Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Le aziende si fermano Electrolux e Benetton in cassa integrazione
VENEZIA Electrolux Susegana comunica ai lavoratori che sarà applicata la cassa integrazione fino a tutti i 1.071 dipendenti in produzione, a seconda delle necessità, escludendo i 150 oggi in smart working. E la Cig, oltre a moltissime altre piccole realtà, è la soluzione che scelgono per necessità anche diversi altri gruppi di nome, a cominciare da Benetton per finire con Stiga. Per l’etichetta dell’elettrodomestico, la lettera arrivata alle Rsu Susegana dice che lunedì e martedì prossimi l’impianto sarà fermo mentre nei giorni seguenti si adotterà l’orario ridotto a sei ore (compensando le rimanenti due con la Cig) in modo da poter evitare il servizio mensa.
La posizione che l’azienda ha giustificato come volontà giunta direttamente dal quartier generale di Stoccolma è stata contestata dai sindacati. «Il mercato è in flessione – è il punto di vista di Augustin Breda, Rsu Fiom – sarebbe più prudente per tutti tenere chiusa la fabbrica per due settimane e ripartire a regime in seguito, essendoci tutte le condizioni per recuperare velocemente la produzione mancante». Un’opinione diversa arriva però da Antonio Bianchin, segreteria regionale Fim Cisl, secondo cui è preferibile usare con moderazione gli ammortizzatori sociali perché il budget messo a disposizione dal governo non è infinito: «Come per il personale sanitario – aggiunge Bianchin – è giusto riconoscere il merito anche di chi si reca nelle fabbriche per consentire al tessuto produttivo veneto di continuare a pulsare».
Non pare incline a centellinare l’ammortizzatore però Benetton che la spalma su tutti gli addetti esclusi dal lavoro a distanza e senza interruzioni fino al 17 aprile riservandosi di esaurire il resto delle nove settimane in opzione da lì al 30 agosto. Per i lavoratori dei negozi per il momento si usano le ferie perché non pare ancora chiaro cosa preveda lì il «Cura Italia».
La Stiga di Castelfranco Veneto, filiale della multinazionale dei trattorini rasaerba, sarà a sua volta in Cig fino al 27 marzo perché almeno una dozzina di fornitori di componenti, tutti italiani e nel raggio di 300 chilometri, non riescono a rispettare le consegne. La Prima Sole di Oderzo, specializzata in parti per auto, patisce per la chiusura, totale e parziale, delle case del Nord Europa, a corto di rifornimenti di fronte ad un mercato vicino al congelamento.
La flessibilità negativa è la leva per dimezzare le operazioni allo stabilimento produttivo De’ Longhi di Carbonera (Treviso), impianto sostenuto in via prevalente dagli ordinativi di macchine da caffè del suo primo cliente, Amazon, unico player trasversale a tutti i mercati del mondo. Nel contempo si lavora per distanziare le linee di montaggio, installate in più punti a 90 centimetri l’una dall’altra e dunque per una spanna non rientranti nelle nuove regole.
Il Coronavirus produce effetti imprevisti appena due settimane fa all’interno di Safilo, colosso dell’occhialeria che ha firmato al Mise l’intesa con i sindacati per gestire il piano di ristrutturazione. Appena chiusa l’assemblea del 5 marzo, quando a Longarone fu approvato lo schema che prevede contratti di solidarietà e incentivi all’esodo volontario, almeno una cinquantina di dipendenti, per lo più giovani, avevano dichiarato di accettare di buon grado il premio per lasciare subito l’azienda. Segno, si può presumere, di opportunità di reimpiego. Ma oggi i ripensamenti sono molti e la scelta di firmare si fa difficile. Il parterre delle realtà minori si sono in larga misura fermate.
Rientro E alla Safilo i disposti ad uscire rivedono la disponibilità a farlo