Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Direttiva nell’ipotesi posti pieni «Cure a chi può salvarsi»
Linee guida e prime polemiche: «Si pretendano più letti per aiutare tutti»
VENEZIA «Riservare le risorse che potrebbero essere scarsissime in primis a chi ha più probabilità di salvezza e secondariamente a chi può avere più anni di vita salvata». È questo il contenuto della direttiva della Regione nella malaugurata ipotesi che le Terapie intensive degli ospedali non avessero più posti. Prime polemiche. «Si pretendano più posti letto per aiutare tutti».
” Gli esperti Non ci sono scenari drammatici ma è d’obbligo prepararsi a una crescita dei pazienti
VENEZIA «Può rendersi necessario porre un limite di età nell’accesso alla Terapia intensiva». Lo hanno scritto gli anestesisti rianimatori di Siaarti (Società italiana di anestesia analgesia rianimazione e terapia intensiva) in un documento che sta facendo molto discutere. E ora questo stesso testo è diventato un punto di riferimento anche per le Usl del Veneto, allegato a una circolare a firma di Domenico Mantoan, direttore generale dell’Area sanità e sociale, datata 13 marzo e redatta dal Comitato tecnico scientifico Covid-19 della Regione. «Il Veneto finora ha vissuto scenari meno drammatici (rispetto a Bergamo, ndr) - scrivono gli esperti veneti Davide Mazzon, Camillo Barbisan e Paolo Navalesi - ma è d’obbligo prepararsi ad affrontare una crescita importante dei pazienti».
Il tema è di quelli a dir poco spinosi, filosofico ed etico: che fare se si raggiungesse il punto di non ritorno come è accaduto a Bergamo? Chi tentare di salvare? Un giovane o un anziano? Una persona avanti con l’età e magari altre patologie o un ragazzo nel fiore degli anni? Sono appunto le domande che già i medici lombardi si sono dovuti porre, nel pieno della crisi, da soli. Ed è forse per non rivivere questa situazione che la Regione Veneto ha deciso che qui da noi, nella malaugurata ipotesi che le Terapie intensive degli ospedali non avessero più posti, si seguiranno le linee guida di Siaarti: «Riservare le risorse che potrebbero essere scarsissime in primis a chi ha più probabilità di salvezza e secondariamente a chi può avere più anni di vita salvata». Che, poi, è quello che vorrebbe l’ex responsabile della sanità trevigiana Domenico Stellini, che di anni ne ha 85: «Dovessi venir ricoverato, non vorrei privare un giovane di un respiratore», ha dichiarato a un quotidiano.
Non tutti sono però d’accordo con Siaarti e Stellini, a partire dai politici. Alla vista della circolare, i consiglieri regionali Piero Ruzzante, Patrizia Bartelle e Cristina Guarda di Veneto 2020 - Liberi e Uguali hanno subito lanciato un monito: «Il Veneto continui a curare tutti». I tre chiedono, inoltre, chiarimenti sulla paternità di quel documento. «È concordato con Zaia o iniziativa di Mantoan? domandano - nessun medico vorrebbe trovarsi di fronte la prospettiva di dover scegliere chi assistere, una situazione che la politica ha il compito di allontanare con nuove dotazioni per posti letto in Terapia intensiva, nuove assunzioni di
” Ruzzante
Il Veneto continui a curare tutti con più posti letto e nuove assunzioni di personale
” Siaarti Può rendersi necessario porre un limite di età nell’accesso alla Terapia intensiva
” Viafora
Mi sarei aspettato che i medici chiedessero più fondi per i reparti e denunciassero la situazione
personale». Servono cioè più fondi per la sanità. Che è quanto si aspettava pretendessero gli anestesisti rianimatori del Siaarti Corrado Viafora, professore di Filosofia morale e Bioetica nel Dipartimento di Medicina molecolare dell’Università di Padova. «Mi sarei aspettato un forte richiamo all’attenzione pubblica, conosco gli anestesisti che hanno redatto il documento, mi rendo conto dell’emergenza ma avrebbero dovuto denunciare i tagli alla sanità, chiedere più posti per le Terapie intensive, affrontare un confronto appunto pubblico sulla situazione».
Per il docente, «andava posto pubblicamente un problema». Ma non solo, il testo che la Regione Veneto fa suo, a sua detta, non sarebbe necessario, esistono cioè altri documenti che chiariscono come intervenire e sono frutto di confronto e dibattito, non sempre facile e nemmeno sbrigativo. «L’età è un fattore estremamente discriminante, che non può essere criterio per la selezione, ci può essere come riferimento ma il criterio deve essere clinico come si legge chiaramente nel documento del 2003 sull’appropriatezza del trattamento», continua Viafora. Si tratta di uno studio di deontologia medica - e anche di bioetica della stessa Società italiana. Lì si scrive che alla base della difficilissima scelta su come curare, o meno, un paziente molto grave ci deve essere un’analisi accurata dello stato di salute, non l’età anagrafica. «Dice - aggiunge il professore - che si effettua una scelta valutando i dati clinici e, quindi, sulla possibilità di guarigione». La Terapia intensiva è un reparto dispendioso e, a volte, non ha, sotto il profilo medico, senso indirizzarvi persone gravemente ammalate. «Chiedessero in modo più forte più finanziamenti, loro che sono sul campo», conclude.
Tra i manager della sanità veneta, di contro, la circolare di Mantoan trova consensi. «Il documento preparato dalla Regione è una scelta corretta commenta Francesco Benazzi, direttore sanitario dell’Usl 2 (Treviso) - I nostri medici curano ogni paziente fino all’ultimo, ma le Terapie intensive cercano di non fare accanimento. Ci sono decisioni che vanno prese singolarmente, ma serve anche un Comitato etico di specialisti, che oggi per noi è una garanzia di essere nel giusto».