Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Oltre duemila contagi, Nas nelle case di riposo

Blitz dei carabinier­i negli istituti veneti. Sotto la lente le procedure interne a tutela degli ospiti. Non è stata rilevata alcuna irregolari­tà. Sono 75, finora, le vittime

- Michela Nicolussi Moro

VENEZIA Secondo l’ultimo report della Regione su 183 case di riposo esaminate nelle sette province, per un totale di 23.301 ospiti e 21.036 operatori, risultano contagiati 1508 degenti e 805 dipendenti. Un focolaio del coronaviru­s che ha già ucciso 75 anziani. Da Treviso a Padova, ispezioni dei Nas nelle strutture venete.

Blitz dei carabinier­i del Nas nelle case di riposo del Veneto, diventate un vero focolaio del coronaviru­s Covid-19, che finora ha ucciso 75 anziani. Secondo l’ultimo report della Regione su 183 strutture esaminate — per un totale di 23.301 ospiti e 21.036 operatori — risultano contagiati 1508 degenti (143 dei quali trasferiti in ospedale) e 805 dipendenti. Ieri dunque il Nas di Padova, competente anche per le province di Rovigo, Vicenza e Verona, ha ispezionat­o le residenze per anziani di Montagnana, Selvazzano, Pontelongo e l’Ira del capoluogo, non rilevando irregolari­tà. Lo screening non parte da denunce nè segnalazio­ni o esposti, ma dalla volontà del «braccio armato» del ministero della Salute di controllar­e l’organizzaz­ione interna a tutela degli ospiti, cioè l’isolamento dei contagiati, il rispetto delle procedure imposte da governo e Regione, l’uso di mascherine e guanti da parte dei degenti e del personale, oltre a eventuali problemati­che. Le ispezioni continuera­nno secondo una lista che coinvolge le quattro province di competenza.

Sono invece partite a fine febbraio a Treviso, Venezia e Belluno da parte del Nas della Marca, che sta controllan­do anche ospedali e cliniche private. Sotto la lente la disponibil­ità e l’utilizzo dei dispositiv­i di protezione individual­e, la documentaz­ione relativa al loro acquisto e relativa spedizione, la modalità di gestione dei soggetti positivi al Covid-19, l’osservanza dei protocolli ministeria­li. Anche in questo caso situazioni anomale non ne sono ancora emerse.

Intanto ogni Usl ha nominato un igienista e un infettivol­ogo responsabi­li della redazione di un Piano di sanità pubblica per la gestione del rischio nelle case di riposo, che prevede tamponi e test rapidi a ospiti e dipendenti e netta separazion­e degli infetti dal resto dei degenti. Dove ciò non sia possibile per mancanza di spazi, i direttori generali possono concentrar­e i contagiati in un’unica struttura del territorio e trasferire i negativi al tampone in altre o negli ospedali di comunità, che accolgono già 149 pazienti. I piani dovevano essere depositati in Regione entro il 7 aprile. I primi risultati parlano di 17.980 tamponi eseguiti, ma lo screening sarà completato lunedì, e di alcune prescrizio­ni preparate dai dg per trasferire altrove anziani negativi al coronaviru­s. «Sono arrivati quasi tutti i piani, li stiamo valutando — conferma Manuela Lanzarin, assessore alla Sanità — in alcune case di riposo il virus non è proprio entrato, in altre sì e in modo significat­ivo, contagiand­o degenti e personale, soprattutt­o operatori sociosanit­ari, e mettendo così a dura prova il sistema. Stiamo cercando di fare nuove assunzioni, con i bandi lanciati dalle Usl anche per reclutare personale ospedalier­o o in pensione, attraverso le cooperativ­e sociali e il privato. Quanto alla gestione dei casi confermati, se un dipendente risulta infetto va a casa in quarantena, se lo è un ospite, viene isolato. Gli anziani più gravi sono stati ricoverati in ospedale, gli altri cerchiamo di gestirli all’interno delle stesse residenze—aggiunge Lanza rin—con leéquipemu­l ti specialist­iche delleUslec on le nuove Unità speciali di continuità assistenzi­ale volute dal ministero, una ogni 50mila abitanti, in appoggio ai medici di famiglia. Vanno a somministr­are i farmaci in sperimenta­zione a casa dei malati e nelle case di riposo: ne abbiamo già venti». Sono composte da Guardie mediche, neolaureat­i, dottori abilitati e specializz­andi: all’avviso pubblico di Azienda Zero se ne sono presentati

402.

«Nelle realtà più colpite (come a Merlara, all’Ipab di Vicenza o a Villa Bartolomea, ndr) il

30% degli anziani e il 10% degli operatori si sono ammalati — rivela il governator­e Luca Zaia —. Bisogna capire come entra il virus, visto che abbiamo vietato le visite da un mese. Una residenza ha addirittur­a un blocco con il 100% di infetti e l’altro a zero contagi. Va appurato se sia stato il sistema di condiziona­mento a diffondere l’infezione o se magari abbiano avuto un ruolo i dipendenti che vanno e vengono». Le stesse misure valgono per le comunità alloggio da 8 posti letto e le residenze per i disabili.

Tra le realtà più colpite Merlara con il 30% degli ospiti e il 10% degli operatori infettati

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 ??  ?? Case di riposo In alto, la residenza Monte Crocetta, ipab di Vicenza; sotto, l’Istituto Configliac­hi di Padova, sono due tra le realtà controllat­e
Case di riposo In alto, la residenza Monte Crocetta, ipab di Vicenza; sotto, l’Istituto Configliac­hi di Padova, sono due tra le realtà controllat­e
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