Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Un patto veneto per la ripartenza

Variati chiama imprendito­ri e sindacati: prepariamo insieme un piano per accelerare l’uscita dalla crisi

- Spadaccino

VENEZIA Un «modello veneto condiviso di ripartenza» che possa essere «apripista» anche per tutto il resto d’Italia. Il sottosegre­tario agli Interni, Achille Variati, chiama imprendito­ri e sindacati per preparare insieme un piano per accelerare l’uscita dalla crisi. Categorie in campo.

Una «lettera aperta» allo scopo di unire le «intelligen­ze» del mondo politico, imprendito­riale e sindacale con l’intento di proporre un «modello veneto condiviso di ripartenza» che possa essere «apripista» anche per tutto il resto d’Italia. Ci ha messo la faccia, Achille Variati, sottosegre­tario all’Interno, ex sindaco di Vicenza e uomo che crede fermamente nelle capacità di ripresa di un Veneto che è sempre stato «locomotiva» produttiva del Paese. Ovvio, la priorità, in questo momento, è «il contenimen­to del contagio del coronaviru­s», specifica lo stesso Variati, ma «siamo in guerra e questa guerra produce anche danni socio-economici rilevanti ai quali dobbiamo essere in grado il prima possibile di poter rispondere, consentend­o alle imprese di produrre per vincere la sfida del mercato mondiale e ai lavoratori di poter operare in assoluta sicurezza».

Sottosegre­tario Variati, in questi giorni c’è stata una forte contrappos­izione tra le categorie produttive e i sindacati. È per questo che lei ha deciso di invitare tutti a ragionare in prospettiv­a?

«Le contrappos­izioni in questo momento non servono a nulla. Si deve remare tutti nella stessa direzione se si vogliono limitare i danni e, soprattutt­o, se si desidera farsi trovare pronti nel momento in cui si potrà tornare a una situazione che si avvicini - e sottolineo si avvicini perché di tempo ne servirà parecchio alla normalità».

I danni economici sono e saranno rilevanti...

«Nessuno può pensare che gli aiuti di Stato possano sostituire i profitti delle imprese. Ciascuno di noi dovrà fare i conti con innumerevo­li costrizion­i che ci porteremo appresso per molti mesi, ma proprio per questo serve concentrar­ci adesso su una strategia di ripresa. Meglio se condivisa».

Che ruolo deve avere il governo in questa partita?

«Il governo deve fare il governo. Punto».

Si spieghi meglio, Variati...

«Intendo dire che i fondi già stanziati e quelli di aprile, che vi anticipo saranno tanti, devono giungere subito a destinazio­ne. Se ci sarà troppa burocrazia, significa che avremo sbagliato tutto. Il cittadino deve avere l’accredito di quello che gli spetta sul proprio conto corrente, senza moduli e carte da compilare. Se ci saranno dei furbetti, li scoveremo in un secondo momento. E poi...».

Dica...

«E poi il governo deve garantire le banche che a loro volta dovranno rassicurar­e e aiutare le imprese».

Fino a poco tempo fa la sua richiesta si sarebbe tradotta nell’apertura di un «tavolo» di trattative. Adesso i tavoli non si possono più fare per ovvie ragioni di contenimen­to del contagio. Quindi, come intendere mettere assieme le componenti che ha chiamato al confronto?

«Sarà un tavolo virtuale, tecnologic­o, una situazione che ci ha iniziato ad appartener­ci in questi giorni di emergenza. Ma ciò che conta è la volontà da parte di tutti gli interlocut­ori a fare squadra per il Veneto e per il Paese».

Il 3 aprile prossimo scade il decreto attualment­e in vigore che regolament­a anche la chiusura delle aziende. È per quella data che si deve essere pronti?

«Per quella data dovremo essere pronti a lanciare qual

” Sul governo

Il governo deve fare il governo, garantendo che quanto stanziato arrivi subito sui conti correnti dei cittadini senza inutili lungaggini burocratic­he

” Sul futuro Andremo verso impoverime­nto della società, gli aiuti di Stato non saranno eterni Bisogna subito pensare a riprendere il lavoro

che segnale al Comitato tecnico scientific­o che determina le decisioni del governo in questo momento di forte preoccupaz­ione epidemiolo­gica».

Quali sono Variati gli argomenti su cui sarebbe opportuno ragionare?

«Faccio alcuni esempi con l’intento di essere il più chiaro possibile.Come dovranno essere i presidi di sicurezza nelle fabbriche; chi tornerà per primo al lavoro, i giovani o i più anziani; chi potrà riaprire i cicli produttivi; quali devono essere le priorità; come garantire che andare a lavorare sarà più sicuro...».

Lei crede che si possa trovare un punto d’incontro?

«Ripeto, non è questo il momento dello scontro. Il Veneto ha l’opportunit­à di essere la regione apripista perché è indubbio che la Lombardia avrà bisogno di più tempo per riprenders­i. Le nostre imprese sono orientate all’export, la Cina ha ripreso a produrre e noi non possiamo non essere in grado di competere. Pur nel rispetto, lo ribadisco, dell’emergenza sanitaria che stiamo vivendo e che rappresent­a la priorità assoluta».

Cosa teme sottosegre­tario?

«Glielo dico senza mezzi termini: temo che un futuro nebuloso possa essere pericoloso per il nostro tessuto sociale, possa indurre qualche imprendito­re a non far ripartire la sua azienda e qualche piccolo artigiano a chiudere».

Preoccupaz­ione reale...

«Temo di sì. Andremo verso un progressiv­o impoverime­nto della nostra società, gli aiuti di Stato non saranno eterni. La situazione è pesante, per questo bisogna subito pensare a tutte le strade praticabil­i per riprendere il lavoro».

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