Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
La fiducia, la paura e la politica degli annunci
Oltre tre cittadini su quattro valutano positivamente l’operato della Protezione Civile e due su tre valutano positivamente quello della propria Regione o Comune di residenza. Certo, c’è ancora una minoranza diffidente, poco informata e che tende a minimizzare la portata della minaccia, ed è su questa parte del pubblico che andrebbero concentrati tanto gli sforzi comunicativi quanto la vigilanza sul territorio. In generale, però, un obiettivo fondamentale è mantenere salda questa fiducia e se possibile alimentarla ulteriormente. A questo scopo non giova certamente una «politica degli annunci» in cui ogni potenziale decisione è preceduta da ipotesi, valutazioni e perfino minacce e poi comunicata senza la necessaria chiarezza. Lo si vede in questi giorni con il Decreto del Presidente del Consiglio che sospende le attività produttive «ad eccezione di quelle essenziali». Annunciato a tarda sera su Facebook (!), ha lasciato durante il fine settimana nell’incertezza migliaia di aziende e lavoratori e continua a lasciare ampi margini di ambiguità su quali siano precisamente le attività funzionali alle filiere produttive essenziali (ambiguità che dovrebbe essere risolta, secondo il decreto, dai Prefetti). Stesso discorso vale per la riduzione delle corse dei mezzi pubblici o degli orari di apertura dei supermercati. Se si è ragionevolmente certi che serva a mantenere le distanze tra le persone (e non rischi invece di aumentare l’affollamento), va stabilito in modo chiaro e possibilmente uniforme. Altrimenti si rischia di provocare preoccupazione, sfiducia e perfino assalti ai supermercati. Abbiamo già visto quello che è successo quando la limitazione dei movimenti è stata incautamente annunciata in anticipo, provocando massicci spostamenti da Nord a Sud. Anche il rimpallo di competenze tra enti locali e nazionali genera confusione tra i cittadini. Se ulteriori misure restrittive sugli spostamenti sono prerogativa degli enti locali, le si metta in atto, possibilmente in modo coordinato. Se può farlo solo lo Stato, glielo si chieda per le vie istituzionali e non davanti alle telecamere. Infine, attenzione ai messaggi fondati sulla paura, quello che tecnicamente si chiama «fear arousing appeal»: ad esempio, mostrare immagini strazianti di malati o cortei funebri per indurre a comportamenti più prudenti. Centinaia di studi sulla comunicazione del rischio ci dicono che è un’arma da utilizzare con saggezza e moderazione. In sostanza, funziona «a piccole dosi» ma se si esagera c’è il rischio che le persone si voltino dall’altra parte. L’indifferenza con cui i fumatori continuano a comprare pacchetti di sigarette con immagini spaventose ne è purtroppo la conferma. Nel lungo periodo, e purtroppo l’orizzonte che ci si prospetta è di lungo periodo, solo la fiducia può sostenere decisioni difficili da parte delle istituzioni e sacrifici da parte dei cittadini.