Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
«Credito e cassa in deroga pronti i fondi regionali»
Decreto Cura Italia, faro sulle risorse per le garanzie. Cig, subito 63 milioni
VENEZIA La messa in sicurezza del credito con l’allargamento delle garanzie. Ma anche la cassa integrazione in deroga che dovrà allargarsi a macchia d’olio e perfino il fondo indennizzo risparmiatori, per il quale i tempi per gli anticipi rischiano di essere più dilatati e le percentuali di anticipo anche inferiori al 40%. Cominciano a mettersi in moto le mosse operative in rapporto al decreto Cura Italia, il provvedimento economico legato all’emergenza coronavirus varato l’altro ieri dal governo. Ora c’è il testo definitivo, accompagnato dalla relazione tecnica che chiarisce anche in senso più concreto il valore dei provvedimenti. Il primo focus resta la messa in sicurezza del credito per le imprese, soprattutto per le micro, attraverso le moratorie, che valgono per un totale di oltre
200 miliardi di finanziamenti a livello nazionale, ma anche le garanzie concesse sugli affidamenti attraverso il Fondo centrale di garanzia. Strumento ampiamente utilizzato in Veneto, visto che nel 2019 il meccanismo ha garantito 2,7 miliardi di affidamenti, una cifra in aumento del 6% sul
2018 e che rappresenta il 14% degli oltre 19 miliardi su scala nazionale.
Ora, tenendo presente la dimensione della fetta veneta, il decreto rappresenta un’occasione operativa rilevante di messa in sicurezza. Da un lato per l’aumento delle risorse messe a disposizione sull’attività straordinaria che andrà avanti per nove mesi, con il più che raddoppio della dimensione operativa, attraverso l’aggiunta di 1,5 miliardi di garanzie al miliardo già a disposizione; ma anche con altre soluzioni operative, come la sospensione del modulo «andamentale», ovvero l’ammissione delle aziende alla garanzia sulla base del rispetto di una serie di parametri operativi, che da sola vale altri
600 milioni, mentre l’azzeramento delle commissioni alle aziende vale uno sconto di 27 milioni (3,7 la fetta veneta, se stimata sulla base dei dati
2019).
Ma la coperta è più larga anche grazie all’aumento delle coperture. Per dire, la garanzia è portata fino all’80% su finanziamenti fino a 1,5 milioni di euro, a cui può aggiungersi un’ulteriore 30%, in caso di estensione dei finanziamenti fino a 5 milioni di euro. E ancora, lo schema precedente sui tranched cover, ovvero portafogli di crediti segmentati su tre piani di rischio coperti da altrettanti livelli di garanzie più o meno a rischio di escussione, che dal 7% poteva salire al 10% con l’intervento di altri due garanti, tipicamente un Confidi e la Regione, ora, in questo gioco a tre, può far salire la garanzia fino al 16%. Livelli molto alti, che hanno l’effetto di moltiplicare gli affidamenti che si possono erogare.
Al di là dei tecnicismi, un esempio è chiaro. La Regione ha già messo a disposizione lo scorso anno 10 milioni, attraverso la sezione speciale per il Veneto del Fondo centrale, per le garanzie sui portafogli di crediti, movimentando fidi per 300 milioni; con i nuovi parametri di copertura salirebbero a 480. Messa così, basterebbero altri 30 milioni, in parallelo a quelli già messi, 20 sui tranched cover ed altri 10 sulle garanzie per la parte dei prestiti eccedente gli 1,5 milioni, movimentando altri 150 milioni di affidamenti, per rendere possibile un miliardo di euro in più di prestiti.
Ovvio che la richiesta sia già scattata. «Servono risorse aggiuntive per favorire l’accesso al credito da parte delle nostre imprese - sostengono il presidente e il segretario di Cna Veneto, Alessandro Conte e Matteo Ribon -. Accanto alle risorse statali ci auguriamo possano arrivare presto anche stanziamenti regionali». «Siamo pronti: non abbiamo né problemi di risorse, né di strumenti, visto che la sezione regionale del Fondo è già attiva. Ma vanno valutate in concreto le risorse che è necessario impegnare rispetto alle richieste effettive che potranno venire dalle imprese sostiene l’assessore regionale all’Economia, Roberto Marcato, dopo la conferenza StatoRegioni che ieri ha affrontato il nuovo decreto -. Ho chiesto di aumentare i nuovi prestiti a
18 mesi ammissibili a garanzia (quelli per le persone fisiche esercenti attività di impresa, arti o professioni, ndr) da tremila a 10-20 mila euro». «Se la Regione ha risorse non utilizzate sui fondi di rotazione, strumenti in realtà utili in tempo di alto costo del denaro, può usarli ora per mettere a terra strumenti di accesso al credito. Io penso ad una replica delle soluzioni della legge di Stabilità 2014 che passavano per i consorzi fidi, che dovevano rendicontare la loro attività», sostiene il leader di Confartigianato del Veneto, Agostino Bonomo.
E poi c’è il capitolo della cassa integrazione in deroga. Il decreto legge riconosce fino a nove settimane di cassa integrazione ai settori scoperti, estendendoli a quelli agricoli, della pesca e del terzo settore, mettendo a disposizione risorse per 3,2 miliardi. Il decreto poi fa specifico riferimento a Lombardia, Emilia e Veneto; per quest’ultima specificando che sarà possibile anticipare prestazioni per 80 milioni di euro anche prima del riparto delle risorse nazionali. «In verità per me non c’è tutta la copertura disponibile - sostiene l’assessore regionale al Lavoro, Elena Donazzan -. E tuttavia in Veneto ci sono già a disposizione 58 milioni di euro come residui dei periodi
2011-’13, a cui si aggiungono altri 5 milioni regionali. Ma i settori che ne hanno bisogno sono molto ampi. In una crisi che non divide più le imprese per dimensione, ma per interi settori di attività».
Bonomo Le risorse non usate sui fondi di rotazione vanno dirottate, anche usando i confidi
Marcato Risorse e strumenti già pronti, ma vanno misurate le reali esigenze delle nostre imprese Le garanzie Il provvedimento aumenta le coperture e l’effetto moltiplicatore sugli affidamenti