Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Alberghi e negozi si fermano Geox sospende l’attività dei suoi store: «Stiamo uniti»
VENEZIA L’epidemia delle chiusure commerciali si allarga a macchia d’olio, seguendo la geografia dell’emergenza sanitaria. Dalla catene dei grandi marchi della moda al singolo negozio tradizionale, dagli alberghi rimasti vuoti ai ristoranti orfani del servizio serale, gli imprenditori della vendita al dettaglio e dell’accoglienza stanno rispondendo alle esigenze di salute pubblica e alla prevedibilissima contrazione dei clienti nell’unico modo giudicato praticabile: abbassare temporaneamente le serrande.
Ha aperto la strada lunedì pomeriggio Sandro Veronesi, il «signor Calzedonia», annunciando la chiusura di tutti i negozi del gruppo (che comprende anche i marchi Intimissimi, Intimissimi Uomo, Tezenis,
Falconeri, Signorvino, Atelier Emé e gli outlet) in quelle che, al momento della decisione, erano le«zone rosse» del nord Italia, diventate poche ore più tardi l’Italia intera. «Poiché non vendiamo articoli di primaria necessità - ha spiegato Veronesi -, ci è sembrato giusto cercare di fare quanto in nostro potere, per tutelare al massimo la salute dei nostri clienti e dei nostri dipendenti».
Un’analoga decisione è stata presa ieri dal Gruppo Geox, che ha ritenuto doveroso sospendere temporaneamente l’attività di tutti i propri 150 negozi a gestione diretta presenti in Italia, estendendo la prescrizione di chiusura anche ai giorni feriali e ai centri storici. Per ora fino a domenica prossima, in attesa di comprendere meglio l’evoluzione della situazione e riservandosi quindi di prorogare la chiusura, in linea con le scadenze indicate dal governo (3 aprile). Mario Moretti Polegato, presidente e fondatore del gruppo di Montebelluna, ha commentato: «Mai come in questo momento è necessario fare squadra. Istituzioni, imprese e ogni singolo cittadino devono unirsi per far fronte a questa emergenza. Come azienda, sentiamo una forte responsabilità nei confronti di tutti i collaboratori, consumatori e delle loro famiglie che si recano nei nostri punti vendita. Abbiamo quindi deciso, anche per dare un contributo concreto allo sforzo collettivo del Paese, di chiudere temporaneamente i nostri negozi in Italia. Siamo solidi e, superato questo periodo difficile, sono assolutamente positivo per il futuro di Geox, del nostro settore e del Paese». Anche Benetton ha deciso di procedere a un parziale fermo delle attività commerciali: saranno interessati gli store più grandi del marchio di Ponzano, quelli con un’ampiezza superiore ai 250 metri quadrati, che rimarranno chiusi nei fine settimana. Il gruppo Capri blocca temporaneamente tutti gli store Alcott e Gutteridge in Lombardia, Veneto, Friuli,Piemonte ed Emilia Romagna.
A Padova, il sindaco-imprenditore di centrosinistra Sergio Giordani, titolare della catena di abbigliamento e calzature sportive «Non Solo Sport», ha deciso a sua volta di fermare l’attività: «Tra le funzioni sociali di un’azienda - si legge sulle vetrine dei cinque negozi di Padova, Rubano, Chioggia, Rovigo e Adria - c’è la tutela delle persone. E dunque da
oggi (ieri, ndr) e fino a domenica 15 marzo, abbiamo deciso di fermarci e di mettere le persone al primo posto: clienti e collaboratori. Ci troviamo di fronte a una delle scelte più sofferte della nostra storia, ma siamo convinti che sia doverosa». Stessa scelta hanno compiuto i vertici di «Rizzato calzature», catena padovana proprietaria di undici store nel Triveneto, da Vicenza a Pordenone.
Un settore prossimo alla paralisi completa è quello dell’accoglienza turistica. Si contano ormai a centinaia gli alberghi che hanno fermato l’attività per totale assenza di clientela. Solo a Venezia sono almeno un centinaio, ma la situazione si va facendo spettrale nel polo termale di Abano-Montegrotto (il più esteso d’Europa), dove alla chiusura degli hotel sta facendo seguito, inevitabilmente, anche quella dei negozi e dei locali pubblici, che sostenevano la loro attività con la presenza dei turisti. Uno scenario simile si prospetta nella località montane, dove la chiusura forzata degli impianti sciistici e le limitazioni alla mobilità sta producendo l’interruzione anticipata della stagione. (a.z.)