Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Verona, il trend record «Noi preparati anche a scenari più critici»
I numeri che la Regione rende pubblici due volte al giorno lo evidenziano da giorni: Verona è la provincia (e la città) che più di ogni altro territorio, in Veneto, è alle prese con un aumento di casi di Covid 19. Una tendenza, purtroppo, rispettata anche ieri, con una «curva di crescita» che punta al 25% giornaliero, ben oltre la media regionale, che è al 15%.
I casi emergono mano a mano: nonostante l’impegno della Regione nell’aumentare i tamponi, ancora in molti sono a casa con sintomi senza sapere se hanno contratto il virus oppure no. Sono casi, quelli diagnosticati in questi giorni, che pur non avendo richiesto un ricovero ospedaliero, statisticamente potranno avere in parte delle complicanze. E che potranno, quindi, finire in corsia. Giusto ricordare i numeri: si tratta di 645 positività rilevate da fine febbraio, circa duecento solo nelle ultime 48 ore. A Verona, città popolosa, certo, ma più colpita di tutto il Veneto, ce ne sono oltre un terzo, 245. La domanda è d’obbligo: cosa succederà nei prossimi giorni negli ospedali cittadini? A dare la risposta, non facile, sono Francesco Cobello, direttore dell’azienda ospedaliera, ed Evelina Tacconelli, direttrice dell’unità di Malattie infettive. «Come tutte le altre strutture ospedaliere – afferma Cobello – ci stiamo dando un’organizzazione flessibile, mediata da un’unità di crisi. Si ragiona giorno per giorno Non è facile
” Cobello Come tutte le strutture ospedaliere ci stiamo dando un’organizzazione flessibile Si ragiona giorno per giorno non è facile
essere ottimisti in una situazione del genere, ma allo stato attuale la nostra azienda ha dimensioni attuali da poter reggere garantendo standard ordinari. La situazione è in continua evoluzione, ci basiamo su ogni possibile ipotesi di peggioramento».
In questo gioca un ruolo importante il Polo Confortini, l’ospedale chirurgico che, grazie all’alto numero di terapie intensive, potrebbe attivare dei posti d’emergenza. «In questo momento - prosegue Cobello - contiamo, tra Borgo Trento e Borgo Roma, 35 posti letto di terapia intensiva occupati da pazienti Covid. Ce ne sono altri venti liberi e altri potenzialmente attivabili».
Per quanto riguarda i pazienti veronesi più gravi, si conferma quell’ «identikit» merso anche negli altri ospedali. «Sono in gran parte maschi, quasi tutti ultrasessantenni e con patologie pregresse», afferma Tacconelli. Certo, come è emerso, ci sono le eccezioni, che possono anche deviare molto dalla “regola”. «I due pazienti più giovani che abbiamo avuto – precisa la direttrice della clinica di Malattie infettive – avevano 25 e 30 anni: sono già stati dimessi». Quanto tempo ci vuole per guarire? «Nei casi non sia necessaria la terapia intensiva, i giorni di ricovero sono quattro – cinque, altrimenti si estendono attorno alle due settimane», precisa Tacconelli. Ma le prime dimissioni, non poche (28) ci sono già state. «Una volta a casa – sottolinea Cobello – è necessario prolungare l’isolamento. Nel caso di anziani soli questo può essere un problema. Ecco perché è importante proseguire con l’individuazione di strutture per la quarantena» .
Capitolo contagi: i numeri di Verona, come si diceva, sono ora tra i più alti del Veneto, a livello comunale i più alti in assoluti. C’è timore di un acluster», ossia di un focolaio cittadino. «Quando si guardano dati di questo tipo – è la lettura di Tacconelli – non ci si può fermare solo al conteggio numerico. Dalle analisi epidemiologiche che abbiamo potuto fare sul nostro territorio, non emerge una discordanza rispetto al resto della Regione. I casi appaiono sparsi e non c’è evidenza certa di un contagio locale. Ci sono tantissime variabili da prendere in considerazione e potremo farci un’idea più precisa solo con il passare dei giorni”.