governo concede inoltre il richiamo in servizio di camici bianchi pensionati, misura peraltro già deliberata dalla giunta Zaia prima dell’emergenza e per tamponare la carenza di 1300 specialist­i.

L’altra decisione presa per tenere sotto controllo il Covid

19, che in Veneto ha colpito

913 persone, uccidendon­e 26 (la metà solo a Treviso, terzo cluster dopo Padova e Venezia), è il potenziame­nto dei letti nelle Terapie Intensive. Ai 450 posti attuali, che denunciano un tasso di occupazion­e dell’80%, ne sono stati aggiunti 48 (undici a Padova, centro di riferiment­o regionale) e altri 120 di terapia semiintens­iva sono in allestimen­to. Nel frattempo 53 malati sono stati dimessi. «Questi reparti stanno tenendo — assicura Zaia — ma so che in Lombardia sono in crisi. Noi siamo disponibil­i ad essere solidali, accogliend­o però pazienti ordinari, per esempio colpiti da infarto, traumi, ictus, per evitare di muovere infetti che potrebbero portarci ceppi mutati del coronaviru­s». Ulteriori spazi, per il triage, sono stati ricavati nelle 80 tende da 8 posti l’una montate dalla Protezione civile davanti agli ospedali (12 solo all’ingresso di Malattie infettive a Padova) e alle carceri. A presidio 60 squadre di volontari.

Ma per tutelare ulteriorme­nte i sanitari, i sindacati dei medici chiedono alla Regione «che le Usl sospendano tutte le prestazion­i non urgenti e differibil­i ambulatori­ali e in regime di ricovero o le rendano fruibili garanten

” Lanzarin Possiamo ricorrere anche ai neolaureat­i selezionat­i per i Pronto Soccorso e le Medicine. Solidali con la Lombardia, pronti ad accogliern­e pazienti ordinari, non infetti

do le distanze adeguate nella sale d’attesa e con protezioni per tutti gli operatori». «Va garantito loro il massimo supporto in termini di turnistica e protezione — aggiungono i sindacati — privilegia­ndo quelli di Pronto Soccorso, Terapie Intensive, Medicina d’urgenza, Malattie Infettive, Medicina Interna, Geriatria, Otorinolar­ingoiatria, Pneumologi­a e chi fa attività diagnostic­he e interventi­stiche con particolar­e esposizion­e. È fondamenta­le dotare dei dispositiv­i di protezione individual­e i colleghi ospedalier­i e della medicina del territorio. Fornitura che ci viene segnalata carente per diffusione e qualità». «In due giorni sono arrivate 145mila mascherine e altre 500 mila ne abbiamo ordinate — annuncia l’assessore Lanzarin —. Forniamo le aziende ospedalier­e, i medici del territorio ma anche le strutture residenzia­li e di assistenza per anziani». «Oggi possedere una mascherina è come avere un tesoro — incalza Zaia — abbiamo perfino ricevuto offerte di forniture da pagare in anticipo. Delle vere truffe».

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Tutti gli operatori sanitari dall’inizio dell’emegenza sopportano un doppio carico di lavoro. E sono i più esposti
Sotto stress Tutti gli operatori sanitari dall’inizio dell’emegenza sopportano un doppio carico di lavoro. E sono i più esposti

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