Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Oltre duemila contagi, Nas nelle case di riposo
Blitz dei carabinieri negli istituti veneti. Sotto la lente le procedure interne a tutela degli ospiti. Non è stata rilevata alcuna irregolarità. Sono 75, finora, le vittime
VENEZIA Secondo l’ultimo report della Regione su 183 case di riposo esaminate nelle sette province, per un totale di 23.301 ospiti e 21.036 operatori, risultano contagiati 1508 degenti e 805 dipendenti. Un focolaio del coronavirus che ha già ucciso 75 anziani. Da Treviso a Padova, ispezioni dei Nas nelle strutture venete.
Blitz dei carabinieri del Nas nelle case di riposo del Veneto, diventate un vero focolaio del coronavirus Covid-19, che finora ha ucciso 75 anziani. Secondo l’ultimo report della Regione su 183 strutture esaminate — per un totale di 23.301 ospiti e 21.036 operatori — risultano contagiati 1508 degenti (143 dei quali trasferiti in ospedale) e 805 dipendenti. Ieri dunque il Nas di Padova, competente anche per le province di Rovigo, Vicenza e Verona, ha ispezionato le residenze per anziani di Montagnana, Selvazzano, Pontelongo e l’Ira del capoluogo, non rilevando irregolarità. Lo screening non parte da denunce nè segnalazioni o esposti, ma dalla volontà del «braccio armato» del ministero della Salute di controllare l’organizzazione interna a tutela degli ospiti, cioè l’isolamento dei contagiati, il rispetto delle procedure imposte da governo e Regione, l’uso di mascherine e guanti da parte dei degenti e del personale, oltre a eventuali problematiche. Le ispezioni continueranno secondo una lista che coinvolge le quattro province di competenza.
Sono invece partite a fine febbraio a Treviso, Venezia e Belluno da parte del Nas della Marca, che sta controllando anche ospedali e cliniche private. Sotto la lente la disponibilità e l’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale, la documentazione relativa al loro acquisto e relativa spedizione, la modalità di gestione dei soggetti positivi al Covid-19, l’osservanza dei protocolli ministeriali. Anche in questo caso situazioni anomale non ne sono ancora emerse.
Intanto ogni Usl ha nominato un igienista e un infettivologo responsabili della redazione di un Piano di sanità pubblica per la gestione del rischio nelle case di riposo, che prevede tamponi e test rapidi a ospiti e dipendenti e netta separazione degli infetti dal resto dei degenti. Dove ciò non sia possibile per mancanza di spazi, i direttori generali possono concentrare i contagiati in un’unica struttura del territorio e trasferire i negativi al tampone in altre o negli ospedali di comunità, che accolgono già 149 pazienti. I piani dovevano essere depositati in Regione entro il 7 aprile. I primi risultati parlano di 17.980 tamponi eseguiti, ma lo screening sarà completato lunedì, e di alcune prescrizioni preparate dai dg per trasferire altrove anziani negativi al coronavirus. «Sono arrivati quasi tutti i piani, li stiamo valutando — conferma Manuela Lanzarin, assessore alla Sanità — in alcune case di riposo il virus non è proprio entrato, in altre sì e in modo significativo, contagiando degenti e personale, soprattutto operatori sociosanitari, e mettendo così a dura prova il sistema. Stiamo cercando di fare nuove assunzioni, con i bandi lanciati dalle Usl anche per reclutare personale ospedaliero o in pensione, attraverso le cooperative sociali e il privato. Quanto alla gestione dei casi confermati, se un dipendente risulta infetto va a casa in quarantena, se lo è un ospite, viene isolato. Gli anziani più gravi sono stati ricoverati in ospedale, gli altri cerchiamo di gestirli all’interno delle stesse residenze—aggiunge Lanza rin—con leéquipemul ti specialistiche delleUslec on le nuove Unità speciali di continuità assistenziale volute dal ministero, una ogni 50mila abitanti, in appoggio ai medici di famiglia. Vanno a somministrare i farmaci in sperimentazione a casa dei malati e nelle case di riposo: ne abbiamo già venti». Sono composte da Guardie mediche, neolaureati, dottori abilitati e specializzandi: all’avviso pubblico di Azienda Zero se ne sono presentati
402.
«Nelle realtà più colpite (come a Merlara, all’Ipab di Vicenza o a Villa Bartolomea, ndr) il
30% degli anziani e il 10% degli operatori si sono ammalati — rivela il governatore Luca Zaia —. Bisogna capire come entra il virus, visto che abbiamo vietato le visite da un mese. Una residenza ha addirittura un blocco con il 100% di infetti e l’altro a zero contagi. Va appurato se sia stato il sistema di condizionamento a diffondere l’infezione o se magari abbiano avuto un ruolo i dipendenti che vanno e vengono». Le stesse misure valgono per le comunità alloggio da 8 posti letto e le residenze per i disabili.
Tra le realtà più colpite Merlara con il 30% degli ospiti e il 10% degli operatori infettati