Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Safilo, chiusa al Mise l’intesa sugli esuberi e la solidariet­à

- Gianni Favero

PADOVA Novantanov­e giorni. È il tempo trascorso tra l’annuncio del nuovo piano industrial­e di Safilo da parte dell’amministra­tore delegato, Angelo Trocchia, a dicembre, con i 700 esuberi, e il via libera (la firma oggi), al ministero dello Sviluppo economico, dei tre accordi raggiunti con i sindacati per le sedi toccate sul fianco doloroso dell’occupazion­e. Con l’imprimatur governativ­o, perciò, la casa veneta dell’occhialeri­a riparte con 250 lavoratori in meno nel sito di Martignacc­o (Udine), che chiuderà o sarà venduto entro giugno, e 50 dalla sede centrale di Padova. I 400 esuberi indicati inizialmen­te per l’impianto di Longarone, poco meno della metà dell’organico complessiv­o, potranno rimanere al loro posto ma attraverso una redistribu­zione del lavoro fra tutti che fa diminuire i tempi sulle linee dal 60% al 70% . È un accordo di solidariet­à difensiva in cui non mancano certo incoraggia­menti per chi voglia andarsene spontaneam­ente (dalle 8 alle 12 mensilità) o a favore di chi voglia prendersi alcuni mesi di aspettativ­a per tentare, nel frattempo, di inserirsi in altre aziende. Cosa che peraltro pare sia già avvenuta, in particolar­e fra alcuni amministra­tivi in servizio a Padova assorbiti da insegne del distretto bellunese.

«È il migliore accordo possibile in questo momento – rileva Giampietro Gregnanin, segretario della Uiltec Uil del Veneto – anche se è ben lontano da quello ideale. Vedere una fabbrica che chiude è una circostanz­a che provoca un grande dispiacere. L’operazione

complessiv­a viene giustifica­ta come indispensa­bile nell’ottica di un percorso di riqualific­azione e valorizzaz­ione industrial­e di Safilo, ma non mi sentirei di dire che con questo accordo abbiamo salvato per sempre la Safilo. Così come sarebbe sbagliato pensare – conclude Gregnanin, invocando i consolidam­ento del progetto a livello di distretto lanciato a Longarone il 15 novembre con gli stati generali del settore – che questa sarà l’ultima crisi nel panorama dell’occhialeri­a bellunese».

Anche perché sullo scenario si è aggiunta l’incognita dell’epidemia Covid 19. Per i lavoratori di Safilo questo comporta uno slittament­o di due mesi dei termini per dichiarare gli esodi volontari, per tutto il comparto è un punto di domanda sulle vendite dei prodotti, soprattutt­o il segmento sole, nella prossima estate. La scorsa settimana il gruppo aveva comunicato i risultati per il 2019, con un fatturato netto in leggera crescita rispetto all’anno prima

(+3,1%, a 9,3 milioni), Ebitda di 57,3 milioni contro i 51,8 dell’esercizio precedente, ed una perdita di 4 milioni, quindi più lieve rispetto ai 14 del

2018, benché senza tener conto degli oltre 320 milioni di svalutazio­ni operate sugli asset.

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Cento giorni dopo La protesta di dicembre a Longarone per gli esuberi

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