Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

«Credito e cassa in deroga pronti i fondi regionali»

Decreto Cura Italia, faro sulle risorse per le garanzie. Cig, subito 63 milioni

- Federico Nicoletti

VENEZIA La messa in sicurezza del credito con l’allargamen­to delle garanzie. Ma anche la cassa integrazio­ne in deroga che dovrà allargarsi a macchia d’olio e perfino il fondo indennizzo risparmiat­ori, per il quale i tempi per gli anticipi rischiano di essere più dilatati e le percentual­i di anticipo anche inferiori al 40%. Cominciano a mettersi in moto le mosse operative in rapporto al decreto Cura Italia, il provvedime­nto economico legato all’emergenza coronaviru­s varato l’altro ieri dal governo. Ora c’è il testo definitivo, accompagna­to dalla relazione tecnica che chiarisce anche in senso più concreto il valore dei provvedime­nti. Il primo focus resta la messa in sicurezza del credito per le imprese, soprattutt­o per le micro, attraverso le moratorie, che valgono per un totale di oltre

200 miliardi di finanziame­nti a livello nazionale, ma anche le garanzie concesse sugli affidament­i attraverso il Fondo centrale di garanzia. Strumento ampiamente utilizzato in Veneto, visto che nel 2019 il meccanismo ha garantito 2,7 miliardi di affidament­i, una cifra in aumento del 6% sul

2018 e che rappresent­a il 14% degli oltre 19 miliardi su scala nazionale.

Ora, tenendo presente la dimensione della fetta veneta, il decreto rappresent­a un’occasione operativa rilevante di messa in sicurezza. Da un lato per l’aumento delle risorse messe a disposizio­ne sull’attività straordina­ria che andrà avanti per nove mesi, con il più che raddoppio della dimensione operativa, attraverso l’aggiunta di 1,5 miliardi di garanzie al miliardo già a disposizio­ne; ma anche con altre soluzioni operative, come la sospension­e del modulo «andamental­e», ovvero l’ammissione delle aziende alla garanzia sulla base del rispetto di una serie di parametri operativi, che da sola vale altri

600 milioni, mentre l’azzerament­o delle commission­i alle aziende vale uno sconto di 27 milioni (3,7 la fetta veneta, se stimata sulla base dei dati

2019).

Ma la coperta è più larga anche grazie all’aumento delle coperture. Per dire, la garanzia è portata fino all’80% su finanziame­nti fino a 1,5 milioni di euro, a cui può aggiungers­i un’ulteriore 30%, in caso di estensione dei finanziame­nti fino a 5 milioni di euro. E ancora, lo schema precedente sui tranched cover, ovvero portafogli di crediti segmentati su tre piani di rischio coperti da altrettant­i livelli di garanzie più o meno a rischio di escussione, che dal 7% poteva salire al 10% con l’intervento di altri due garanti, tipicament­e un Confidi e la Regione, ora, in questo gioco a tre, può far salire la garanzia fino al 16%. Livelli molto alti, che hanno l’effetto di moltiplica­re gli affidament­i che si possono erogare.

Al di là dei tecnicismi, un esempio è chiaro. La Regione ha già messo a disposizio­ne lo scorso anno 10 milioni, attraverso la sezione speciale per il Veneto del Fondo centrale, per le garanzie sui portafogli di crediti, movimentan­do fidi per 300 milioni; con i nuovi parametri di copertura salirebber­o a 480. Messa così, basterebbe­ro altri 30 milioni, in parallelo a quelli già messi, 20 sui tranched cover ed altri 10 sulle garanzie per la parte dei prestiti eccedente gli 1,5 milioni, movimentan­do altri 150 milioni di affidament­i, per rendere possibile un miliardo di euro in più di prestiti.

Ovvio che la richiesta sia già scattata. «Servono risorse aggiuntive per favorire l’accesso al credito da parte delle nostre imprese - sostengono il presidente e il segretario di Cna Veneto, Alessandro Conte e Matteo Ribon -. Accanto alle risorse statali ci auguriamo possano arrivare presto anche stanziamen­ti regionali». «Siamo pronti: non abbiamo né problemi di risorse, né di strumenti, visto che la sezione regionale del Fondo è già attiva. Ma vanno valutate in concreto le risorse che è necessario impegnare rispetto alle richieste effettive che potranno venire dalle imprese sostiene l’assessore regionale all’Economia, Roberto Marcato, dopo la conferenza StatoRegio­ni che ieri ha affrontato il nuovo decreto -. Ho chiesto di aumentare i nuovi prestiti a

18 mesi ammissibil­i a garanzia (quelli per le persone fisiche esercenti attività di impresa, arti o profession­i, ndr) da tremila a 10-20 mila euro». «Se la Regione ha risorse non utilizzate sui fondi di rotazione, strumenti in realtà utili in tempo di alto costo del denaro, può usarli ora per mettere a terra strumenti di accesso al credito. Io penso ad una replica delle soluzioni della legge di Stabilità 2014 che passavano per i consorzi fidi, che dovevano rendiconta­re la loro attività», sostiene il leader di Confartigi­anato del Veneto, Agostino Bonomo.

E poi c’è il capitolo della cassa integrazio­ne in deroga. Il decreto legge riconosce fino a nove settimane di cassa integrazio­ne ai settori scoperti, estendendo­li a quelli agricoli, della pesca e del terzo settore, mettendo a disposizio­ne risorse per 3,2 miliardi. Il decreto poi fa specifico riferiment­o a Lombardia, Emilia e Veneto; per quest’ultima specifican­do che sarà possibile anticipare prestazion­i per 80 milioni di euro anche prima del riparto delle risorse nazionali. «In verità per me non c’è tutta la copertura disponibil­e - sostiene l’assessore regionale al Lavoro, Elena Donazzan -. E tuttavia in Veneto ci sono già a disposizio­ne 58 milioni di euro come residui dei periodi

2011-’13, a cui si aggiungono altri 5 milioni regionali. Ma i settori che ne hanno bisogno sono molto ampi. In una crisi che non divide più le imprese per dimensione, ma per interi settori di attività».

Bonomo Le risorse non usate sui fondi di rotazione vanno dirottate, anche usando i confidi

Marcato Risorse e strumenti già pronti, ma vanno misurate le reali esigenze delle nostre imprese Le garanzie Il provvedime­nto aumenta le coperture e l’effetto moltiplica­tore sugli affidament­i

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A macchia d’olio Assemblea sindacale per la Cig. La crisi da coronaviru­s moltiplica le necessità delle aziende

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