Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Luca ed Edith, il giorno più bello «Sono fuggiti vestiti da Tuareg»
Luca ed Edith sono liberi dopo una prigionia durata quindici mesi. «Sono fuggiti vestiti da Tuareg». L’architetto padovano è stato ritrovato in Mali. «Sto bene».
PADOVA
Luca Tacchetto è libero. Dopo una prigionia durata quindici mesi, venerdì pomeriggio l’architetto padovano è stato ritrovato vicino a Kidal, nel nord-est del Mali. Con lui, anche l’amica canadese Edith Blais. Entrambi appaiono in buone condizioni di salute e ieri Luca ha potuto parlare al telefono con il ministro degli Esteri Luigi Di Maio e poi con papà Nunzio, l’ex sindaco di Vigonza che per tutto questo tempo non ha mai perso la speranza di riabbracciare suo figlio. «In questo momento di difficoltà per il Paese arriva una buona notizia», ha scritto Di Maio nel messaggio con il quale, su Facebook, ha annunciato la liberazione del nostro connazionale. «L’ho appena sentito al telefono e sta bene». Poi, prima di ringraziare «tutti gli apparati dello Stato che hanno lavorato per riportarlo a casa», dalla
Farnesina ecco la conferma di quanto si sospettava: «Luca era stato rapito da una cellula jihadista».
Il trentenne padovano e la sua amica erano partiti a fine novembre da Vigonza, in auto, per un lungo viaggio che dall’Italia li ha portati ad attraversa Francia, Spagna, Marocco, Mauritania e Mali. Il 15 dicembre 18 avevano superato il confine con il Burkina Faso raggiungendo la città di Bobo Dioulasso, dove la coppia ha trascorso la notte ospite di un francese che da anni vive in Africa. «Sono ripartiti il mattino seguente – raccontò Robert Guilloteau al Corriere Veneto – per andare a visitare la vecchia moschea, non molto lontano da casa mia. Da allora non li ho più sentiti».
L’ipotesi emersa nei lunghi mesi successivi, era quella di un rapimento a opera di milizie maliane vicine ai gruppi jihadisti legati ad Al Qaeda.
Luca ed Edith, quindi, sarebbero stati sequestrati e portati oltreconfine, in Mali, e lì tenuti prigionieri. Una ricostruzione che sembra trovare conferma sia nelle parole di Di Maio che nel ritrovamento della coppia di amici proprio vicino a Kidal.
Cosa sia accaduto venerdì, è ancora da chiarire. Il capo della missione Onu «Minusma», nel Mali, Mahamat Saleh Annadif, ha spiegato che i due giovani vestiti da tuareg, «sono sicuramente riusciti a fuggire, sono stati prelevati da un veicolo civile che li ha portati alla base di Minusma». Trascorsa la notte nella struttura militare di Kidal, ieri sono stati trasportati in aereo nella capitale Bamako (in un breve filmato girato in aeroporto, un giornalista che chiede come si sente, e Luca risponde: «Sto bene»), dove sono stati ricevuti dal presidente del Mali, Ibrahim Boubacar Keïta, e dal suo staff. Un secondo video diffuso dalle tivù maliane mostra le autorità scambiarsi con Tacchetto dei colpetti con il gomito, invece della stretta di mano. «La posso salutare così – gli spiegano – perché c’è il coronavirus…». Tacchetto sembra divertito, anche se lui e l’amica probabilmente non sanno bene come le ultime settimane abbiano stravolto il mondo che conoscevano.
Tornando a quanto accaduto venerdì, la versione ufficiale è chiara: i due occidentali si sarebbero liberati da soli, sottraendosi in qualche modo alla sorveglianza dei sequestratori, e avrebbero fermato un’auto che li ha condotti alla più vicina base dei caschi blu.
I dettagli di come siano davvero andate le cose, forse li sapremo in futuro. Intanto, un po’ maliziosamente, il sito del New York Times – che per primo ha dato notizia della liberazione – ieri ricordava come