Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Niente chiusura per più di 2000 aziende, le sigle: è intollerabile
VICENZA Oltre duemila aziende che manterranno aperti i capannoni e accesi gli impianti, nonostante i blocchi del governo e perché legati alle filiere di beni e servizi considerati «necessari». Ma piovono le critiche dei sindacati, che definiscono «intollerabile» la richiesta di un numero tale di imprese, chiedendo «verifiche puntuali per evitare raggiri dei divieti». Il tema del lavoro, ai tempi delle limitazioni legate al contenimento del coronavirus, diventa bollente. Oggi entra in vigore lo stop alle attività produttive considerate «non necessarie» da parte del governo e alla mezzanotte di ieri è scaduto il termine per la presentazione delle autocertificazioni da parte di quelle aziende che, seppure non incluse in quei settori, chiedono di poter mantenere accesi gli impianti in deroga, in quanto legati alle filiere di produzione di beni e servizi indispensabili. In prefettura sono giunte le richieste da parte di 2.200 aziende vicentine, di cui 4 legate al settore (consentito) «aerospaziale, difesa e rilevanza strategica», mentre poco meno di una trentina sono le aziende che dovranno integrare nuovi documenti alla propria richiesta. È facoltà del prefetto sospendere l’autorizzazione all’apertura degli impianti e per verificare le varie situazioni Palazzo Volpe ha demandato una serie di controlli tramite visure camerali e con il lavoro degli agenti della Guardia di finanza e dei vigili del fuoco. A questi ultimi, in modo particolare, spetterà controllare i documenti delle imprese che dichiarano che l’interruzione del ciclo continuo di produzione potrebbe provocare il rischio di incidenti gravi. Ma il fronte dei sindacati nel Vicentino è compatto nel condannare la mole di domande arrivata in prefettura: «La salute viene prima del profitto. È intollerabile la richiesta di migliaia di imprese di continuare a lavorare in deroga». Cgil, Cisl e Uil chiedono verifiche puntuali sulle varie richieste «per individuare e respingere quelle avanzate per raggirare il divieto». Secondo le sigle infatti varie delle richieste hanno motivazioni discutibili, al limite dell’illegalità. I sindacati chiedono inoltre di «autorizzare solo quei casi eccezionali nei quali l’attività sia veramente indispensabile per garantire beni o servizi essenziali per la collettività». (g.m.c. e a.a.)