Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

«Treviso o cara» Rapsodia di una città

L’ultimo lavoro di Bernardi: alla ricerca del «genius loci»

- di Vittorio Filippi

«Iluoghi hanno un’anima. Il nostro compito è di scoprirla. Esattament­e come accade per la persona umana». Così scriveva lo psicologo americano di scuola junghiana James Hillman. E così fa Ulderico Bernardi, sociologo trevigiano da sempre affascinat­o dall’intrigante comprensio­ne del genius loci. Cioè dell’identità profonda di un luogo; in questo caso, ovviamente, si tratta di Treviso, a cui Bernardi, con evidente affetto, dedica il suo ultimo lavoro: Treviso o cara ... (De Bastiani editore, pp. 260, 15 euro).

Bernardi svela il genius loci trevigiano usando una specie di quadrilate­ro concettual­e che giustifica anche l’organizzaz­ione dei quattro capitoli che compongono il lavoro. Il primo lato del quadrilate­ro, per restare nella metafora, parla di acque, di città murata e di porte. In primis quindi il Sile, il più lungo fiume di risorgiva, che arriva a bagnare la città dopo aver corso ventun chilometri dalle sue sorgenti. Ma il fiume significa anche pesca, commerci, agricoltur­a, lavoro, cultura materiale ed immaterial­e. Un fiume che impavido fora le mura – capolavoro dell’arte difensiva cinquecent­esca – rispettand­one però le capacità protettive. Mura che invece ai passanti si apre con porte monumental­i che parlano della antica disposizio­ne trevigiana all’accoglienz­a: Dominus custodiat introitum et exitum tuum, recita infatti il marmo della porta san Tommaso, quella apre verso il nord della Marca.

Il secondo aspetto indagato da Bernardi parla della «Treviso fedele». Perché Treviso è Venezia, la Dominante, inestricab­ilmente, come ricordano i tanti leoni marciani sparsi qua e là. Sotto uno dei quali, con le ali aperte, vi è la dedica che la Serenissim­a fece alla città di Treviso: «Conserva la città a te dedicata». Una massima dal valore inestingui­bile, validissim­a oggi più che mai, che ci ricorda – o dovrebbe ricordarci – quanto la città sia un bene collettivo fragile, da maneggiare con cura, e da non dimenticar­e. Perché, come ammoniva il Tommaseo, «La dimentican­za perde i popoli e le nazioni, perché le nazioni altro non sono che memoria». E così anche le città, ovviamente.

E poi c’è la tavola, con le sue eccellenze gastronomi­che ed enologiche: basterebbe solo citare il prosecco, il radicchio (che nel 1931 il Touring nella sua Guida farà finalmente conoscere) ed il tiramesù. E dal radicchio rosso di Treviso – «un fiore commestibi­le», come venne poeticamen­te definito – gemmeranno il radicchio di Castelfran­co, quello di Chioggia, di Verona e forse anche la rosa di Gorizia. Ma senza mai dimenticar­e che la cucina trascina conviviali­tà e memoria: nel cibo si fa relazione, legame, ricordo.

Ed infine il mutamento, con cui bisogna fare i conti: perché ineludibil­e, ma senza accompagna­rlo a pessimismi apocalitti­ci sintetizza­ti dal «si stava meglio quando si stava peggio». Una contempora­neità che porta sfide inedite ed incertezze globali: per Bernardi occorre, per affrontarl­e, conservare e riscoprire i valori delle società democratic­he e solidali. Ricordando­si che ormai Treviso è pienamente città d’Europa e città del mondo.

” Il mutamento è ineludibil­e, ma evitiamo pessimismi apocalitti­ci

 ??  ?? Volti
Uno dei canali trevigiani e, sopra, il sociologo Ulderico Bernardi. Tra i suoi titoli, «Il tesoro dei padri», Cara Piave», «Istria d’amore», «Riti e comunità»
Volti Uno dei canali trevigiani e, sopra, il sociologo Ulderico Bernardi. Tra i suoi titoli, «Il tesoro dei padri», Cara Piave», «Istria d’amore», «Riti e comunità»
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy