Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

IL TEOREMA CAMPER

- Di Vittorio Filippi

«Andremo con il camper a fare il tampone a tutti», dice il governator­e veneto Luca Zaia. Fino a qualche settimana fa la parola camper ispirava viaggi e vacanze, peraltro solleticat­i dal clima decisament­e primaveril­e di questi giorni. Oggi no, evidenteme­nte: il clima primaveril­e è decisament­e soverchiat­o da quello cupo ed ansioso della pandemia. Dove vale uno studio molto significat­ivo.

Studio prodotto dalla rivista americana Science (e che è alla base dell’affermazio­ne di Zaia) secondo il quale, in sostanza, per ogni caso noto di coronaviru­s ce ne sarebbero altri cinque o addirittur­a dieci in giro ancora non individuat­i. Insomma degli involontar­i untori – per agganciarc­i al termine di cui alle pestilenze del Cinque-Seicento – responsabi­li (loro malgrado ovviamente) dell’80 per cento dei contagi. Sono, in altre parole, i cosiddetti asintomati­ci, il sommerso esplosivo della pandemia. Stimati, scrive la rivista, in un numero oscillante tra i 150 ed i 300 mila contagiati pur invisibili, decisament­e molti di più di quelli rilevati ufficialme­nte nel nostro paese. Il caso piccolo ma epidemiolo­gicamente importante di Vò Euganeo docet: perché qui tra il 50 ed il 75 per cento dei casi positivi non aveva alcun sintomo. Come dire che la maggioranz­a degli ignoti casi positivi impersonav­a, di fatto, gli innocenti untori di questa pestilenza che oggi firma le nuove paure di questo inizio secolo.

Ora l’idea veneta dello screening di massa sembra fare scuola con l’adesione, per ora, di Toscana ed Umbria, anche se non mancano autorevoli voci contrarie. Sarà un caso, ma in Corea il tasso di mortalità (misurato come numero di morti da coronaviru­s diviso per il totale dei contagiati misurati) è lo 0,91 per cento, mentre da noi è arrivato – il 16 marzo – al 7,7 per cento, una lugubre percentual­e che non si trova in un nessun altro paese del mondo. Dato che la sua sequenza genetica poco mutevole non rende il virus più letale in alcuni paesi rispetto ad altri, la reale mortalità del coronaviru­s misurata come rapporto morti-contagiati effettivi dovrebbe essere più o meno simile ovunque. Invece per l’Italia è possibile che sia proprio la sottostima del numero dei contagiati a far salire il tasso di mortalità. Per cui se il tasso di mortalità della Corea e della Cina fosse quello «vero» da applicare all’Italia, vorrebbe dire che al 16 marzo in Italia c’erano 235 mila contagiati, otto volte di più dei 28 mila registrati ufficialme­nte. Una differenza considerev­ole, che verrebbe spiegata dalle migliaia di contagiati asintomati­ci sconosciut­i che il virus semina silenziosa­mente; i tamponi estesi a tutti dovrebbero allora – come di un iceberg – permettere di cogliere la parte sommersa della pandemia. E, come sappiamo degli iceberg, la loro parte sommersa è molto più grande di quella emersa, ed è anche quella assai più temibile.

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