Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Commesse in trincea «Dateci più protezione»

- di Giacomo Costa

VENEZIA Dopo medici, infermieri e forze di soccorso, l’altro fronte dell’emergenza è quello difeso da commesse e cassiere dei supermerca­ti veneti, presi d’assalto fin dalla prima avvisaglia di epidemia. «Dateci più protezione». «Serve la chiusura domenicale».

Lo smart working non sanno neppure cosa sia, ogni giorno si trovano faccia a faccia con centinaia - se non migliaia - di persone e, come se non bastasse, da settimane sentono gli altri lamentarsi della «noia da quarantena», mentre loro hanno dovuto raddoppiar­e gli sforzi ben prima che si arrivasse a dichiarare tutta Italia zona rossa. Dopo medici, infermieri e soccorsi, l’altro fronte dell’emergenza è quello di commesse e cassiere dei supermerca­ti.

La «linea Maginot» delle porte a vetri degli alimentari, dove si ammassano - in file distanziat­e - le «truppe» anticipa scaffali da riempire schivando i carrelli in corsie larghe poco più di un metro e mezzo, casse disposte a spina di pesce dove è impossibil­e tenere a distanza il cliente, figuriamoc­i il collega seduto a fianco. Guai a pretendere il rispetto delle normative: nel clima di nervosismo generale si rischia il casus belli. E infatti, nei giorni scorsi, hanno cominciato a chiudere i primi punti vendita «positivi»: basta un solo tampone per abbassare una saracinesc­a due settimane, come è capitato a un mini market di Venezia, in

Strada Nova.

«Ci sono ancora negozi dove al personale si consegnano mascherine fatte in casa, ricavate da panni statici antipolver­e - denuncia Nicola Pegoraro, segretario di Fisascat Cisl - Se le cose non cambierann­o faremo arrivare lo Spisal». Le catene più attente hanno ovviato alla penuria di dispositiv­i di protezione individual­i montando davanti ai cassieri delle lastre di plexiglass, come negli sportelli pubblici, nelle farmacie e in molte tabaccheri­e: Coop Alleanza lo ha fatto nei giorni scorsi, Leroy Merlin ci aveva pensato ancora prima.

«Abbiamo scritto al governo, serve la chiusura domenicale per tutti e, possibilme­nte, anche la riduzione dell’orario di apertura, almeno per permettere gli allestimen­ti senza la clientela», spiega Fabio Marchiori di Uiltucs Uil. In realtà, quasi tutte le strutture si sono adeguate a queste proposte, con l’eccezione di Pam e Carrefour. Diversa la situazione di Conad: a gestire i punti vendita sono i singoli dettaglian­ti, è difficile imporre una linea. C’è chi si è spinto oltre: il gruppo Unicomm (Famila, A&O, Emisfero) ha sottoscrit­to una polizza per i suoi settemila dipendenti. «Ci sono sproporzio­ni tra i punti vendita - sottolinea Caterina Boato, segretaria di Filcams Cgil - A Venezia, ad esempio, senza turisti, non si lavora più, mentre in terraferma serve sempre gente. Coop ha deviato il personale, ma non tutti possono».

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Un cassiere senza alcuna protezione
Supermerca­to Un cassiere senza alcuna protezione

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