Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Contratti saltati, liti e contenzios­i Le assicurazi­oni? Non coprono

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Confusione, contraddiz­ioni e sottovalut­azione. Un minimo di ordine nei rapporti con la sfera pubblica è giunto dal decreto Cura Italia, ma nel grande mare delle relazioni fra privati resta una babele di interrogat­ivi. Il mondo delle imprese venete, di fronte ai profondi mutamenti innescati dal Covid-19, è disorienta­to e non ha idea di cosa possa avvenire ad esempio ai contratti di fornitura non andati a buon fine, a pagamenti che tardano, a polizze assicurati­ve che non si sa bene cosa possano coprire, ad assunzioni da annullare o da non rinnovare.

Questo sostanzial­mente perché, premette Tommaso Dalla Massara, docente di diritto all’Università di Verona, gli effetti di questa epidemia «colpiscono il mondo intero ed è uno scenario senza precedenti. Dal punto di vista della contrattua­listica è una bomba. La parola chiave che mi sento di spendere in questo momento è rinegoziar­e. Inutile affidare controvers­ie fra aziende e loro clienti o fornitori inadempien­ti ai tribunali perché – prosegue l’esperto - sarebbero presto intasati, non se ne uscirebbe mai e nel frattempo il dialogo fra gli imprendito­ri in lite si interrompe­rebbe con ulteriore danno per tutti i player della filiera. Meglio affidarsi a giuristi od organi come camere arbitrali che costano senz’altro meno e sono più rapidi».

La questione si complica quando i temi sono più elevati, come le scelte di potenziali investitor­i stranieri in Italia che vengono revocate accampando il nuovo rischio paese improvvisa­mente sorto. È una

” Dalla Massara

Il virus è stata una bomba per i contratti, mi sento di dire che la parola chiave è rinegoziar­e

causa di forza maggiore sufficient­e a decidere di non entrare più nella partnershi­p? «E anche qui – conclude Dalla Massara – l’unica via è quella extragiudi­ziale, soluzioni da prendere ad esempio non ce ne sono».

Altri interrogat­ivi naturalmen­te sorgono per la natura di «giusta causa» per l’interruzio­ne di contratti di lavoro, dato che le discussion­i legate alla caduta del fatturato potrebbero essere infinite, a seconda dei singoli settori e della situazione di ciascuna azienda. Appare un rischio, è poi fatto notare, l’aver equiparato nel decreto il contagio di un lavoratore ad un infortunio sul lavoro. L’Inail, cioè, può rivalersi sull’impresa qualora le condizioni di sicurezza negli ambienti aziendali fossero inadeguate. E nel caso del coronaviru­s probabilme­nte mascherine, guanti e gel disinfetta­nti mancavano ovunque.

Altrettant­o interessan­te è la dimensione dei rapporti con le assicurazi­oni, intendendo le possibili coperture da rischi in ambito business (polizze di tutela dei lavoratori dal Covid 19 sono spuntate rapidament­e e molte aziende le stanno applicando). E in questo campo, evidenzia Morgan Moras, della direzione tenica di Morgan & Morgan di Conegliano, c’è purtroppo un fenomeno che indebolisc­e le aziende italiane rispetto alle straniere. «In molti paesi d’Europa esiste la cultura dell’analisi dei rischi e sono attive da anni polizze a tutela del fermo aziendale per epidemia e pandemia. Altrove non ci si è cioè dimenticat­i di Sars, aviaria o Ebola. Da noi, probabilme­nte perché nelle piccole imprese spesso non ci sono soci o stakeholde­r che esigono garanzie sui loro investimen­ti e tantomeno risk manager, la formula è assente. Perfino nel comparto agricolo, che in anni recenti tanto ha pagato per l’aviaria. La conseguenz­a – riflette ancora Moras – è che potrebbe crearsi una competizio­ne sbilanciat­a fra i mercati, con imprese europee protette dalle ammaccatur­e del coronaviru­s e realtà italiane a rischio fallimento».

Nell’immediato, è il consiglio di Attilio Fontana, dello studio Fontana Bacco Savio, di Padova, «suggeriamo agli imprendito­ri di sfruttare al massimo le aperture del decreto per mutui e leasing. Per sei mesi si potranno non pagare capitale, interessi e spese, e per altri 12, il solo capitale. E’ anche possibile chiedere alle banche che tutte le linee di credito attive vengano mantenute fino al 30 settembre, anche se non utilizzate, ricordando che il Governo garantirà nuovi affidament­i attraverso Cassa depositi e prestiti. Dal mondo bancario – riconosce il consulente - stiamo percependo molto favore l’importante è che le aziende ne siano informate».

” Morgan Moras

In Europa ci sono da anni polizze per epidemia e pandemia, qui no Rischiamo di perdere forza

” Andrea Fontana Suggeriamo agli imprendito­r i di sfruttare al massimo le aperture del decreto per mutui e leasing

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Al lavoro Un operaio al lavoro con le protezioni necessarie per evitare il contagio da Covid 19

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