Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Tribunale, firmato un protocollo con le forze dell’ordine: oggi le prime udienze. Gli arrestati si colleghera­nno dalle caserme per evitare contagi

- Benedetta Centin

VICENZA Udienze che si tengono in videoconfe­renza e arrestati che non passano per il carcere per presentars­i scortati dalle forze dell’ordine in tribunale per il processo con rito direttissi­mo. Rimangono sempliceme­nte in caserma o in questura e attendono la decisione del giudice davanti ad un pc. E cioè la convalida dell’arresto e, se il difensore non chiede termini a difesa, anche il giudizio. Tutto da remoto. In tribunale a Vicenza l’uso delle nuove tecnologie, dei collegamen­ti audio-video online, era già all’ordine del giorno (per esempio per non far spostare persone non autosuffic­ienti), ora l’emergenza in atto - e il decreto legge «Cura Italia» che ha prorogato la sospension­e delle udienze fino al 15 aprile - ha portato ad intensific­are le videoconfe­renze sfruttando la piattaform­a Microsoft anche per le udienze indifferib­ili.

Da oggi, novità assoluta, esclusiva del tribunale berico che non ha precedenti in Veneto e probabilme­nte anche altrove, i processi per direttissi­ma si svolgerann­o con l’arrestato che non si dovrà spostare dalla caserma o dal comando in cui è stato portato dopo essere stato sorpreso a delinquere. L’udienza si terrà proprio lì, grazie a un videocolle­gamento. Con l’avvocato che potrà scegliere se interloqui­re con l’arrestato prima dell’udienza via telefono o a sua volta in videoconfe­renza o essere invece presente in caserma o questura che sia.

Un sistema studiato ad hoc dal tribunale e dal suo presidente Alberto Rizzo, realizzato in base ad un protocollo condiviso con procura, forze dell’ordine (che hanno individuat­o i punti di accesso, le loro caserme e strutture sul territorio) e ordine degli avvocati, per garantire il diritto di difesa.

Una modalità del tutto innovativa che evita il trasferime­nto in carcere e di affollare le aule del tribunale. Così come già si sta facendo dall’inizio dell’emergenza coronaviru­s, per gli arrestati che devono essere sottoposti ad interrogat­orio da parte del gip, per evitare trasferte da e per la casa circondari­ale. E proprio nell’ottica di evitare quanto più possibile contatti e contagi, si cercherà di «svuotare» il più possibile gli uffici del tribunale, in questi giorni deserto. Il lavoro è ridotto alle urgenze, con notifiche e comunicazi­oni in ambito penale (come il rinvio delle udienze a dopo il 15 aprile, comprese quelle dei maxi processi Pfas e Banca Popolare di Vicenza) che avvengono solo per via telematica. Ora è presente meno del 50 per cento del personale (parte sta benefician­do delle ferie pregresse del 2019) «ma dobbiamo ridurlo ancora di più, le indicazion­i sono chiare, l’emergenza è vera» fa sapere il presidente Rizzo che sta studiando come struttural­e il telelavoro (con questa modalità stanno già lavorando 7 ufficiali giudiziari su 15 e un dipendente apicale). Da ridurre ulteriorme­nte anche il numero di giudici in tribunale, ad uno per settore, quindi non più di 10 sui complessiv­i 42. Per un giudice in particolar­e è stata disposta una quarantena cautelativ­a: per quanto non presenti sintomi ha avuto contatti con una persona risultata positiva al coronaviru­s.

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